Un cinque stelle lusso sull’orlo del fallimento. Stiamo parlando del Golden Palace di Torno, inaugurato il 13 gennaio 2006 (giusto in tempo per le Olimpiadi invernali) e meta dei vip in città (gli ultimi i tennisti delle Atp Finals). Ora l’hotel, situato in via Arcivescovado, a pochi passi dai salotti torinesi di piazza San Carlo e piazza Solferino, è già sotto sfratto. Gli Ufficiali giudiziari si sono presentati nella struttura già all’inizio del mese, ma a causa delle camere occupate e delle prenotazioni nei giorni successivi si è deciso di rimandare l’esecutività del provvedimento al 15 settembre (che tuttavia non è in discussione).
Negli ultimi anni, come riporta il Corriere della Sera, infatti i gestori dell’hotel, Allegroitalia Torino Spa, hanno accumulato un debito verso i proprietari (Banca Popolare di Milano, Intesa Sanpaolo e Sarda Leasing spa) pari a 5 milioni e mezzo di euro. Il declino della struttura sarebbe iniziato nel febbraio del 2020, con il clpo di grazie del Covid e dei lockdown. In soli 8 mesi il debito sarebbe arrivato a un milione e 300 mila euro, per poi quintuplicarsi nel giro di un paio d’anni arrivando alla cifra attuale.
I 90 dipendenti, dopo mesi di cassa integrazione, hanno dato vita a un presidio di un’ora e mezza davanti all’hotel per chiedere chiarimenti sul proprio futuro. Questo dopo che la proprietà immobiliare ha declinato l’invito delle organizzazioni sindacali Filcams-Cgil e Uiltucs-Uil a costituire un tavolo di confronto per trovare una soluzione in termini di occupazione.
L’obiettivo della proprietà infatti sarebbe quello di ricercare un altro operatore in grado di adempiere alle obbligazioni contrattuali e fornire un servizio all’altezza della struttura, anche se in questo senso non si vede alcun attore all’orizzonte. La speranza tuttavia è che si possa ripetere l’operazione del 2012, quando l’hotel finì per la prima volta agli onori della cronaca per problemi economici. In quel caso la magistratura decise per l’arresto dei proprietari A. R. e G. L., a causa di bancarotta fraudolenta ed evasione dell’iva. Il Tribunale di Torino però decise di affidare la struttura alla società Mapi di Varese, evitando la chiusura definitiva e il licenziamento di 60 dipendenti.
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