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Viaggio in Valsesia: alla scoperta di storia, natura e sapori autentici

La Valsesia è una valle alpina della provincia di Vercelli. Dalla spiritualità del Sacro Monte di Varallo ai sapori tipici, passando per Borgosesia e i sentieri panoramici, un viaggio tra cultura, paesaggi e gastronomia locale

di Federica Borasio
 
12 dicembre 2024 | 16:30

Viaggio in Valsesia: alla scoperta di storia, natura e sapori autentici

La Valsesia è una valle alpina della provincia di Vercelli. Dalla spiritualità del Sacro Monte di Varallo ai sapori tipici, passando per Borgosesia e i sentieri panoramici, un viaggio tra cultura, paesaggi e gastronomia locale

di Federica Borasio
12 dicembre 2024 | 16:30
 

È un punto di blu del tutto particolare a tratteggiare il cielo della Valsesia, una valle alpina della provincia di Vercelli, nelle giornate più terse, in precisi momenti della mattina e poi sul fare della sera. Un colore che gli stessi valligiani chiamano “azzurro Valsesia”, per indicare una sfumatura che vira dallo smeraldo al celeste e che si fonde come in una cartolina con il verde delle vallate che, seguendo a ritroso il corso del fiume Sesia, si spingono fino ai piedi del Monte Rosa. Vivere questa zona significa prima di tutto sperimentare un territorio di resistenza umana; persone schiette, abituate alla fatica e alla vita di montagna, ma anche luoghi che raccontano di comunità profondamente legate alla propria terra, con tutte le sue asperità e ricchezze. Centro focale della valle, insieme a Borgosesia e Gattinara, è Varallo, un piccolo comune di 7mila anime situato alla confluenza tra il torrente Mastallone e il fiume Sesia, soprannominata “il cuore della Valsesia” non solo per la grande importanza storica e artistica, ma anche per la sua vocazione turistica, favorita dalla presenza del Sacro Monte.

Viaggio in Valsesia: alla scoperta di storia, natura e sapori autentici

Il borgo di Fobello

Il Sacro Monte di Varallo

Questo luogo denso di misticismo e spiritualità rappresenta senza dubbio una tappa obbligata per chi visita la Valsesia. Raggiungibile in pochi minuti di auto o con la funivia sita nel centro di Varallo, dal 2003 riconosciuto patrimonio mondiale dell’Unesco, costituisce il più antico dei nove sacri monti edificati sulle montagne piemontesi e lombarde ed è meta di pellegrinaggio già dai primi anni del Cinquecento. La sua edificazione, risalente alla fine del XV secolo, si deve al padre francescano Benedetto Caimi, che lo fece costruire con l’intento di riprodurre in questa zona una piccola Terra Santa, partendo da modeste cappelle rurali in cui riprodurre i luoghi più identificativi della vita di Cristo e rievocando al loro interno gli episodi in essi accaduti con l’utilizzo di statue e pitture che potessero favorire i credenti nella comprensione della narrazione.

Viaggio in Valsesia: alla scoperta di storia, natura e sapori autentici

Il Sacro Monte di Varallo

Dai primi anni del Cinquecento fu però l’artista valsesiano Gaudenzio Ferrari a intervenire in modo determinante sul progetto, introducendo nelle scene alcune sculture dall’aspetto estremamente realistico e dotando ogni rappresentazione di una vera e propria scenografia dedita al coinvolgimento spirituale ed emotivo dei fedeli, anche attraverso l’inserimento di dettagli riconducibili alla cultura e alle tradizioni locali. Su commissione del milanese Giacomo D’Adda, la struttura del Sacro Monte fu poi modificata nel 1565 dall’architetto Galeazzo Alessi, che diede avvio a un’opera di rinnovamento che non fu mai completata, ma che costituì la base per gli interventi dei vescovi della Diocesi di Novara in epoca di Controriforma. Sotto la regia di Carlo Bascapé (vescovo dal 1593 al 1615) e dei suoi successori, il Sacro Monte di Varallo si trasformò quindi in un grande percorso di redenzione spirituale, una sorta di catechesi visuale che univa teatro, racconto sacro, arte, architettura e natura.

