Nel mondo della cucina professionale, il Bocuse d’Or, campionato mondiale dei cuochi, è l’equivalente culinario dei giochi Olimpici. Al posto dei cerchi colorati, cappelli e pentole, e i cuochi di tutto il mondo si preparano proprio come degli atleti. Cosa serve per vincere? Una buona dose di disciplina, qualche cucchiaio di rigore, un pizzico di estro e competitività q.b.
E se i giochi Olimpici possono vantare una storia millenaria anche il Bocuse d’Or ha una lunga storia ormai trentennale. E come ogni storia di successo ebbe inizio un po’ per caso. Era il 1983 quando il Salon des métiers de Bouche (in seguito ribattezzato Salon international de la restauration de l’hôtellerie et de l’alimentation - Sirha) ospitò a Lione una “mostra organizzata da professionisti per i professionisti”.
Paul Bocuse, presidente onorario di quella manifestazione e del premio che prese il suo nome, ripensò, da visionario, già allora in chiave “social”, il concorso culinario che si svolgeva durante la fiera: per la prima volta la preparazione di tutti i piatti della competizione avveniva di fronte al pubblico. Nessun concorso fino ad allora vedeva gli artisti della cucina esibirsi en plein air, nessuno di loro aveva mai realizzato una performance live. La sfida di fondo era di appassionare il grande pubblico gourmet regalandogli qualcosa di mai visto: l’armoniosa realizzazione di un piatto.
Il pubblico diventa tifoseria
Critici, addetti ai lavori, giornalisti enogastronomici ma poi anche appassionati, food blogger, influencer. Il pubblico del Bocuse d’Or si è più volte trasformato. Ma la vera e propria rivoluzione è datata 1997, quando dagli spalti tra i supporter del candidato messicano apparvero band di mariachi, sirene, campanacci, applausi e urla. Il tutto segnava l’inizio di una nuova tradizione: un pubblico rumoroso, la presenza delle tifoserie. E dieci anni dopo i flash dei telefoni cellulari hanno sostituito quelli dei fotografi: il concorso, ma in realtà la cucina tutta, viveva una nuova dimensione, quella dei social media.
Alla conquista del mondo Bocuse d’Or: le tappe che precedono la finale
Arrivare a conquistare la statuina d’oro che ritrae il fondatore del prestigioso premio vuol dire superare diverse prove, conquistare la giuria, affascinare il pubblico. Il format di qualifica ha visto cambiamenti nel corso degli anni; l’ultimo aggiornamento del regolamento è arrivato nel 2009. 24 paesi competono nelle finali: i primi 12 finalisti provengono dal Bocuse d’Or Europa in cui si sfidano 20 nazioni; altri 4 finalisti giungono dal Bocuse d’Or Asia qualificandosi tra 12 nazioni; anche i 3 finalisti del concorso Copa Azteca latinoamericano arrivano da una sfida a 12 nazioni, 3 partecipanti sono scelti dal resto del mondo, e infine 2 wild card.
A scendere in campo per contendersi il titolo mondiale non una vera e propria nazionale. La selezione italiana, che porterà ad eleggere lo chef ambassador della cucina tricolore prima a Budapest per la selezione europea in cui si confronterà con i 20 compagni del vecchio continente, per arrivare poi a Lione a gennaio del prossimo anno è composta da Marco Acquaroli, Lorenzo Alessio, Riccardo Bassetti, Debora Fantini, Francesco Gotti, Daniele Lippi, Giovanni Lorusso, Michelangelo Mammoliti, Leonardo Marongiu, Stefano Paganini, Giuseppe Raciti, Andrea Alfieri.
L’arena sarà il Teatro sociale “G. Busca” (Piazza Vittorio Veneto 3) ad Alba (Cn). Nessuna forchetta impugnata - è una prestigiosa competizione e non uno showcooking - ma occhi puntati all’isola degli chef, dove sono stati allestiti i 4 box di gara completamente attrezzati dagli strumenti di cottura di Pentole Agnelli e collegati in diretta video con l’interno del teatro.
Numeri da record
E se ad Alba è tutto pronto, è bene fare un passo indietro e dare qualche dato su queste Chef-Olimpiadi. Il primo Bocuse d’Or è stato organizzato nel 1987. Con questa edizione, la numero 17, si festeggia il 30° anno di prestigio. Fino ad oggi una sola donna ha vinto la statuetta d’oro: era il 1989 e sul gradino più alto del podio saliva il Lussemburgo con Lea Linster. Record per il danese Rasmus Kofoed che ha risalito il podio, dal gradino più basso fino a quello più alto: bronzo nel 2005; argento nel 2007; oro nel 2011. E se la padrona di casa, la Francia, vanta già sette titoli, sarà questa edizione a farci meritare il primo oro?