Puntati gli occhi e aperte le orecchie venerdì 18 e sabato 19 sul tradizionale (quest’anno era la 17ª edizione) del forum di Confcommercio a Cernobbio (Co). Due i temi portanti affrontati: venerdì le prospettive economiche del Paese; sabato il turismo sullo scenario internazionale. Una conclusione? Confcommercio ci crede davvero: quest'anno possiamo aspettarci un aumento del Pil dell'1,6%, ma dobbiamo lottare contro l'illegalità e le enormi spese burocratiche da una parte, dall'altra sostenere il turismo, ché, con l'immenso patrimonio artistico-culturale e naturale che possediamo, dev'essere primo motore di un'economia ancora troppo debole.

Nella foto: Carlo Sangalli
Le parole di Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, esprimono esaustivamente i temi-pilastri “all’ordine del giorno”. Per la situazione economica e le prospettive a riguardo, tanta determinazione e un cauto senso di ottimismo trapelano dal suo discorso: dopo una crescita non sufficiente, quella del 2015, che più che una crescita è un segnale di ripresa, un segnale pari ad uno 0,8% del Pil - quando almeno un punto percentuale, intero, lo si poteva anche raggiungere - non rimane che investire appieno sul 2016.

Nella foto: Angelino Alfano
E per il 2016 «va bene il cortisone di Draghi - dice Sangalli - e meno male che c'è, ma abbiamo bisogno di terapie specifiche che dipendono solo da noi». Qui la decisione, per prima, che cede il passo comunque a buoni auspici, quelli di Confcommercio. «Abbiamo tutte le carte in regola - continua il presidente - per trasformare nei prossimi mesi questa ripresa in una crescita concreta e diffusa» verso un «possibile scatto in avanti lungo la strada delle riforme, del taglio alla spesa pubblica improduttiva, della riduzione degli eccessi di burocrazia, della riduzione delle imposte: sono queste le condizioni del nostro moderato ottimismo che ci portano a prevedere un Pil a +1,6% per il 2016». Tante le riforme da attuare, tante le spese da tagliare, tante le illegalità da combattere, ma altrettanto grande l’investimento da fare sul settore italiano per eccellenza: il turismo. A parlare del pilastro del Belpaese all’interno dell’ampio quadro internazionale di “gente che va, gente che viene” un buon numero di politici che, insieme, il governo italiano lo rappresentano bene.

Nella foto: Paolo Gentiloni
Un ministero degli Interni forte, nelle parole di Angelino Alfano, come priorità vede l’imposizione di una legalità assoluta al fine di avvantaggiare il commercio. «Per sviluppare il Mezzogiorno - spiega Alfano - il primo pilastro è la legalità: l'obiettivo del governo è quello di combattere la criminalità con confische di beni e soldi alla malavita. Possiamo fare tanti progetti, e studiare incentivi ma la prima cosa che dobbiamo fare per il Sud è liberare gli imprenditori dalla paura». Il suo discorso lo prosegue in linea tematica Paolo Gentiloni, Affari esteri, spostandosi però dall'altra parte del mondo: «Abbiamo da giocare la sfida digitale che è fondamentale per il nostro Paese e deve essere compiuta prima di tutto in Cina».

Nella foto: Maurizio Martina
Il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, di competenza, unisce la buona strada che il turismo ha preso al punto di svolta iniziato con Expo, attraverso una «connessione profonda tra il meglio dell’enogastronomia e lo sviluppo virtuoso del territorio». E se l'enogastronomia sazia i palati dei turisti, alla loro fame di conoscenza ci pensa Dario Franceschini, ministero dei Beni culturali, «puntando sul connubio turismo-cultura, che sta funzionando. Abbiamo cercato di recuperare il ritardo accumulato negli ultimi anni e ora finalmente vediamo i risultati: il bilancio del turismo è aumentato del 27% e c’è l’impegno di tutto il governo a far diventare il turismo centrale».

Nella foto: Dario Franceschini
In effetti la strada presa è buona, successi se ne sono ottenuti: Gli arrivi in Italia tra 2001 e 2015 sono aumentati del 50%, raggiungendo quota 53 milioni. E questa è un’ottima performance, tanto più se si considera che «il turismo è l’unico settore - nota il presidente di Confturismo, Luca Patanè - che continua a crescere ovunque. L’Italia manterrà infatti un tasso di crescita degli arrivi internazionali intorno al 3,5%». Ovviamente, come ogni cosa, ad un primo sguardo positivo, c'è una realtà dei fatti che qualcosa di negativo lo porta con sè: la permanenza media è scesa da 4,1 a 3,6 giorni, la spesa pro capite reale da 1.035 a 670 euro. Si parla di 38 miliardi di entrate valutarie perse.

Nella foto: Susanna Camusso
Qualcosa non va: «abbiamo un patrimonio naturale e artistico straordinario, eppure non riusciamo a far crescere il turismo» dice la Camusso della Cgil. Come mai? Perché non lo diciamo a nessuno. Per meglio dire, stiamo qui seduti ad aspettare che le nostre eccellenze si promuovano da sole. Un esempio chiaro viene dalle parole di Ekaterina Bashkirtseva, in rappresentanza del turismo russo, la quale è si convinta che l'Italia sia «la numero uno», eppure non esita ad additarla come causa prima del crollo degli arrivi russi nelle sue città e lungo le sue coste, e la causa è proprio una mancanza di promozione delle potenzialità artistico-culturali e naturali che può vantare. «La Grecia - spiega Bashkirtseva, direttrice di uno dei maggiori tour operator russi - la Spagna, persino la Bulgaria ci propongono sconti, ci agevolano sui visti, si promuovono», noi no. Adesso è il momento di cambiare le cose.