Il turismo del futuro? Un connubio tra territorio, luoghi rurali, cultura ed enogastronomia. Ne è convinto il ministro Gian Marco Centinaio, che oltre alla delega all’Agricoltura, ha assunto anche quella al Turismo, accorpando in un unico ministero comparti diversi per fare uno slacio ulteriore all'economia.
«Oggi i turisti scelgono sempre di più esperienze, emozioni», ha detto Centinaio a margine del dibattito organizzato da Italia a Tavola, durante il Premio, svoltosi nei giorni scorsi nella villa medicea “Ferdinanda” di Artimino (Po), che ha richiamato in Toscana alcuni dei principali attori della ristorazione, del turismo, dell’accoglienza e dell’agricoltura.
Gian Marco Centinaio
«I turisti - ha aggiunto
Gian Marco Centinaio - scelgono sempre di più l’abbinamento ai luoghi della cultura, ma anche ai luoghi naturali, dove però si possano anche gustare i prodotti del territorio, quindi l’enogastronomia del territorio. Tutto questo serve anche per rilanciare aree rurali che senza operazioni di marketing, operazioni di comunicazione rischierebbero di rimanere fuori dai cataloghi dei tour operator più importanti».
Per fare tutto questo, però, serve innanzitutto imparare a fare rete sul territorio, e anche su questo si è espresso Centinaio: «Sono convinto che fare rete in questo momento serve - ha aggiunto - perché per uscire dai confini nazionali e farsi conoscere, non si può andare solamente con il paesino di un’area rurale ai più forse sconosciuta. Se si fa rete si è vincenti, si va lontani e si vince anche contro la crisi economica».
Dal ministro, nel corso del dibattito, è però arrivato anche un appello chiaro ai territori, perché questo “fare rete” possa davvero iniziare a funzionare: «Non può essere un Ministero a decidere chi e come deve fare rete - ha ricordato - che poi il Ministero abbia un suo ruolo cruciale è fuori dubbio: dobbiamo coordinare, accompagnare, unire, lavorare per fare sempre meglio e irrobustire la struttura dell’agricoltura e del turismo affinché lavorino sempre più a braccetto, tuttavia il grosso del lavoro deve arrivare dal basso».