Viaggio in Valsesia: alla scoperta di storia, natura e sapori autentici

Dettaglio di una della Cappelle del Sacro Monte di Varallo

Albergo Ristorante Sacro Monte

Dopo aver rinfrancato lo spirito, per ristorare anche il fisico all’interno del parco del Sacro Monte vive da secoli l’Albergo Ristorante Sacro Monte, dimora storica voluta dal Vescovo Bascapè nel 1594 per ospitare gli artisti e i pellegrini.

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Albergo Ristorante Sacro Monte a Varallo

Situato all’ingresso del percorso di visita, è gestito da tre generazioni dalla famiglia Perrone, che accoglie gli ospiti con 24 camere e un ristorante aperto anche alla clientela esterna, dove gustare piatti (e vini) tipici della tradizione locale, dal tortino di zucca con fonduta di toma Maccagno al risotto con riduzione al Gattinara.

Località Sacro Monte, 14 13019 Varallo (Vercelli)
Tel +39 0163 54254

Visita al centro di Varallo

Terminata la visita alle 48 cappelle del Sacro Monte, l’itinerario può proseguire alla scoperta del centro di Varallo. Lasciata alle proprie spalle via Roma per percorrere il centralissimo corso Umberto I, il Teatro Civico da un lato e la Collegiata di San Gaudenzio dall’altro introducono a un brulicare di negozi e botteghe storiche in cui acquistare non solo prodotti tipici - dalle tome alla mocetta valsesiane - ma anche oggetti di artigianato locale tra cui gli scapin, calzature di origine walser simili a delle pantofole, e i puncetti, bellissimi pizzi ad ago di grande valore artistico e culturale.

Viaggio in Valsesia: alla scoperta di storia, natura e sapori autentici

Santa Maria delle Grazie a Varallo

Poco più in là, non distante dal ponte Antonini affacciato sul torrente Mastallone, sulla destra si ha accesso alla parte più antica della città: il borgo medievale, un crocevia di storiche contrade con nomi che riportano ai prodotti un tempo maggiormente smerciati, come il burro, il vino o la tela. Perdersi tra questi vicoli è come fare un salto indietro nel tempo, circondati da vecchie insegne e piccoli negozi ancora in attività. Qui, al civico 12 di via Camaschella, dal 1968 vive la macelleria Borgatta, bottega d’antan che è una vera istituzione dove acquistare ottime carni bovine, suine e ovine accanto a salumi di produzione propria. Percorrendo pochi metri ci si imbatte poi nella piccola ma deliziosa piazzetta San Carlo, definita anche “Il salotto di Varallo” per il suo ruolo centrale nella vita cittadina, sede del Palazzo dei Musei, terzo per importanza in tutto il Piemonte con, al suo interno, la Pinacoteca e il Museo Civico di Storia Naturale intitolato a Pietro Calderini.

Viaggio in Valsesia: alla scoperta di storia, natura e sapori autentici

Mastallone e il Ponte Antonini

Particolarmente sentito nella tradizione valsesiana è il Carnevale, che accanto all’Alpàa, festa dell’Alpe che a metà luglio porta a Varallo circa 150mila presenze, costituisce uno dei più importanti momenti di aggregazione per l’intera comunità. A partire dal 6 gennaio e fino al Mercoledì delle Ceneri, infatti, Varallo si anima con le maschere di Marcantonio Carlavèe e della sua consorte Cecca, che organizzano feste, balli e cene per portare gioia e solidarietà a tutti i cittadini, soprattutto bambini e anziani. Questo è anche il periodo in cui gustare la tipica paniccia, un minestrone realizzato con verdure locali originariamente destinato ai detenuti e ai meno abbienti.

Mangiare e dormire a Varallo

Albergo Italia

Viaggio in Valsesia: alla scoperta di storia, natura e sapori autentici

Albergo Italia a Varallo

Organizzare il proprio itinerario in Valsesia sottintende scegliere anche una struttura in cui trovare ospitalità. E proprio nel centro cittadino, da oltre 200 anni l’Albergo Italia è un punto di riferimento per chi visita queste valli. Convento delle Orsoline fino alla fine del ‘700, fu trasformato in albergo intorno al 1810, con le alienazioni napoleoniche, e il suo ristorante è ancora oggi molto frequentato anche da clienti esterni per i suoi piatti tradizionali, dalla trippa del martedì (giorno di mercato) alle lumache, dalla bagna cauda ai risotti.

