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Cronache da ghetto Noi, come la Nazionale del 2006

Avete presente quando siete invitati al pranzo di Natale con tutti i parenti e avete quell'emozione che però è anche un po' non veder l'ora di tornarsene a casa? Ecco, a noi la quarantena sembra anche così.

di Federico Biffignandi
 
14 marzo 2020 | 19:29

Cronache da ghetto Noi, come la Nazionale del 2006

Avete presente quando siete invitati al pranzo di Natale con tutti i parenti e avete quell'emozione che però è anche un po' non veder l'ora di tornarsene a casa? Ecco, a noi la quarantena sembra anche così.

di Federico Biffignandi
14 marzo 2020 | 19:29
 

Primo sabato da quarantena vera. La pioggia battente, il clima decisamente più rigido rispetto agli altri giorni e un giorno in più di quarantena hanno un po’ anestetizzato l’umore in casa. A risollevare lo spirito di pallonari in grave stato d’astinenza ci ha pensato Sky che, con un abile colpo di operazione nostalgia, ha rimandato in onda nel corso della giornata le partite dei mondiali 2006, vinti dall’Italia.

Cronache da ghetto Noi, come la Nazionale del 2006

Un colpo di genio per calciofili e pure un monito per tutti noi italiani: quando siamo in difficoltà ci uniamo e vinciamo. La Nazionale di calcio che in Italia vale più di qualunque altro tipo di istituzione - laica o religiosa che sia - è stata un emblema di quello che è il popolo italiano. Nel 2006 vinse i mondiali da outsider quando l’Italia del pallone era in pieno periodo “Calciopoli” (roba di scommesse, favoritismi, corruzioni, roba marcia insomma) a 24 anni di distanza dall’altro trionfo mondiale, quello di Spagna 1982 quando l’Italia del pallone era in pieno periodo “Calcioscommesse” (roba di scommesse, favoritismi, corruzioni, roba marcia insomma).

Ma se andiamo indietro troviamo nello sport un'altra figura storica che ci ha insegnato che noi italiani nel momento del bisogno ne veniamo fuori e vinciamo, magari solo una gara, un mondiale o… un Tour de France per dare una gioia al popolo che poi si riunisce e si adopera per il bene della patria. Tour de France, sì perché nel 1948 Gino Bartali sconvolse il Giro di Francia mettendo l’ipoteca sulla vittoria il giorno dopo l’attentato a Palmiro Togliatti. Tempi duri quelli, di dopoguerra e di guerra civile.

Anche in questi tempi di coronavirus ci stiamo compattando, mantenendo pur sempre alcuni stupidi luoghi comuni o credenze, ma più sfumati. Dalle difficoltà, emergeremo, ancora. Nel frattempo l’Italia del 2006 ha sconfitto l’Australia con un rigore di Totti al 90’ (l’ho rivisto come se dovesse ancora accadere tutto, fino all’ultimo non potevo credere che quella fucilata si infilasse proprio sotto l’incrocio dei pali). Esultanza. Abbiamo anche battuto l’Ucraina ai quarti di finale e da poco abbiamo strappato il biglietto per la finale battendo i tedeschi in una delle partite più palpitanti della storia del calcio. Forse è scesa ancora qualche lacrime, battito d’emozione in questa quarantena di apatia. Ah, il calcio!

ATTENZIONE SPOILER
Tra poco più di un’ora gli azzurri scenderanno in campo per giocarsi la finalissima contro la Francia. Che si fa, non si guarda? Manco per sogno. Il clima del resto è quello di una finale mondiale là fuori per la strada dove non c’è nessuno e tutti sono nelle proprie abitazioni. La guarderò fino all’ultimo controllando con battiti da crepacuore che il rigore, l’ultimo rigore, di Grosso si infili alla sinistra di Barthez mentre lui si tuffa (spero) dalla parte opposta.


Nelle puntate precedenti:

Cronache da ghetto
Mia madre sperimenta il mutismo

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