Sul tema del "Rapporto tra comunicazione e innovazione e patrimonio culturale" si è concluso l'ultimo dei tre "Incontri ad arte" alla Casina Valadier, un percorso segnato da un confronto multidisciplinare tra enti, strutture e istituzioni al fine di rilanciare il settore del patrimonio artistico culturale. Solo attraverso nuovi modelli di comunicazione, marketing e fruizione della cultura resi tramite innovazione, strumenti digitali e competenze mirate - è stato sostenuto - sarà possibile individuare nuovi strumenti per la valorizzazione del patrimonio culturale e brand Italia nel mondo.
I relatori dell'evento alla Casina Valadier
Tutti i nomi di "Incontri ad arte"
A organizzare la serie dei talk è stato Massimiliano Montefusco, promotore del nuovo corso green e sostenibile della storica struttura neoclassica di Villa Borghese, fatta costruire da Napoleone all'inizio dell'Ottocento. A moderare il confronto tra gli ospiti è stata la storica dell'arte Giulia Silvia Ghia, neo assessore alle Politiche Culturali del Municipio I di Roma in collaborazione con Rds, la Scuola Politica “Vivere nella Comunità” e la non profit Verderame Progetto Cultura. Nel dibattito sono intervenuti Francesca Cappelletti, direttrice della Galleria Borghese, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo dell'omonima Fondazione, Stefano De Alessandri, direttore generale dell'Ansa, Paolo Boccardelli della Dean LUISS Business School, Carlotta Ventura, direttrice della Comunicazione di A2A e Stefano Ciurli, amministratore delegato di Pts Class.
Beni culturali: fondamentale il dialogo pubblico-privato
Il tema del patrimonio culturale è stato affrontato sotto vari profili: gestionali, normativi comunicativi, occupazionali, di sostenibilità ambientale ed economica, di innovazione digitale e professionale e di fruibilità estesa ed inclusiva. Ognuno degli intervenuti attraverso la propria esperienza e le proprie competenze, con riflessioni, idee collaborative e istanze, ha voluto dare un contributo alla nascita di un "cultural desk", un vero e proprio documento programmatico per valorizzare al meglio il nostro patrimonio artistico e culturale. L'obiettivo è stato quello di favorire un dialogo una la sinergia tra pubblico e privato come collettore di aziende e progetti della filiera dei beni culturali, dell'imprenditoria e e del mondo della formazione, da sottoporre alle istituzioni, in primo luogo a Roma Capitale.
«L'innovazione - ha detto Montefusco- è importante per tutte le aziende e per il nostro patrimonio lo è ancora di più e da questo dipende come si potrà sposare al futuro».
Come parlare di cultura oggi?
Ma come, oggi, si può parlare di cultura, qual è il significato di questa parola? «Non è solo una quantità di informazioni - secondo Giulia Silvia Ghia - perchè ha bisogno di essere condivisa, perchè tutti possano fruirne. Solo così la conoscenza, insieme alla consapevolezza di un passato comune, può diventare cultura».
Per Paolo Boccardelli della LUISS bisogna rimettere le competenze al centro della vita pubblica utilizzando il talento e il capitale umano soprattutto dei giovani che non è fortemente indirizzato verso la rinascita e lo sviluppo di un Paese degno di essere nel ristretto gruppo dei G8. «La formazione spesso non basta - ha detto - e in Europa siamo solo all'ottavo posto nella tecnologia del digitale. Un dato elaborato prima del Covid evidenziava che solo il 60% dei nostri musei aveva un sito web. Inoltre in Italia dove c'è il maggior numero di siti Unesco la ricchezza prodotta dal nostro patrimonio culturale è di appena 90 miliardi, davvero poco rispetto alle nostre potenzialità. Bisogna canalizzare le energie verso progetti come quello "Generazione cultura" finanziato dal Ministero dei Beni Culturali e rivolto a 60 giovani per produrre innovazione digitale. Così sono stati messi insieme due patrimoni immensi: cultura e giovani».