Corso Roma, 6 51106 Varallo (Vercelli)
Tel +39 0163 51106

Hostaria di Bricai

Viaggio in Valsesia: alla scoperta di storia, natura e sapori autentici

Hostaria di Bricai a Varallo

A pochi metri dall’ingresso della funicolare per il Sacro Monte (la più ripida d’Europa, ndr) e dalla chiesa di Santa Maria delle Grazie, dove ammirare la maestosa “Parete Gaudenziana”, nella splendida cornice del parco del Muntisel da non perdere è l’Hostaria di Bricai, progetto riuscitissimo dello chef Giorgio De Fabiani e della moglie Chiara Maccagnan che, abbandonata Milano e due carriere rispettivamente nelle certificazioni energetiche e nei finanziamenti per le imprese, hanno sposato la Valsesia per dare seguito al loro sogno. Oggi, in una dimora in tipico stile locale, dall’atmosfera accogliente e familiare, offrono un servizio impeccabile ma non affettato, a corredo di una cucina fatta di ricerca e grandi prodotti locali, interpretati in modo mai scontato. Piatti iconici: il cotechino della Valsesia con vellutata di topinambur e mostarda fatta in casa, ma anche il coniglio nostrano in porchetta con patata morbida all’olio evo e, a chiudere, il cremoso alla nocciola con gelato al miele di rododendro di produzione propria.

Via Fiume, 1 13019 Varallo (Vercelli)
Tel +39 0163 77264

Laboratorio artigianale La Miacceria

Per immergersi totalmente nella tradizione valligiana, meritano un assaggio anche le tradizionali miacce valsesiane, cialde tipiche della cultura walser realizzate con un impasto usato come sostituto del pane, cotto su piastre di ferro (fèri da mujàcc) messe direttamente sul fuoco e poi imbottito con farciture dolci o salate. Nel Laboratorio artigianale La Miacceria di piazza Calderini si possono trovare diverse varianti: dalle classiche cotto e toma; speck e brie o burro, sale e saleggia alle “speciali” con toma e mocetta valsesiana o con lardo, toma, noci e miele. Dalle vegetariane con formaggi misti ed erbe di montagna alle dolci con burro e zucchero o confetture.

Oltre Varallo: i prodotti da non perdere nei dintorni

Quando si parla di Valsesia del gusto, le specialità da conoscere non si limitano solo al perimetro di Varallo. A Nosuggio, a circa 15 minuti di auto in direzione nord, vale una visita l’azienda agricola Valmastallone, dove Federica Ferro e il compagno Claudio hanno recuperato campi e orti in disuso per dedicarsi alla coltivazione sostenibile di zafferano e alla produzione di miele (proposto anche in combinazione con lo zafferano), aceto di mele e olio di noci. Dalla sinergia con alcune realtà locali realizzano anche sfiziosità come i biscotti e il panettone allo zafferano, i confetti con mandorle piemontesi e zafferano, le tome allo zafferano e Azafràn, la birra nata dall’incontro tra lo zafferano della Val Mastallone e la birra del Monte Rosa.

Viaggio in Valsesia: alla scoperta di storia, natura e sapori autentici

Zafferano dell'Azienda agricola Valmastallone

Percorso ancora qualche chilometro in direzione nord si raggiunge Fobello, comune di poche centinaia di anime sulle sponde del torrente Mastallone divenuto celebre per aver dato i natali a Vincenzo Lancia, patron dell’omonima casa automobilistica. A conferma della grande ricchezza di questa valle, anche qui sono almeno due gli indirizzi da segnare in agenda: il primo è quello che conduce all’ingresso de I Biscutin dal Strii, la bottega in cui Anna Maria Tirozzio realizza biscotti artigianali di montagna che sono delle piccole magie. Il suo cavallo di battaglia è la pasta frolla, sublimata in proposte come i Rovi dal Carrett, semplicissime ciambelline di pasta frolla con zucchero a velo, i Falispi (frolla montata al miele millefiori bio e noci Valier) e i Piovi (biscotti di pasta frolla con sale, miele, latte e zucchero di canna). Quindi i Sajetti, a base di albumi e vaniglia Bourbon; i Ciovetti (sablè con farina di riso); i biscotti Gaudenzio (impasto alle spezie con farina bio di avena) o ancora i Tenc, con impasto al cacao amaro del Madagascar. Una curiosità: il nome, che letteramente significa “I biscottini delle streghe”, si rifà a un luogo specifico nel cuore del bosco che da Cervetto porta alla frazione di Torno, chiamato “Al Pianel dal Strii”. Qui, da bambina, Anna Maria pensava che le streghe si riunissero all’imbrunire, dopo il suono dell’Ave Maria, per operare nell’oscurità i loro sortilegi.

