Il pranzo di Natale è indubbiamente il più familiare nel corso delle ricorrenze annuali. Come sempre, in Italia, a causa delle profonde differenze nella tradizione regionale, esistono molteplici espressioni della parte gastronomica natalizia e, specie nelle regioni del Sud, viene data grande importanza alla preparazione del pranzo della Vigilia.

L’argomento è molto legato a questioni di carattere religioso e, dove la religiosità è più accentuata, maggiore importanza viene data al pranzo della Vigilia, che deve essere assolutamente “di magro”. In questi casi, nonostante il titolo dedicato alla penitenza, particolare cura è attribuita alla preparazione del pesce. Infatti, mentre apparentemente può sembrare che un pranzo di magro debba essere frugale e castigato, in certe zone, specie nel Sud, diviene in realtà il vero e proprio pranzo di Natale. Per cui, chi volesse adeguarsi a questo tipo di usanza (magari perché nel giorno di Natale è in viaggio o invitato da altri, oppure in montagna a sciare), potrà tenere valide le stesse indicazioni.
Vediamo dunque di sintetizzare in diversi punti ciò che rappresenta una specie di regolamento per la buona riuscita della festa: scelta del menu, acquisti degli ingredienti necessari, preparazione e decorazione della tavola, realizzazione del menu.
La scelta del menu è indicata al primo posto poiché è indispensabile, una volta stabilita la sequenza delle portate, provvedere all’acquisto delle materie prime prenotando per tempo gli ingredienti, che generalmente, in questo periodo, possono diventano introvabili se acquistati all’ultimo momento. Trattandosi di un pranzo e di un’occasione così importante, è bene considerare almeno quattro/cinque portate.
Particolare cura deve essere dedicata alla presentazione dei piatti, per cui, una volta tanto, si potranno scegliere ingredienti anche più costosi e poco frequenti durante l’anno. Conviene ricordare che ingredienti come capitone, tacchino, cappone debbono essere prenotati in pescheria o dal pollivendolo con un certo anticipo sulla data di preparazione, per evitare di trovarsi all’ultimo momento senza ingredienti di tale importanza e dover ricorrere al pollo o a pesci alternativi.
Dovendo realizzare un menu completo è bene prevedere:
- stuzzichini da servire con l’aperitivo (almeno tre);
- uno o due piatti d’apertura (nel caso si tratti di due piatti, il primo freddo e il secondo caldo);
- un primo piatto;
- due secondi, pesce e carne, e quest’ultima con almeno due contorni di verdura;
- un dessert costituito da un dolce al cucchiaio;
- dopo una pausa, di almeno 30 minuti, con il caffè offrire una fetta del dolce tradizionale della regione in cui ci si trova.
Tuttavia, quanto indicato sopra potrebbe risultare gravoso per il capo famiglia, sia dal punto di vista economico, sia da quello organizzativo e di realizzazione. E allora, come ottenere gli stessi risultati con minore fatica? La soluzione è più semplice di quanto si creda. Da alcuni anni è in atto una sorta di “delega familiare” al ristorante di fiducia, trasferendo a chef e maître tutte le indicazioni utili e previste dalla tradizione per la festa natalizia in famiglia, compreso il menu e, addirittura, le ricette di famiglia da realizzare.
I vantaggi sono significativi:
- come vuole la tradizione, tutta la famiglia sarà riunita intorno alla tavola e degusterà le varie portate contemporaneamente;
- il servizio sarà inappuntabile, sia per i piatti sia per i vini o bevande;
- i piatti saranno realizzati bene e nelle dosi corrette senza il consueto “magazzino degli avanzi da riciclare nei giorni successivi”;
- nessuno dovrà sparecchiare e ripulire gli ambienti;
- forse (e non è improbabile) il costo finale sarà più moderato rispetto alle spese che la famiglia avrebbe affrontato direttamente.