Toscana, via dai luoghi pubblici i no vax. Si parte dai medici. Poi i ristoranti?

28 agosto 2021 | 10:41

Fuori dai luoghi pubblici chi non è vaccinato: la Toscana dichiara, ufficialmente, la guerra ai no vax. Iniziando da medici e infermieri. Ma non si esclude che si arrivi anche a bar e ristoranti.


Sono partite le prime lettere di sospensione con gli indirizzi dei 4.500 operatori sanitari che non si sono vaccinati. Ma, dopo il 30 settembre, il presidente Eugenio Giani firmerà un’ordinanza per estendere l’obbligo del green pass anche ad altre categorie e luoghi non compresi nell’elenco del governo. «Penso a parrucchieri, estetisti e altri che lavorano a contatto con il pubblico» spiega Giani. Non si escludono, dunque, anche bar e ristoranti.


Ci saranno limitazioni per chiunque non abbia accettato di vaccinarsi. «Chi sceglie di rifiutare il vaccino e dunque di rischiare di contagiare gli altri - dice il presidente della Regione Toscana - non potrà andare in luoghi pubblici. Ho il dovere di difendere la salute dei miei corregionali e della nostra economia. La non vaccinazione come scelta di vita è inconcepibile durante una pandemia diventata il male del secolo».


La decisione è stata presa da Giani dopo una riunione di giunta. Ed ha già incassato i pareri favorevoli dei dem. «Sono totalmente d’accordo con lui - ha scritto su Twitter il senatore Andrea Marcucci - Il personale sanitario no vax non può continuare a svolgere servizio. In pratica possono scegliere: o si vaccinano o cambiano mestiere». Dello stesso avviso il deputato Andrea Romano: «Perché il primo dovere di chi opera nella sanità è tutelare i più fragili». Critica invece l’opposizione. «Giani non fa l’interesse della Toscana, ma inasprisce soltanto lo scontro tra vaccinati e non vaccinati, stendendo tappeti rossi ai complottisti e comportandosi da despota», si legge in una nota del gruppo di Fratelli d’Italia al Consiglio regionale della Toscana.


Secondo il governatore il personale sanitario, che nelle Asl toscane supera quota 57 mila tra medici e infermieri e si avvicina alle 100mila unità se si calcolano anche le case di cura e le strutture private, non può eludere la vaccinazione «perché un paziente affida la sua vita a un professionista e non può rischiare di essere infettato». E dunque non ci sono alternative: «O si vaccinano o stanno a casa senza lavorare», spiega ancora Giani.


Il presidente toscano non sa quantificare numericamente il fenomeno dei no vax nella regione e soprattutto non sa dare risposte certe sulle cause. «Spesso è la pigrizia mentale a giocare un ruolo fondamentale - dice - ma adesso non è più possibile tollerare una situazione come questa. A partire dal 30 settembre firmerò ordinanze e deciderò eventuali divieti per chi non ha il green pass».


Giani ha anche fatto un appello alla responsabilità e alla solidarietà. «La Regione si sta impegnando con tutte le energie per combattere il Covid, con uno sforzo organizzativo enorme. Le dosi di vaccini finora somministrate in Toscana sono state 4.770.104, tante ma bisogna arrivare almeno all’80% per combattere la pandemia».

Anche il Piemonte si sta muovendo: sospesi i primi sanitari non vax. Sono 17 mila in totale. Città della Salute è la prima. Ieri pomeriggio sono stati firmati una decina di provvedimenti di sospensione per il personale sanitario. Tra loro nessun medico, ma infermieri, oss e tecnici di laboratorio. Mentre i nomi di sei camici bianchi sospesi sono giunti all’Ordine di Torino.


Come riporta il Corriere della Sera, è solo l’inizio di una procedura che giorno dopo giorno coinvolgerà tutti gli ospedali del Piemonte, le Asl, le cliniche convenzionate, le Rsa e persino le farmacie. I dodici uffici regionali del Sisp stanno inoltrando ai datori di lavoro l’elenco di coloro che a oggi non risultano vaccinati, nonostante abbiano ricevuto la lettera in cui li si invitava a provvedere entro 15 giorni.


La platea è molto variegata: gli ultimi dati dicono che sono circa 17mila in Piemonte i sanitari non vaccinati, di cui 3.500 a Torino e provincia. E ovviamente non operano tutti nel pubblico. Al momento dall’Asl Città di Torino sono partite le prime 40 comunicazioni. Si tratta di persone residenti nel capoluogo, ma che potrebbero lavorare anche in altri comuni. Una decina di segnalazioni è giunta sulla scrivania del dg di Città della Salute, Giovanni La Valle: «Abbiamo valutato se ci fossero gli spazi per poter ricollocare il personale, ma non è stato possibile. Quindi ho firmato le lettere di sospensione come prevede la legge». I non vaccinati saranno rimpiazzati. «Abbiamo fatto un bando per oss e infermieri e accederemo alle graduatorie. Il problema emergerà se si arriverà a dover sostituire personale altamente specializzato».


Anche al Mauriziano sono giunti i primi nominativi: si tratta di due infermieri. «Faremo i colloqui e valuteremo la possibilità che svolgano altre mansioni. Se non emergono motivi validi per la mancata vaccinazione procederemo alla sospensione», chiarisce il dg Maurizio Dall’Acqua che, come tutti gli altri direttori, ha istituito una commissione interna per valutare le diverse situazioni. Tra i nomi in elenco, quattro riguardano personale dell’Asl stessa. Un altro nominativo è stato inviato dall’Asl To3 al San Luigi di Orbassano: anche in questo caso è un infermiere. Le segnalazioni ai datori di lavoro arrivano alla spicciolata. Ogni giorno i Sisp aggiornano gli elenchi e inviano i report.
«Al momento non abbiamo avuto comunicazioni — spiega Massimiliano Sciretti, dell’Opi —. Gli infermieri sospesi dal lavoro saranno sospesi anche dall’Ordine». Nelle sezioni di Alessandria e Cuneo, invece, sono giunti i primi quindici nominativi. L’iter per le sospensioni si concluderà entro la fine di settembre. La speranza è che i sanitari No vax rivedano le proprie posizioni. Ma ci si attende anche un nutrito numero di irriducibili pronto a dare battaglia davanti al Tar.


 

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