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L’Unione Europea "affonda" la flotta italiana vietando la pesca a strascico

29 aprile 2023 | 17:22
 

L’Unione Europea "affonda" la flotta italiana vietando la pesca a strascico

29 aprile 2023 | 17:22
 

Altro danno dell’Europa all’Italia: l’Unione Europea affonda la flotta italiana vietando la pesca a strascico, cioè quella più produttiva della marineria tricolore dalla quale vengono i 2/3 del pescato nazionale. A denunciarlo è la Coldiretti Impresapesca che dal Villaggio di Bari lancia la mobilitazione degli imprenditori ittici contro l’ennesima follia Ue che minaccia la sopravvivenza stessa del settore.
Le nuove linee di indirizzo ad integrazione della Politica Comune volute dal Commissario alla Pesca ed all’Ambiente Virginijus Sinkevicius prevedono, infatti, un pacchetto di misure che preoccupano gli operatori. Si tratta di provvedimenti di grande impatto che prevedono l’eliminazione degli attrezzi più produttivi e le restrizioni delle aree di pesca fino al 30% degli spazi attualmente fruibili, in un arco temporale peraltro brevissimo, con scadenze ravvicinate nel 2024, 2027 per concludersi nel 2030.

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La pesca a strascico è quella più produttiva della marineria tricolore


 Una misura draconiana che con la scusa della tutela degli stock ittici punta a cancellare la pesca con sistemi a strascico che interessa quasi il 20% della flotta ma che rappresenta in termini di produzione ben il 65% del pescato nazionale, operando di media non più di 130 giorni all’anno, secondo l’analisi di Coldiretti Impresapesca. Ma che vanifica anche i sacrifici fatti dalla marineria nazionale proprio sul fronte della sostenibilità.


Basti pensare alle norme di contenimento dello sforzo di pesca nel Mediterraneo, in particolare per Adriatico e West-Med, avviate nel 2019 e seguite dai pescherecci italiani, che, a detta della stessa Commissione, cominciano a dare risultati positivi sulla conservazione delle risorse ittiche.   Nonostante ciò, l’Ue rilancia e chiede ai nostri operatori di smantellare tutto ciò che hanno finora compiuto imponendo nuove soluzioni ancora più radicali, e drastiche da attuarsi in tempi estremamente brevi, senza peraltro che siano stati previsti sostegni per la ristrutturazione del settore e la riconversione della flotta che dovrebbe abbandonare il sistema a strascico.


Misure tali da distruggere il mercato ed il sistema produttivo nazionale aprendo a un ulteriore aumento delle importazioni da Paesi terzi che rappresentano già oggi l’80% del consumato. Un’autentica mazzata che si aggiunge all’esplosione dei costi di produzione pregiudicando il futuro 12mila aziende e 27mila lavoratori della flotta nazionale.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
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