Botta e risposta in materia di sostenibilità in casa Nestlé. Alcuni azionisti-attivisti della multinazionale, infatti, chiedono che l'azienda spinga il più possibile verso la produzione di alimenti salutari. La richiesta arriva da una coalizione coordinata dal gruppo di investimento responsabile ShareAction, che ha presentato una risoluzione in cui si chiede al colosso alimentare di "migliorare drasticamente" le vendite di prodotti alimentari sani.
Botta e risposta in materia di sostenibilità in casa Nestlé
Gli azionisti chiedono a Nestlé di fissare un obiettivo per aumentare la percentuale di vendite di prodotti più salutari, in considerazione dei rischi normativi, reputazionali e legali che l'azienda deve affrontare, nonché delle implicazioni per la salute pubblica "associate a un'eccessiva dipendenza da alimenti meno salutari". Gli investitori hanno chiesto alla multinazionale di applicare gli standard accettati a livello internazionale per definire gli alimenti sani, piuttosto che allontanarsi da linee guida credibili. Parliamo di investitori con 1,68 trilioni di dollari di asset in gestione tra cui spiccano Legal and general investment management (Lgim), Candriam e La Francaise Asset Management: sono questi, tra gli altri, a sostenere la risoluzione che sarà votata all'assemblea generale annuale di Nestlé il 18 aprile.
«Apprezziamo il dialogo costruttivo con ShareAction - ribatte un portavoce della multinazionale - e la coalizione di investitori negli ultimi anni, ma in questo caso non siamo d'accordo. ShareAction ha preso di mira l'azienda sbagliata. Ci stiamo già muovendo e si otterrebbe di più chiedendo ad altre aziende di salire di livello. Nestlé - aggiunge il portavoce della società - è stata la prima azienda produttrice di alimenti e bevande a fornire trasparenza sul valore nutrizionale dell'intero portafoglio, sulla base di un modello di profilo nutrizionale approvato dal governo. Questo ha dimostrato che offriamo una gamma di prodotti diversificata che non si basa su opzioni indulgenti o meno nutrienti».
Secondo Nestlé, è errata soprattutto l'affermazione di ShareAction secondo cui tre quarti delle vendite provengono da prodotti non salutari. «È sbagliato - risponde il portavoce dell'azienda. Nel primo anno di rendicontazione, i prodotti nutrienti e specializzati in nutrizione sono passati dal 57% al 59% del totale delle vendite (meno la cura degli animali domestici). Oppure, guardando la cosa da un altro punto di vista, il 50% delle nostre vendite proviene oggi da caffè, prodotti per la cura degli animali domestici e prodotti Nestlé Health Science, rispetto al 30% di dieci anni fa. Non siamo, inoltre, d'accordo sul fatto che prodotti come il caffè o le vitamine, i minerali e gli integratori debbano essere esclusi. Questi fanno parte del nostro portafoglio e sono consumati quotidianamente dalle persone".
FONTE: EFA News
© Riproduzione riservata STAMPA