L’inflazione in Italia continua senza sosta. Sono per lo più i beni energetici, sia quelli regolamentati sia quelli non regolamentati, a spiegare la straordinaria accelerazione dell’inflazione di ottobre 2022. Ma anche i prezzi dei beni alimentari (sia lavorati sia non lavorati) continuano ad accelerare, in un quadro di tensioni inflazionistiche che attraversano quasi tutti i comparti merceologici (frenano solo i servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona). Non succedeva dal giugno 1983 (quando si registrò una variazione tendenziale del +13,0%) per trovare una crescita su base annua dei prezzi del “carrello della spesa” superiore a quella di ottobre 2022 e a marzo 1984 (quando fu +11,9%) per una variazione tendenziale dell’indice generale nic (l'intera collettività nazionale) superiore a +11,8%.
Anche i prezzi dei beni alimentari (sia lavorati sia non lavorati) continuano ad accelerare
Boom per i prezzi delle verdure
Nello specifico crescono i prezzi al dettaglio dei prodotti con aumenti record del 25,1% in un anno per le verdure, mentre la frutta cresce del 6,5%, ma è crisi profonda nei campi dove bisogna vendere 4 chili di mele per comperare un caffè.
Con l’inflazione record cresce, denuncia la Coldiretti, la forbice dei prezzi tra produzione al consumo con aumenti da 3 o 5 volte dal campo alla tavola e gli italiani che sono costretti a tagliare gli acquisti mentre le aziende agricole non riescono neanche a coprire i costi.
Crollano gli acquisti di frutta e verdura
Per effetto delle difficoltà economiche e del caro prezzi nel carrello della spesa gli italiani hanno tagliato gli acquisti di frutta e verdura che crollano nel 2022 del 9% in quantità rispetto allo scorso anno, ai minimi da inizio secolo, secondo l’analisi di Coldiretti dalla quale si evidenzia peraltro che più di 1 azienda agricola su 10 (13%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben circa 1/3 del totale nazionale (34%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo, secondo il Crea.
Tra cambiamenti climatici e caro energia
Infatti oltre ai danni provocati dai cambiamenti climatici che hanno tagliato i raccolti, i bilanci delle aziende sono messi a rischio da rincari di ogni tipo dal riscaldamento delle serre ai carburanti per la movimentazione dei macchinari, dai fitofarmaci ai fertilizzanti, con spese più che raddoppiate, fino agli imballaggi, con gli incrementi che colpiscono dalla plastica per le vaschette, le retine e le buste (+70%), alla carta per bollini ed etichette (+35%) fino al cartone ondulato per le cassette (+60%), stesso trend di rincari per le cassette in legno (+60%).
«Bisogna intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione i per salvare aziende e stalle» afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che «occorre lavorare per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni».