Un po' leoni da tastiera, un po' abili strateghi della comunicazione. I
politici in tempi di pandemia si affidano ai social network per spostare gli aghi della bilancia sulle questioni più spinose piuttosto che metterle sui tavoli del Parlamento. Fanno un gran chiacchierare e promettere rivoluzioni (anche quando si parla di riaperture dei
ristoranti) quando scrivono sui
social, ma una volta in
Parlamento - dove oltre a “chiacchierare” poi bisogna anche decidere - si sgonfiano e si allineano alla visione comune. Una strategia pericolossissima che apre le porte a proteste rischiose e in alcuni casi addirttura controproducenti. Ma è così o è solo apparenza? Forse che al posto in Parlamento, ormai, le decisioni vengono prese nei
colloqui privati?
A rilevarlo è
Fb Bubbles - divisione di Fb&Associati, specializzata nell'analisi del dibattito pubblico e nell'elaborazione di strategie e campagne di advocacy; l’analisi confronta lo
stile della comunicazione dei vari partiti politici con la reale attività Parlamentare quantificata considerando gli atti ufficiali presentati.
Il doppio gioco dei partiti
La ristorazione tra i temi bollenti
La ristorazione è uno dei temi più caldi. La
ristorazione, non tanto per numero di menzioni (4.900) quanto per il prolifico dibattito che ha generato con oltre 326.400 interazioni tra
condivisioni, like, commenti e visualizzazioni, è il secondo tema più dibattuto. Al netto di alcune notizie provenienti dal Nord Europa relative al tentativo di riaprire i ristoranti a chi è stato vaccinato, la
discussione online è caratterizzata da un
tone of voice fortemente polemico. Sono infatti principalmente uscite incentrate sulle polemiche di ristoratori che
si sentono abbandonati dalle istituzioni e che, a differenza dell’inizio della pandemia, spesso non sono più al centro dell’interesse mediatico; piuttosto che notizie di difficili situazioni economiche che costringono a forti segnali di protesta, come denuncia
Gianluigi Paragone, o di “
paradossali misure di contenimento del contagio” che impongono il distanziamento di due metri in bar e ristoranti,
ma non creano le medesime condizioni all’interno dei mezzi pubblici (Giorgia Meloni). Sul fronte parlamentare i protagonisti per atti presentati sono il Movimento 5 stelle e Fratelli d’Italia. La Lega – che in più occasioni si è fatta portatrice degli interessi di questo settore, l'ultima uscita del leader Matteo Salvini è di questa mattina, come si può vedere nel video in testa all'articolo – registra sul tema un piccolo 5% di atti presentati, terzultima prima di LEU e di Italia Viva.
Per inquadrare meglio la questione è utile guardare anche a cosa succede negli
altri settori. Con 15mila menzioni nell'ultimo mese e un engagement da oltre 656mila interazioni,
la scuola si è guadagnata il posto di riguardo più ambito nella discussione tematica sia a livello comunicativo che parlamentare. Numerosi gli atti presentati in merito, in tante diverse forme, quali ordini del giorno, Interrogazioni, mozioni e question time, a testimonianza di un
forte interesse e impegno sul tema. Il partito più attivo è il Movimento 5 Stelle, seguito da Forza Italia, Lega e Gruppo Misto. Il 10% degli atti riguarda Fratelli d'Italia, unica forza di opposizione. Assente il Pd, nonostante una vicinanza storica al comparto scuola.
Dietro a scuola e ristorazione c'è il tema
cultura con 2.300 menzioni per musei, teatri, cinema e spettacoli, e un complessivo da 143mila interazioni. In Parlamento è ancora una volta il Movimento 5 Stelle a registrare più atti in assoluto sulla richiesta di riapertura del comparto (35%), seguito da Fratelli d'Italia (30%), Pd (15%) e FI e Gruppo Misto (10%).
Infine lo sport, con un volume di engagement pari a 130.700 interazioni. Assente la Lega, il Pd, il Movimento 5 Stelle e Italia Viva nell'attività parlamentare, è Fratelli d'Italia, con il 67% di atti presentati, a governare l'attenzione su questo tema, in coerenza con quanto comunicato anche attraverso i social.
Solo campagna elettorale?
