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Sciopero nel terziario per i contratti, associazioni contrarie: ecco perché

Il prossimo venerdì 22 dicembre è previsto uno sciopero per più di cinque milioni di lavoratori che stanno aspettando da troppo tempo - fino a 5 anni in alcuni comparti - i rinnovi dei contratti nazionali. Uno sciopero [...]

 
19 dicembre 2023 | 16:42

Sciopero nel terziario per i contratti, associazioni contrarie: ecco perché

Il prossimo venerdì 22 dicembre è previsto uno sciopero per più di cinque milioni di lavoratori che stanno aspettando da troppo tempo - fino a 5 anni in alcuni comparti - i rinnovi dei contratti nazionali. Uno sciopero [...]

19 dicembre 2023 | 16:42
 

Il prossimo venerdì 22 dicembre è previsto uno sciopero per più di cinque milioni di lavoratori che stanno aspettando da troppo tempo - fino a 5 anni in alcuni comparti - i rinnovi dei contratti nazionali. Uno sciopero che coinvolgerà il terziario, la distribuzione moderna organizzata, la distribuzione cooperativa, il turismo, gli alberghi, i pubblici esercizi, la ristorazione collettiva e commerciale, le agenzie di viaggi e le aziende termali. E che ha suscitato polemiche, in primis da parte di Confcommercio e Confesercenti, che hanno così deciso di scrivere un comunicato congiunto, seguito poi da quello di Anir Confindustria.

Mancato rinnovo del contratto nazionale del terziario c'è lo sciopero

Contratto di lavoro nel terziario, arriva lo sciopero dopo lo stop delle trattative

I contratti nazionali del terziario sottoscritti da Confcommercio e Confesercenti «sono scaduti alla fine del 2019 e si sono riavviate le trattative per i loro rinnovi all'inizio del 2020, ma la pandemia ha bloccato tutto. A metà del 2021 si è tentato di riavviare i negoziati ma, complice in questo caso l'impennata inflattiva energetica, era complicato arrivare ad una chiusura contrattuale alla fine del 2022. In tal modo le parti sottoscrissero un anno fa, il 12 dicembre 2022, un accordo ponte sulla parte economica, riconoscendo 350 euro di una tantum per ogni lavoratore al quarto livello e, sempre per il quarto livello, 30 euro al mese da aprile 2023 come acconto sul rinnovo, tralasciando momentaneamente la parte normativa. Parte normativa, tuttavia, che si è sempre dichiarato da parte datoriale di dover rivedere, nel quadro di un negoziato complessivo, che vedesse un approccio improntato anche ad un recupero di produttività - misurabile come differenziale tra ore retribuite e ore lavorate - attraverso la revisione, la riscrittura, di parti del Ccnl concordate in determinati periodi ed a certe condizioni, parzialmente non più esistenti. Del resto, per aziende labour intensive come quelle del terziario, è sempre più vitale, anche in riferimento alle richieste del mercato, avere elementi di flessibilità e di stagionalità».

Il confronto, continua il comunicato, «pertanto si è protratto per tutto il 2023 attraverso un intenso lavoro di commissioni tecniche che hanno prodotto significativi avanzamenti su temi importanti per entrambe le parti. Quando si è però giunti alla necessità di stringere il negoziato, a fronte della disponibilità di riconoscere incrementi salariali in linea con l'inflazione, ma a condizioni di piena sostenibilità per le imprese, si è registrata una totale indisponibilità ad affrontare un confronto a tutto tondo e interrompendo ogni incontro di lavoro a partire dall'inizio del mese di settembre, per giungere alla proclamazione dello sciopero indetto per il prossimo 22 dicembre, adducendo motivazioni, alcune delle quali, totalmente strumentali e prive di fondamento come quella riguardante l'abolizione della 14esima mensilità. Ancora i giorni scorsi, precisamente l'11 dicembre, abbiamo inoltrato alle Ooss Filcams Cgil; Fisascat Cisl; Uiltucs una proposta di incontro a partire dal pomeriggio del 14 dicembre finalizzato ad una rapida e proficua conclusione della vertenza per il rinnovo dei Ccnl Terziario, attraverso una trattativa ad oltranza».

«Nella giornata odierna abbiamo però ricevuto un riscontro da parte delle suddette Ooss, che subordina la possibilità dello svolgimento dell'incontro alla rimozione di c.d. “pregiudiziali” concernenti una variegata tipologia di istituti contrattuali, tra cui quelli sopra citati, come la 14^ mensilità, accompagnata alla richiesta di riconoscimento dei dovuti aumenti salariali. Poiché da parte nostra non sono mai state poste pregiudiziali, ma esigenze di un confronto complessivo su tutto il corpo del Ccnl per inserire correttivi aventi come obiettivo la crescita della produttività, nonché l'innovazione di alcuni istituti ormai obsoleti e quindi sia della competitività delle nostre imprese, che della occupabilità dei lavoratori del settore, si è ritenuto di non poter accettare di condizionare un confronto alla presenza o assenza di determinate materie. Per questo, ribadiamo pubblicamente la disponibilità al confronto immediato, ma senza alcuna condizione nella discussione e rigettiamo le motivazioni poste strumentalmente a sostegno dello sciopero del 22 dicembre».

Parallelamente, il presidente di Anir Confindustria, Massimo Piacenti, ha sollevato preoccupazioni riguardo alla partecipazione al tavolo di rinnovo del Contratto collettivo nazionale per la ristorazione collettiva: «Abbiamo più volte fatto richiesta di partecipazione al Tavolo di rinnovo del Contratto collettivo nazionale. Crediamo sia importante ribadire la specificità del settore, soprattutto in un momento di difficoltà come quello che stiamo attraversando. La ristorazione collettiva ha svolto, e continua a svolgere, un ruolo di pubblica utilità che impone modelli di gestione e organizzativi diversi da quelli di alberghi, bar, ristoranti. È inspiegabile per noi, anche visto il numero di lavoratrici e lavoratori che sono impiegati presso le aziende che rappresentiamo, riscontrare una indisponibilità delle altre parti coinvolte nella negoziazione, a consentire la partecipazione al tavolo del rinnovo del Ccnl di settore. Abbiamo chiesto un confronto con le sigle sindacali, ma fino ad oggi non c'è stato dato. Comprendiamo le ragioni dello sciopero, ma non possiamo sentirci responsabili dei motivi dell'interruzione delle trattative, proprio perché non abbiamo potuto prenderne parte. Inoltre, denunciamo da tempo che se la questione del caro prezzi non viene messa al centro della discussione, insieme al contratto si rischia di portare questo settore al tracollo. È arrivato il momento in cui vanno prese decisioni e introdotte misure all'altezza della gravità dei problemi, sia dei lavoratori che delle aziende. Continuare a operare a compartimenti stagni è, a nostro avviso, dannoso e non porterà alcun beneficio alla ristorazione collettiva italiana».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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