Viaggio ad Amboise, angolo di Loira dove morì Leonardo
La valle francese è molto nota per i castelli, ma ce n'è uno particolarmente apprezzato per via della lunga storia e per culture che si intrecciano nell'architettura. Emozionante il maniero Clos Lucè
La valle della Loira è punteggiata di castelli: ce ne sono molte dozzine che stupiscono il visitatore e meritano la visita, ciascuno con la sua specificità e unicità sia architettonica, sia storica, sia artistica: per gli appassionati turisti italiani è veramente una meta irrinunciabile e una destinazione amata al pari di Parigi e della Costa Azzurra, le due destinazioni che nell’immaginario collettivo si associano maggiormente al paese d’Oltralpe. Tra tutti i castelli però un posto davvero speciale è occupato da Amboise, un paese grazioso di 13mila abitanti situato proprio sul fiume tra Orléans e Tours, più vicino a quest’ultima città: qui trascorsero gli ultimi anni della loro vita Carlo VIII, che vi morì nel 1498 e Leonardo da Vinci di cui si è da poco ricordato il quinto centenario della morte che avvenne il 2 maggio 1519.
Amboise, crocevia di culture
Amboise è nota per il castello reale omonimo iniziato nel Quattrocento, ma ultimato solo durante il regno di Francesco I, nel terzo decennio del XVI secolo. Vi si entra penetrando nella cerchia dei bastioni, superando un antico passaggio difeso dalla guardia di guarnigione e un primo ponte levatoio. Si giunge così alle terrazze del castello da cui si apre una gran vista panoramica sulla Loira. Le costruzioni del XV e XVI secolo, i giardini in dolce pendenza e le due torri di enormi dimensioni colpiscono subito lo sguardo. Durante il Rinascimento questo castello reale fu trasformato in un palazzo, simbolo della sua potenza del sovrano, luogo di convergenza delle attività politiche, economiche e artistiche di Francia.
Differenti correnti stilistiche qui si incrociarono provenendo dalle Fiandre e dall’Italia, di cui i francesi ammiravano molto la vitalità e l’innovazione artistica. L’invito a corte di numerosi artisti e letterati italiani la cui influenza si mescolò presto al gusto del grande gotico francese fu in grado di creare uno stile elaborato e originale, quello del primo Rinascimento francese, un po’ in ritardo rispetto alle date italiane, ma di grande spettacolarità. Centro del potere del regno, per quasi due secoli questo castello fu luogo di residenza o di soggiorno di tutti i re Valois e Borbone, teatro di molti eventi politici, con nascite, e sposalizi di principi e futuri regnanti, sanguinose congiure, dichiarazioni di guerre ed editti di pace. In ogni modo questa robusta fortezza assicurò a lungo totale sicurezza alla famiglia reale. Qui vi nacque Carlo VIII, Francesco I e sua sorella Margherita, i figli di Enrico II e Caterina de’ Medici e tra queste mura furono allevati. Il complesso di costruzioni e giardini, protetto dalla città da un’alta cinta muraria tutt’intorno, si visita con un percorso ben studiato e guidato dall’Histopad, un tablet multilingue ricco di informazioni che permette a ciascuno di approfondire la visita con i propri ritmi.
Nei dintorni...
A poca distanza, neanche 500 metri, raggiungibile a piedi con una breve passeggiata in lieve salita, si trova il più piccolo maniero del Clos Lucé di proprietà privata, legato ai ricordi di Leonardo da Vinci. Questa residenza in mattoni rosa e in pietra di tufo fu costruita nel 1471 su fondamenta gallo romane da Etienne le Loup, consigliere del re Luigi XI. Acquistato nel 1490 da Carlo VII grazie anche al suo bel giardino di alberi d’alto fusto con corsi d’acqua e laghetti divenne residenza delle vacanze dei re di Francia. Nell’autunno del 1516 Leonardo da Vinci già anziano lasciò l’Italia ed accettando l’invito del re raggiunse questo castello con il suo fedele discepolo Francesco Melzi.
Attraversò le Alpi portando con sé i suoi preziosi manoscritti enciclopedici e i tre dipinti a lui più cari, la Gioconda, Sant’Anna, e San Giovanni Battista: qui iniziò la storia francese di questi tre capolavori oggi esposti al Louvre. Francesco I mise a disposizione di Leonardo la sua residenza estiva e una pensione principesca, solleticando anche la sua ambizione attribuendogli il roboante titolo di primo pittore, ingegnere architetto del re. Circondato dall’affetto del giovane monarca, che lo considerava come un padre e lo andava a trovare spesso per discutere con lui, nonché dall’affetto della sorella Margherita di Navarra, Leonardo in questo luogo fu libero di sognare, pensare e lavorare nei suoi ultimi anni incredibilmente proficui di idee.
Moltiplicò i suoi progetti e apportò gli ultimi ritocchi alle sue opere occupandosi di urbanistica e di opere idrauliche. Concepì un progetto per raggiungere più facilmente l’Italia che consisteva nel collegare la valle della Loira a Lione attraverso un sistema di canali e chiuse. Immaginò per il re un enorme palazzo in una città ideale rinascimentale per fare di Romorantin una nuova Roma. Indubbiamente questo progetto ispirò poi da vicino le architetture innovative e meravigliose del castello di Chambord in particolare per le sue due innovazioni fondamentali, la pianta centrale a croce e l’indimenticabile scala centrale a doppia rivoluzione che affascina chiunque si sia recato in visita a Chambord. Leonardo organizzò anche numerose feste reali con effetti speciali e mise in scena in particolare una sontuosa festa del Paradiso.
Morì al Clos Lucé all’età di 67 anni: è emozionante visitare la camera dove l’artista lavorò e si spense e il suo ultimo laboratorio ricostruito a immagine di una bottega del Rinascimento. Il tempo si è fermato nel laboratorio di pittura e in quello di scultura e di disegno. Si visitano anche le sale rinascimentali, lo studiolo, le biblioteche, la cappella, la cucina e la sala di modellini. Il grande parco che circonda il castello è oggi animato da costruzioni che ricordano i progetti leonardeschi, con inoltre una grande mostra permanente, ristoranti e boutique. Nei mesi estivi del 2022 è stato qui esposto il famoso dipinto di il San Girolamo proveniente dai Musei Vaticani, un capolavoro emblematico e incompiuto del maestro, intorno al quale la critica d’arte ancora oggi discute.
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Alberto Lupini