2020 anno nero dell'economia italiana. Ristorazione e alloggi a picco: -16,6%

22 settembre 2021 | 12:15

Nel 2020 il rapporto deficit/Pil dell'Italia si è attestato a 9,6%, contro il 9,5% stimato dal Def. Più basso delle stime, invece, il rapporto debito/Pil che raggiunge il 155,6% contro le precedenti valutazioni che lo davano a 155,8%. Sono queste le evidenze che emergono dai Conti economici nazionali dell'Istat per lo scorso anno in cui, a causa dello shock pandemico, le entrate correnti dello Stato sono diminuite di 57 miliardi di euro mentre sono aumentare di circa 46,8 miliardi le uscite.

 

Sempre secondo i dati Istat, nel 2020 la pressione fiscale complessiva è risultata in aumento: dal 42,4% del 2019 al 42,8% dello scorso anno. L'aumento è dovuto alla «minore flessione delle entrate fiscali e contributive (-6,7%) rispetto al crollo del Pil». Quest'ultimo, infatti, ha subito una contrazione del -8,9%.

L'anno segnato dalla pandemia ha visto un crollo degli investimenti fissi lordi del -9,2%, dei consumi finali nazionali del -7,8%, dell'export pari al -14%. Per le società non finanziarie, segnala l'Istat, gli investimenti fissi lordi sono diminuiti del -11,6%. La quota di profitto (espressa come rapporto tra risultato lordo di gestione e valore aggiunto lordo ai prezzi base) è salita al 43,0% dal 42,5% dell'anno precedente. Il valore aggiunto in volume dell'insieme dell'economia ha segnato un calo dell'8,7%, con un -6,3% nell'agricoltura, silvicoltura e pesca, -10,9% nell'industria, -6,4% nelle costruzioni e -8,3% nei servizi, dove l'unico incremento si registra nei servizi di informazione e comunicazione (+1,8%); il calo più significativo ha riguardato il comparto che raggruppa commercio all'ingrosso e al dettaglio, riparazione di autoveicoli e motocicli, trasporto e magazzinaggio, servizi di alloggio e di ristorazione (-16,6%).

A tal riguardo, i numeri Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi): nel 2020 il settore dell'accoglienza (ristoranti e hotel) ha lasciato sul terreno 43,8 miliardi di euro. Di questi, 30 sono da imputare alla sola ristorazione. In totale, la spesa per consumi degli italiani è calata di 124 miliardi. «Questi numeri - commenta la Federazione afferente a Confcommercio - dimostrano ancora una volta che le nostre percezioni erano corrette: la ristorazione è rimasta paralizzata per un anno intero e i ristori arrivati non sono stati minimamente sufficienti per riequilibrare le perdite. L’auspicio è che, da questo momento in poi, si decida di puntare con maggior decisione su un settore strategico per l’offerta turistica del nostro Paese, rilanciandolo anche attraverso politiche di sviluppo da sostenere attraverso i fondi del Pnrr».

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Alberto Lupini


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