La ricetta delle discoteche per aprire: Più ristori e vacciniamo i giovani
26 gennaio 2021 | 14:55
I ristori non bastano. I sostegni previsti per le discoteche e gli altri locali dell’intrattenimento sono stati assolutamente insufficienti a coprire le perdite, che per la maggior parte delle imprese sono state superiori all’80% del fatturato annuale. Serve un cambio di passo: dobbiamo rafforzare le misure economiche di sostegno del settore e, allo stesso tempo, mettere a punto un piano per una graduale riapertura in sicurezza delle attività, anche mettendo a punto nuovi protocolli sanitari.
“Tra pandemia e restrizioni, il 2020 ha di fatto azzerato l’intrattenimento, mettendo a rischio migliaia di imprese. Un settore che è parte trainante del settore turistico, vitale soprattutto per l’economia di alcuni territori, visto che i locali generano un indotto importante e garantiscono occupazione dipendente ed indipendente”.
“Non si può continuare così - conclude Grassi - Le imprese vogliono tornare a lavorare e vogliono tornare a farlo in sicurezza. E per accelerare la normalizzazione, dovremmo guardare al modello israeliano per la campagna vaccinale: estendere le vaccinazioni alla popolazione tra i 16 ed i 26 anni di età tutelerebbe i soggetti più sensibili e propensi agli assembramenti, dando in questo modo un incentivo positivo alla ripresa della socialità, agevolando la riapertura delle scuole e il controllo della diffusione del virus sui mezzi di trasporto”.
La richiesta: estendere le vaccinazioni alla popolazione tra i 16 ed i 26 anni di età
È quanto afferma Filippo Grassi, membro di Giunta nazionale Fiepet Confesercenti, con delega all’intrattenimento, e gestore di lungo corso di diversi locali nella provincia di Siena.“Tra pandemia e restrizioni, il 2020 ha di fatto azzerato l’intrattenimento, mettendo a rischio migliaia di imprese. Un settore che è parte trainante del settore turistico, vitale soprattutto per l’economia di alcuni territori, visto che i locali generano un indotto importante e garantiscono occupazione dipendente ed indipendente”.
“Non si può continuare così - conclude Grassi - Le imprese vogliono tornare a lavorare e vogliono tornare a farlo in sicurezza. E per accelerare la normalizzazione, dovremmo guardare al modello israeliano per la campagna vaccinale: estendere le vaccinazioni alla popolazione tra i 16 ed i 26 anni di età tutelerebbe i soggetti più sensibili e propensi agli assembramenti, dando in questo modo un incentivo positivo alla ripresa della socialità, agevolando la riapertura delle scuole e il controllo della diffusione del virus sui mezzi di trasporto”.
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Alberto Lupini
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