Che cosa significa? In prima battuta verrebbe da dire che il gran chiacchierare della politica sui social non è altro che
un modo per fare campagna elettorale, ma che tra i banchi del Parlamento è ben più importante tenersi ben ancorati alle poltrone e curare gli interessi politici. Un
modo pericoloso e poco onesto, non certo nuovo per il mondo della politica, ma che ha nei social uno strumento incontrollabile. Gettare il sasso e nascondere la mano accendendo scintille che divampano in roghi negli animi degli imprenditori indeboliti da un anno abbondante di crisi non fatica a generare
proteste dure. Che, infatti, sono scoppiate proprio nelle ultime settimane tra
aperture illecite e manifestazioni in piazza o
lungo le autostrade d'Italia; per la maggior parte sono state dimostrazioni
composte, comprensibili, pacifiche, ma in altri
si è trattato di pericolosi fatti politicizzati o sporcati da atti sopra le righe come il lancio di oggetti e lo scontro con le Forze dell'Ordine a Roma.
Abile strategia di comunicazione?
Dall'altra parte la
strategia di comunicazione della politica ai tempi del Covid può essere inquadrata diversamente. Sui social si fa sì campagna elettorale soprattutto puntando su lavoratori come partite ive che rappresentano zoccoli duri dell'elettorato per partiti coma la Lega o il Movimento 5 Stelle, ma in Parlamento non è che ci si sgonfia o si fanno i propri interessi.
Il Parlamento lo si snobba proprio perchè il potere decisionale è ormai passato sempre più nelle mani del Governo, dei singoli Ministri e - naturalmente - del Premier. E allora ecco che gli atti ufficiali presentati in Parlamento diminuiscono drasticamente per lasciare spazio ai
colloqui privati. Anche perchè l'attuale Premier,
Mario Draghi non si presta al teatrino social non avendo profili e non è di formazione politica, ma più "imprenditoriale". E quindi gli incontri privati prevalgono ed è lì che i leader fanno valere ciò che postano sui social.
Decide tutto Speranza?
Una pecca questa che mette a repentaglio per certi versi il sistema democratico italiano e che accentra il potere decisionale in mani non proprio affidabilissime. Come quelle del ministro alla Salute,
Roberto Speranza ormai
etichettato come l'antagonista dei ristoranti in quanto anello comune tra i Governi Conte e Draghi che in materia di riaperture dei pubblici esercizi non hanno mostrato alcuna differenza. E allora, verrebbe anche da dire che gli atti ufficiali in Parlamento forse non si presentano più perchè ormai si sa che tanto non vengono ascoltati.
Il parere di chi ha condotto lo studio
Prova a tirare le fila
Annalisa Ferretti che ha curato il lavoro di Fb Bubbles: «Abbiamo intrapreso questo lavoro - spiega - per
capire come questo cambio di Governo avrebbe influito sulle strategie comunicative dei politici ed abbiamo rilevato che ognuno ha la sua, molto specifica e soggettiva. Noi non vogliamo arrivare a giudicare quale delle strategie sia meglio, ma seguire da vicino i comportamenti.
Non si può negare ad oggi che la strategia della Lega si sta rivelando vincente perchè poco alla volta sta ottenendo quanto richiesto. Non risentendo di frizioni interne, come invece sta succedendo per il Movimento 5 Stelle o il Pd, può permettersi di concentrarsi su obiettivi più mirati e di trattare con Draghi in colloqui "privati". Draghi rappresenta una variabile molto particolare al giorno d'oggi non essendo presente sui social e questo è un elemento di cesura. Sul fatto che le polemiche social dei partiti possono fomentare le proteste è discutibile:
il sentiment degli addetti ai lavori è altamente negativo, il loro disagio nasce dal bisogno di lavorare più che dalla spinta dei propri partiti. Chiaro che da parte dei partiti stessi è obbligo rendere conto al proprio elettorato di cosa chiederanno al Governo,
sulle modalità poi ognuno ha le sue».
Di certo c'è che
la ristorazione è centrale su tutti i tanti temi in ballo e che i
lavoratori hanno tanta voglia di tornare a riaprire quanto la gente di tornare a mangiare fuori. Le reazioni virtuali vanno di pari passo con quelle reali, di qui non si scappa, da qui bisogna ripartire.