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Turismo, numero chiuso o nuove alternative?

Da un lato c’è un indubbio segnale positivo: nonostante la crisi e le paure di attentati, italiani e stranieri scelgano di viaggiare. Dall'altro, preoccupano i picchi di concentrazione delle presenze in alcune località

di Alberto Lupini
direttore
 
02 maggio 2017 | 17:20

Turismo, numero chiuso o nuove alternative?

Da un lato c’è un indubbio segnale positivo: nonostante la crisi e le paure di attentati, italiani e stranieri scelgano di viaggiare. Dall'altro, preoccupano i picchi di concentrazione delle presenze in alcune località

di Alberto Lupini
direttore
02 maggio 2017 | 17:20
 

Ancora un ponte in ripresa. Dopo Pasqua e il 25 aprile, col 1° maggio il sistema turistico italiano ha registrato quasi ovunque un altro tutto esaurito, mettendo in rilievo luci e ombre del comparto. Se da un lato c’è un indubbio segnale positivo che dimostra come, nonostante la crisi e le paure di attentati, italiani e stranieri scelgano di viaggiare nella Penisola, dall’altro va detto che hanno ormai raggiunto livelli di guardia i picchi di concentrazione delle presenze in alcune località.

Turismo, numero chiuso o nuove alternative?

Il dato di partenza è che il turismo in sé è un fenomeno complesso, che contiene molte motivazioni, ma che spesso è legato anche a fattori di mode, tendenze o in genere ignoranza di alternative. Ciò spiega ad esempio la polarizzazione sui centri storici (da Venezia a Firenze) che regolarmente mettono in crisi sistemi di ricezione e trasporto, per non parlare di vandalismi e sporcizia. Ma che non risparmiano nemmeno ambienti non urbani, non per questo meno delicati. Pensiamo solo alle Cinque Terre che nei giorni scorsi, nonostante un tempo inclemente, avevano i sentieri frequentati senza soluzione di continuità, vanificando il godimento di ambienti per molti versi unici.

Queste eccessive affluenze in aree urbane ad alto valore storico-artistico o in ambienti naturali protetti, da tempo fanno parlare della necessità di porre dei limiti, per permettere a tutti di usufruire al meglio di meritate vacanze o semplicemente di tempo libero. Così come vi sono limiti di accesso per musei o siti archeologici, in molti propongono di regolamentare anche gli accessi nei centri storici o nei parchi, in molti casi affollati oltre ogni livello minimo di controllo e sicurezza. Nei giorni scorsi più persone si sono fatte male ad esempio a Venezia nel salire o scendere dai vaporetti per la troppa gente.

Decidere cosa fare è però difficile. Qualcuno pensa a delle tasse di ingresso (con tutti i problemi del controllo del pagamento effettivo e della limitazione della libertà). Altri ad accessi limitati in alcuni orari, fatti salvi i residenti (e magari i loro parenti, amici, fornitori, ecc...). Trovare una soluzione non sarà facile, ma non si può nemmeno far finta di nulla e chiudere gli occhi.

Un possibile rimedio, che richiede tempo ma alla lunga potrebbe portare vantaggi a tutti, aumentando davvero il numero dei turisti senza troppi danni, potrebbe essere quello di avviare serie politiche di promozione e informazione per dirottare sui centri ritenuti “minori” parte di queste masse di turisti. Dall’arte all’ambiente, e a partire ovviamente dall’enogastronomia, in Italia c’è solo l’imbarazzo della scelta. Occorre però un coordinamento che finora è mancato e che il ministero dei Beni culturali ora sembra volere finalmente attuare. L’importante è fare scelte meditate e magari cogliere l’occasione per proporre soluzioni intelligenti e utili, comprese anche manifestazioni e sagre che con l’occasione potrebbero essere finalmente selezionate e garantite.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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