Ci sembrava di esserci quasi riusciti: finito lo Stato di Emergenza, via progressivamente le restrizioni, l’arrivo delle belle giornate e gli italiani che non stanno più nella pelle di riprendersi vacanze e viaggi. E invece no! Perché tra caro benzina e caro bollette, aprendo il conto in banca, saranno in molti che dovranno dire addio alla “cara” vacanza… o nella migliore delle ipotesi a ridurre drasticamente i giorni di villeggiatura. In barba alle previsioni rosee che vedono la prossima estate come quella della ripresa. Una ripresa che sarà, infatti, più lenta del previsto se il settore, pur naturalmente giustificato dalle pesanti perdite subite dai lockdown e, ora dai rincari energetici e non dovuti anche alla guerra in Ucraina, seguirà la strada del serpente che si morde la coda: scaricare sul consumatore finale i maggiori costi attraverso un incremento generalizzato delle tariffe al pubblico. Una strategia che sul lungo periodo sarà disastrosa perché, come dicevamo, se gli italiani possono fare ben poco con le bollette di luce e gas o con i rincari del carrello della spesa, taglieranno quello che riescono, in primis vacanze e cene al ristorante. E, se la matematica non è un’opinione, considerando le stime del Codacons «una vacanza di 10 giorni costerà quest'anno fino al +15%, considerando le spese per spostamenti, pernottamenti, cibi e servizi, passando da una media di 996 euro a persona del 2021 ai 1.145 euro del 2022, con un incremento che sfiora quota +150 euro pro capite», possiamo di certo arrivare a dire che le prossime vacanze estive saranno un lusso per pochi.
Lievitano i costi per le vacanze nel 2022
Albergo, traghetto, ristorante, quanto mi costi!
Calcolatrice alla mano i conti sono presto fatti (e sono preoccupanti), pensando che sono relativi a marzo 2022, rispetto a marzo 2021 (un mese considerato ancora “freddo” e non propriamente da vacanza, dove al mare non si va e la stagione sciistica è ormai praticamente conclusa): secondo i dati dell’Unione nazionale consumatori le tariffe degli alberghi sono già salite rispetto allo scorso anno del 9,7%. Ma se al posto dell’hotel optassimo per altro? Niente da fare: andare in un villaggio vacanze o in un campeggio costa il 7,2% in più, in una pensione, bed and breakfast o agriturismo il 4,5%. Per spostarci in nave dobbiamo fronteggiare un incremento del 10,1% sui prezzi dei biglietti. Andare al ristorante costa il 3,1% in più, ancora peggio se volessimo andare in pizzeria, +3,7%! E ancora visitare un museo costa il 7,4% in più rispetto a un anno prima; andare in piscina o in un impianto sportivo il 4%. Sempre sopra al 3% anche parchi di divertimento e cinema, entrambi a +3,1%. Insomma, da qualsiasi parte la si guardi per cercare di “fare la cresta” la faccenda è davvero complicata. E, come dicevamo, stiamo parando solo di marzo.
Trend in peggioramento nei prossimi mesi
Quindi la domanda sorge spontanea: cosa succederà da qui all’estate? Secondo Mauro Antonelli, responsabile dell’Ufficio Studi dell’Unione Nazionale Consumatori, come riporta today.it, il pericolo, ormai certo, è che questo trend non si fermi: «Temiamo dei rincari ancora maggiori ad aprile, ed è possibile che alcuni operatori stiano sfruttando la fine delle restrizioni per rifarsi delle perdite accumulate negli ultimi due anni. Considerando marzo come un mese tipicamente non turistico, siamo preoccupati che ad aprile ci possa essere una vera e propria esplosione. I rincari sono in parte dovuti anche all’aumento delle bollette registrati negli ultimi mesi un problema di cui si sono lamentati soprattutto gli albergatori. Ma ad aprile i riscaldamenti si spengono e si va verso l’estate, un periodo in cui le bollette impattano meno sulle strutture. Le vere vacanze inizieranno da giugno e sarà necessario vedere l’andamento del trend per capire se i prezzi avranno continuato a lievitare. Una situazione, quella legata ai costi energetici, che resta condizionata anche da quello che sta succedendo in Ucraina».
Codacons: «Aumenti indecenti»
Stessa preoccupazione per il Codacons che parla di aumenti “indecenti”: «Le vacanze estive degli italiani saranno caratterizzate da una raffica di rincari che porteranno la spesa complessiva della villeggiatura a crescere fino al +15% rispetto allo scorso anno. Gli ultimi dati Istat sull'inflazione registrano una forte crescita dei listini del comparto turistico, con le strutture ricettive che già oggi hanno applicato aumenti medi del +9,3% su base annua. Un trend che proseguirà e si intensificherà nei prossimi mesi, coinvolgendo non solo alberghi, villaggi vacanza e strutture varie, ma anche il comparto dei trasporti e dei servizi vacanzieri».
Se, come sottolinea il presidente Carlo Rienzi, «gli operatori turistici stanno scaricando sui consumatori finali i maggiori costi energetici determinati dal caro-bollette, attraverso un incremento generalizzato delle tariffe al pubblico», questa politica alla lunga non pagherà perché gli italiani non partiranno impossibilitati a sostenere tali spese.
Davvero è colpa dei rincari? Il caso degli aerei
Il sentore che i rincari siano dovuti anche più alla “volontà” degli operatori di rifarsi in fretta dalle perdite di questi ultimi anni arriva anche dallo strano caso dei biglietti aerei.
In questo settore, di certo massacrato dalle restrizioni della pandemia e dove il costo carburante pesa, i rincari hanno avuto un andamento particolare: nel mese di marzo i voli intercontinentali hanno fatto registrare un aumento dei prezzi del 7,8%, mentre il costo dei voli nazionali è diminuito addirittura del 30,2%. Il che ci fa dire con sicurezza che non può dipendere solo dal costo carburante che, di fatto, avrebbe dovuto interessare tutti i voli. Se aggiungiamo che il prezzo dei voli intercontinentali tra febbraio 2022 e marzo 2022 è diminuito dell’11,1%, mentre quelli nazionali sono aumentati del 18,8% nello stesso periodo, possiamo dire che il motivo sia dovuto più alle scelte delle compagnie aeree che conseguenza degli altri rincari.
Serve abbassare i prezzi
Un esempio che deve essere certo un monito: se dobbiamo puntare alla ripartenza, occorre stare attenti a non cadere nell’errore del “vincere facile a tutti i costi”: l’unico modo è abbassare i prezzi, per permettere agli italiani di partire e così rimettere in moto la macchina del turismo, che magari sì sarà ancora un po’ lenta ma almeno no si fermerà “dopo pochi giorni di vacanza”.