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Anna Maria Tirozzio e i Biscutin dal Strii (Foto: A. Cerchi)

Altra sosta imperdibile nel centro di Fobello è quella al Forno Vulaiga, dove il geniale Eugenio Pol, detto appunto “Vulaiga” (che in dialetto valsesiano indica la prima neve, quella che volteggia leggera nell’aria, ndr), si dedica all’arte del pane e all’antica tecnica della fermentazione naturale, continuando a sperimentare con la dedizione di un chimico - questa la sua formazione - e la passione di un romantico, scegliendo personalmente le farine da unire alla purissima acqua della Valle. Chi ha assaggiato il suo pane difficilmente se lo dimentica, per profumo, consistenza e durevolezza. Una vera e propria chicca, scelta non a caso da diversi ristoranti stellati: da Aimo e Nadia a Enrico Bartolini, passando per Luisa Valazza, Igor Macchia, i fratelli Damini e Massimiliano Alajmo, per citarne alcuni.

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La toma della Valsesia

Ripresa la macchina per rientrare verso Borgosesia, i wine lover possono prevedere anche una piccola digressione enoica, dapprima in direzione Gattinara, patria dell’omonimo vino Docg che regala alcune delle interpretazioni più interessanti del nebbiolo. Tra le cantine più rappresentative dell’areale, accanto a nomi noti come Travaglini, vi è anche la cantina Il Chiosso, progetto nato nel 2007 per volontà di Marco Arlunno e Carlo Cambieri, enologo figlio d’arte il primo (la famiglia è proprietaria dell’azienda agricola Mirù di Ghemme, ndr) e ingegnere appassionato di vino il secondo, che hanno scelto di investire nei vini dell’Alto Piemonte - Gattinara da un lato, Ghemme e Doc delle Colline Novaresi dall’altro - per affermare in un unico brand la voce del territorio.

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Particolare della cantina Il Chiosso

Un vitigno, il nebbiolo, tra i più territoriali al mondo, che attinge dai suoli e dai microclimi per dare, prima nel frutto e poi nel calice, qualcosa di estremamente diverso: terreni prevalentemente argillosi per la zona del Novarese, suoli vulcanici per il territorio di Gattinara che regalano sorsi ora più asciutti, ora più minerali, ma sempre persistenti ed eleganti, di grande piacevolezza. Tante le etichette in produzione, tra cui spiccano il Gattinara Docg “Galizja”, ma anche il Ghemme Docg, il Colline Novaresi Nebbiolo, il Fara Doc, la Vespolina delle Colline Novaresi e il “Ficorosso”, blend di nebbiolo, uva rara e vespolina.

Cambiando provincia, a Vigliano Biellese, merita una visita anche il Castello di Montecavallo, storica realtà gestita oggi dai fratelli Martina e Tomaso Incisa della Rocchetta, che danno seguito a una lunga tradizione vitivinicola affiancando all’attività della cantina – con la struttura storica oggi adibita a museo e quella moderna in funzione nei locali delle ex scuderie – anche quella dell’ospitalità.

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I vini del Castello di Montecavallo

Il castello, infatti, mette a disposizione tre eleganti camere con arredamenti d’epoca, immerse nella quiete di un grande parco secolare. Anche qui, diverse interpretazioni di nebbiolo danno vita a tre differenti etichette: si va dal Coste della Sesia Rosato “Indero”, succoso ed elegante, al Coste della Sesia “Cajanto”, un rosso persistente e speziato frutto dell’unione del nebbiolo con la vespolina, fino al Coste della Sesia “Aralcader”, nebbiolo da invecchiamento (1 anni di affinamento in botti di rovere e 1 in bottiglia) che alterna note di frutta rossa in confettura a sentori tostati di legno e vaniglia.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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