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Crolla la produzione industriale. Secondo peggior risultato dal 2009

09 febbraio 2021 | 10:50
 

Crolla la produzione industriale. Secondo peggior risultato dal 2009

09 febbraio 2021 | 10:50
 

Il 2020 si chiude con una diminuzione della produzione industriale rispetto all'anno precedente dell'11,4%, il secondo peggior risultato dall'inizio della serie storica (che parte dal 1990), dopo la caduta registrata nel 2009. Lo indica l'Istat.

La flessione, spiega l'Istituto di statistica, è estesa a tutti i principali raggruppamenti di industrie e, nel caso dei beni di consumo, è la più ampia mai registrata.

A dicembre 2020 si stima che l'indice destagionalizzato della produzione industriale diminuisca dello 0,2% rispetto a novembre. Corretto per gli effetti di calendario, l'indice complessivo diminuisce nel confronto annuo del 2,0% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 21, contro i 20 di dicembre 2019). Nella media del quarto trimestre 2020 la flessione è dello 0,8% rispetto al trimestre precedente.

Nel 2020 resiste solo la produzione alimentare che fa segnare una flessione di appena il 2,5% rispetto al pesante crollo a doppia cifra registrato nel resto delle attività manifatturiere.

Al contrario degli altri settori simbolo del Made in Italy come il tessile (-28,5%) e automotive (-18,3%), che registrano taglia drammatici, tiene la produzione delle imprese del comparto alimentare che – sottolinea la Coldiretti – diventa così la prima ricchezza del Paese con un valore di filiera, dai campi agli scaffali che supera i 538 miliardi.

Un risultato ottenuto grazie al record storico per il Made in Italy sulle tavole di tutto il mondo dove nonostante la pandemia Covid si registra un andamento positivo con un aumento dell’1,4% nel 2020 rispetto all’anno precedente. All’estero con il lockdown i consumatori stranieri non hanno fatto mancare la presenza dei prodotti più tradizionali dell’alimentare Made in Italy che mostra una grande capacità di resilienza nonostante le difficoltà degli operatori e dell’economia. La crescita della domanda di cibi e bevande all’estero è trainata dalla Germania (+5,5%) che è il primo partner dell’Italia seguita dagli Usa (+5,2%) nonostante i dazi che hanno colpito i prodotti più significativi, sulla base dei dati Istat relativi al commercio estero nei primi undici mesi del 2020.

Più difficile la situazione sul mercato interno dove a pesare sono le chiusure di bar, ristoranti, pizzerie ed agriturismi che rappresentano circa 1/3 della spesa alimentare degli italiani.

Complessivamente nel 2020 la ristorazione ha quasi dimezzato il fatturato (-48%) per una perdita complessiva di circa 41 miliardi di euro, secondo le stime Coldiretti che sottolinea l’importanza ora di valutare la possibilità in zona gialla di apertura serale che rappresenta l’80% del fatturato dei ristoranti anche alla luce del progredire delle vaccinazioni e delle importanti misure di sicurezza adottata, quali il distanziamento dei posti a sedere facilmente verificabile, il numero strettamente limitato e controllabile di accessi, la registrazione dei nominativi di ogni singolo cliente ammesso.

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