Il clima pazzo con sbalzi improvvisi dalla siccità ai nubifragi e dal caldo al freddo, senza dimenticare le gelate tardive, sta compromettendo le raccolte di mieli primaverili in Lombardia dove si contano circa 160 mila alveari, secondo i dati dell’anagrafe zootecnica. È quanto afferma la Coldiretti regionale da un primo monitoraggio sul territorio in occasione della Giornata mondiale delle api che si celebra il 20 maggio.
Il clima sta compromettendo le raccolte di mieli primaverili in Lombardia
In provincia di Cremona tarassaco e ciliegio, tipici della primavera, hanno avuto fioriture ridotte a causa di temperature basse, vento e siccità, mentre nel Mantovano la raccolta del miele di acacia è stata ostacolata dalle piogge abbondanti delle ultime settimane.
Tra Como e Varese la grandine che ha colpito l’areale alpino ha aggravato la raccolta dell’acacia resa difficile già dalle piogge. Situazione analoga in Brianza dove, oltre alle precipitazioni, sulle fioriture di acacia hanno inciso negativamente anche le basse temperature delle ultime settimane. Piogge e freddo stanno tagliando i raccolti di miele primaverile anche in provincia di Milano e Bergamo.
In provincia di Brescia la siccità prima e le piogge poi, arrivate nel momento della fioritura, hanno ridotto la raccolta di mieli di tarassaco, millefiori primaverile e acacia. Gli apicoltori confidano che il meteo possa stabilizzarsi in tempo per le prossime fioriture, a cominciare da quelle di tiglio e castagno.
Già lo scorso anno l’Italia ha detto addio a quasi 1 vasetto di miele su 4 (23%) rispetto a poco più di un decennio fa. Il calo delle produzioni ha lasciato spazio alle importazioni dall’estero che a livello nazionale nel 2022 sono cresciute del +12%, provenienti anche da Paesi che non sempre brillano per trasparenza e sicurezza alimentare.
Non è un caso, infatti, che fra i campioni di miele importati nella Ue fra il 2021 e il 2022, quasi 1 su 2 (46%) sia sospettato di adulterazione, secondo l’indagine “From the hives” del Centro Comune di Ricerca (Ccr) della Commissione europea. Il numero assoluto più alto viene fatto registrare dalla Cina (74%), con la Turchia che ha la percentuale relativa maggiore di campioni sospetti (93%) mentre il Regno Unito ha registrato un tasso di campioni dubbi ancora più elevato (100%), probabilmente perché si tratta di miele prodotto in altri Paesi e ulteriormente miscelato prima di essere rispedito in Europa.
Uno scenario preoccupante in cui l’Italia ha importato dall’estero oltre 26,5 milioni di chili di miele nel 2022, con gli arrivi dalla Turchia cresciuti del +146%, dalla Cina del +66%, dalla Romania del +134% e dall’Ucraina del +83%. Per questo i giovani della Coldiretti si sono mobilitati da Nord a Sud della Penisola con la campagna “God save the bees - Meno api meno futuro” a sostegno del #mieleitaliano sensibilizzando personaggi della politica, della cultura, dello sport e dello spettacolo.
Il miele prodotto sul territorio nazionale, dove non sono ammesse coltivazioni Ogm a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina, è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti. La parola Italia deve essere presente per legge sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale (Es. Miele italiano) mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’unione Europea, l’etichetta deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della Ue” indicando il nome dei Paesi (ad esempio, se viene da Italia e Ungheria sul barattolo dovrà esserci scritto Italia, Ungheria); se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della Ue” con il nome dei Paesi, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della Ue”, anche qui con l’indicazione dei nomi dei Paesi.
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