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Violetto di San Luca, nuovo presidio Slow food per il carciofo di Romagna

11 maggio 2022 | 15:20
 

Violetto di San Luca, nuovo presidio Slow food per il carciofo di Romagna

11 maggio 2022 | 15:20
 

Parte dai colli bolognesi la rinascita del Violetto di San Luca: il carciofo è un nuovo Presidio dell’Emilia Romagna

A sostenere il progetto un gruppo di agricoltori con il desiderio di restituirlo alla comunità locale. Primo appuntamento una settimana intera dedicata al carciofo “ritrovato”

 Un nome, un programma. A Bologna, la Basilica di San Luca è un punto di riferimento per cittadini e avventori. Il suggestivo santuario, simbolo indiscusso della città, è visibile da ogni sua zona e la domina dal boscoso Colle della Guardia. Il neonato Presidio Slow Food del carciofo violetto di San Luca vuole restituire attenzione a una varietà autoctona, un tempo apprezzata in tutta la Regione, che trovava terreno fertile proprio nelle colline a sud di Bologna.

Il carciofo Violetto di Sqan Luca, presidio Slow food dell'Emilia Romagna Violetto di San Luca, nuovo presidio Slow food per il carciofo di Romagna

Il carciofo Violetto di Sqan Luca, presidio Slow food dell'Emilia Romagna
 

«Fino a non molti anni fa – racconta Raffaela Donati, responsabile del Presidio – le colline della zona di San Luca erano piene di carciofaie. La natura argillosa del terreno conferiva alla varietà violetto caratteristiche particolari, che la rendevano ricercata e conosciuta anche fuori dai confini cittadini. La coltivazione del carciofo violetto costituiva un’importante fonte di reddito per gli agricoltori locali, tuttavia a partire dalla metà degli anni ’70 è iniziata a diminuire drasticamente, causa anche lo spopolamento delle campagne».

Le ragioni della scomparsa e il progetto di recupero

«A differenza di altre varietà – spiega ancora Donati – il carciofo violetto presenta dimensioni ridotte e produttività inferiore. È inoltre tra gli ultimi a maturare, intorno alla metà del mese di maggio, e quindi si colloca sul mercato nel momento in cui per le altre tipologie la stagione volge al termine e i prezzi si abbassano, il che non consentiva al violetto di essere venduto a costi giusti ed equamente remunerativi per i suoi produttori. La coltivazione di questa varietà è resa inoltre più difficile dalle particolari modalità di riproduzione. Il carciofo violetto di San Luca si propaga infatti per via agamica, quindi non attraverso i semi bensì tramite i polloni, getti laterali che spesso rischiano di perdersi».

Un prodotto apprezzatissimo dagli stessi bolognesi i quali, proprio grazie alle ridotte dimensioni, usavano conservarlo sott’olio e ne apprezzavano anche le parti meno nobili, come le foglie o i cosiddetti carducci, i polloni in eccesso, protagonisti di numerose ricette anti spreco.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
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