Crollano i prezzi del seme e dell'olio di colza, nonostante l'offerta sia in calo e il bilancio globale mostri un chiaro deficit. Solo nelle prime due settimane di marzo, il valore del seme su Euronext è sceso infatti di oltre il 13%, spinto verso il basso dal mercato canadese, che ha perso il 18% nello stesso periodo. Eppure, secondo Areté, gli stock di riporto per la campagna in corso dovrebbero ridursi del 17%. Un paradosso che sta facendo discutere.

Prezzi della colza giù, ma l’offerta cala: cosa sta succedendo al mercato?
Fino a febbraio, il mercato si era mosso poco, senza grandi scossoni. Tra novembre e fine inverno, i prezzi erano rimasti piuttosto stabili. Poi, a inizio marzo, la brusca frenata. Un crollo inaspettato, considerando il contesto di scarsità. Areté - società specializzata nell'analisi dei mercati agrifood - sottolinea che “le quotazioni del seme e dell'olio di colza faticano a riflettere l'impatto della riduzione dell'offerta e del deficit globale per la campagna in corso, con gli stock di riporto previsti in calo del 17%”.
Il problema, però, non riguarda solo la disponibilità. Dietro il calo dei prezzi ci sono nuove tensioni commerciali, soprattutto tra Canada, Stati Uniti e Cina. Washington ha infatti minacciato dazi del 25% su vari prodotti canadesi, olio di colza compreso. L'introduzione della misura è stata rimandata ad aprile, ma il rischio rimane. E per il Canada potrebbe essere un bel guaio, visto che gli Stati Uniti sono la sua prima destinazione: nel 2024, il 95% dell'olio esportato è finito proprio negli Usa, pari a 3,3 milioni di tonnellate.

Intanto, anche la Cina ha alzato le barriere. Dall'8 marzo ha imposto dazi del 100% sulle importazioni di olio e farina di colza provenienti dal Canada, aggiungendo un ulteriore elemento di pressione su un mercato già instabile. Nonostante la domanda sia lì e l'offerta sia in calo, il prezzo della colza continua quindi a seguire una logica tutta sua, influenzato più dalle tensioni geopolitiche che dalle dinamiche classiche di mercato.
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