Ancora non ci siamo. Se la notizia “buona” è che nell'ultimo decennio la pesca eccessiva si è ridotta drasticamente nel Mediterraneo e nel Mar Nero, la “cattiva” è che lo sfruttamento delle specie più commerciali è ancora lungi dall'essere sostenibile. I dati emergono dal rapporto della Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (Gfcm), che fa capo all'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (Fao).
Il 73% delle specie commerciali è ancora interessato da una pesca eccessiva
L'ultima edizione del rapporto "Stato della pesca nel Mediterraneo e nel Mar Nero" (SoMFi) registra una diminuzione dello sfruttamento eccessivo delle risorse nell'area, soprattutto con riferimento alle specie più importanti, dalla sogliola dell'Adriatico al nasello europeo, che sono oggetto di piani di gestione multilaterali.
Nonostante ciò, il 73% delle specie commerciali è ancora interessato da una pesca eccessiva, mentre la pressione della pesca, pur essendo diminuita nel tempo, continua a essere doppia rispetto al volume considerato sostenibile. «Nella Strategia per il 2030, i membri della Gfcm- General Fisheries Commission for the Mediterranean hanno fissato nuovi obiettivi per far fronte a tale criticità. Sono consapevoli che è fondamentale invertire la tendenza al declino delle risorse acquatiche, così come indispensabile è collegare i risultati afferenti alla redditività con quelli relativi alla sostenibilità», ha spiegato Miguel Bernal, segretario esecutivo della Gfcm di recente nomina.
«La nuova strategia offre una visione ambiziosa e richiede un impegno collettivo più coraggioso rispetto al passato». Nel Mediterraneo e nel Mar Nero la pesca genera introiti annui per 2,9 miliardi di dollari e si stima crei mezzo milione di posti di lavoro lungo tutta la catena di valore. In media, uno ogni mille abitanti delle zone costiere della regione è un pescatore; in alcune zone costiere, il dato può essere fino a dieci volte maggiore. Tuttavia, la forza lavoro sta invecchiando. Nel 2020 più della metà di tutti gli equipaggi aveva più di 40 anni, mentre i giovani di età inferiore ai 25 anni erano soltanto il 10 percento. Stando ai più recenti dati contenuti nel rapporto SoMFi, il fenomeno si sta aggravando.
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