La cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturale è candidata a patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco e Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della fondazione Univerde, già ministro dell’Agricoltura e sostenitore dei riconoscimenti Unesco dell’arte del Pizzaiuolo napoletano e della dieta mediterranea rilancia dopo il Villaggio Coldiretti di Bari la sfida alle lobby del fake food: «La cucina italiana Unesco è la sfida alle multinazionali e alle lobby del cibo anonimo e artificiale. La candidatura punta su sostenibilità e diversità bioculturale proprio perché i cibi naturale cucinati in modo tradizionale evitano lo spreco alimentare e garantiscono le radici culturali dell’alimentazione e la convivialità».

Al centro, il presidente della fondazione Univerde, Alfonso Pecoraro Scanio
«Proprio al villaggio Coldiretti di Bari negli incontri di campagna amica è stata rilanciata la campagna per i cibi naturali e sani, senza ogm e glifosato, senza prodotti artificiali realizzati in laboratori. L'Italia con l’agricoltura identitaria e multifunzionale costituisce un modello alternativo preso ad esempio anche dalle agricolture familiari e territoriali di molti paesi del mondo. Il riconoscimento Unesco alla cucina italiana può rafforzare la rete mondiale dei mercati contadini e la difesa delle tradizioni locali» ha detto Pecoraro Scanio.