La cultura digitale è il linguaggio del futuro
Sul contributo delle nuove generazioni, ma come protagonisti della produzione artistica, si è soffermata Patrizia Sandretti Re Rebaudengo della Fondazione nata nel 1995 in Piemonte per sostenere i giovani talenti italiani e stranieri autori di opere contemporanee. Si tratta di artisti che vanno oltre alla pittura o alla scultura e che si esprimono con linguaggi nuovi come video installazioni o performance. È quella che si definisce arte digitale e che si avvale di un linguaggio trasversale e con collegamenti con la musica, il cinema o con i temi di attualità, spesso occupando spazi urbani o aree verdi. «La cultura contemporanea - ha detto Sandretti Re Rebaudengo - è il patrimonio del futuro».
Linguaggio tecnologico e pandemia nei musei
Il linguaggio tecnologico ha subìto per la pandemia una forte accelerazione, come ha sottolineato Francesca Cappelletti, direttrice della Galleria Borghese. «In meno di due anni - ha detto - sono stati scardinati molti stereotipi. Sono arrivata nel novembre del 2020 e poco dopo abbiamo chiuso il museo, senza poter aver il contatto col pubblico che è la funzione principale dei musei e dei luoghi di cultura. Tuttavia noi abbiamo sentito la necessità di aprire il museo in una maniera diversa, accessibile attraverso il digitale. La tecnologia però deve rispettare la storia dei luoghi dell'arte, pubblici ma anche privati come al tempo di Scipione Borghese. Qui si svolgeva un fenomeno di coesione sociale che dobbiamo recuperare: quello della conversazione, il poter discutere, il poter parlare attraverso le opere per non rischiare quello che è avvenuto in passato come non esporre un dipinto di Tiziano perchè raffigurava un nudo. Per assurdo dobbiamo insegnare le Metamorfosi di Ovidio, far sapere che ci sono dei motivi e dei momenti culturali che dobbiamo conoscere per dare il senso della storia che abbiamo alle spalle. Solo così si può comunicare il nostro patrimonio culturale con una base fortissima dei luoghi e della conoscenza della storia dell'arte. Ci siamo confrontati con questa difficoltà nell'ultimo anno e abbiamo potenziato non solo la ricerca - perchè il museo è sempre luogo di ricerca- ma anche la capacità di diffondere la conoscenza di tutto quello che avviene nel museo che deve essere visibile, come la diagnostica o il restauro con tutte le sue fasi. E questo, come l'arricchimento del catalogo on line, è stato molto apprezzato dal pubblico che segue il nostro sito. Così un museo può usare in maniera sensata la tecnologia, integrandosi con le esigenze di studio e di comunicazione e in confronto continuo con la ricerca universitaria».
Un video di un tour virtuale ha poi mostrato modelli e particolari della struttura museale. Il primo marzo alla Galleria Borghese si aprirà la mostra "Guido Reni a Roma", un artista che ha dato molto alla città con tante opere, spesso affrescando le chiese. Per questo è stata pubblicata la "Guida su Guido a Roma" per far conoscere meglio il contesto e il rapporto dell'artista con la città.
Comunicazione della cultura e lockdown
Ma soprattutto nel periodo del lockdown come è stata la comunicazione sulla cultura? Ne ha parlato Stefano de Alessandri, Ad dell'Ansa, la maggiore agenzia di stampa italiana, che ha detto come proprio durante il lockdown il pubblico abbia mostrato grande interesse alle informazioni sugli eventi artistici e sulle nuove scoperte archeologiche come quelle avvenute a Pompei. «Come ci siamo difesi - ha detto - dalle fake news e dalle false ma verosimili notizie a noi attribuite per un uso distorto del web? Abbiamo certificato le nostre con il blockchain, così ce ne assumiamo la responsabilità».
Carlotta Ventura della A2A ha invece parlato delle grandi aziende che per la loro pubblicità decidono di investire sulla cultura. Secondo un rapporto del 2019, quindi prima del Covid, 120 aziende italiane con a disposizione un budget adeguato hanno investito in partnership culturali pensando di proseguire anche in futuro in questa direzione.
Innovazione nella cultura
Il convegno è stato concluso da Stefano Ciurli della PTS Class con un intervento sul tema della innovazione, un progetto ormai imprescindibile per le aziende della cultura. «Ci saranno nuovi modi di lavorare - ha detto- per migliorare la loro gestione, e c'è molto da affrontare e da sviluppare con creatività, interazione e inclusione. Devono intuire come riposizionarsi guardando al futuro eliminando ogni problema burocratico. Ci sono 12.000 start up innovative in Italia e ben 100 in ambito culturale. Non a caso il nostro hashtag è imparare dal futuro».