Le circostanze dell’ultimo anno e mezzo hanno costretto il nostro sistema turistico (posto che di “sistema” si tratti) a diventare più efficiente nel breve termine e più sostenibile nel medio termine. Insomma, non è più possibile adattare i vecchi modelli alle nuove circostanze. Da tutto ciò non è assolutamente esentato l’enoturismo che, anche in virtù della legge vigente, non solo può, ma innanzitutto deve accelerare il cambiamento già in atto, con focus principali sui nuovi canali di comunicazione e distribuzione, sull’adozione dei media digitali ben consapevoli che la tecnologia è in rapida evoluzione. C’è un business model da ridisegnare. Lo impone lo scenario attuale. A tale scopo, si è effettuata survey su variegate realtà enoturistiche del nostro Paese, ne sortiscono indicazioni molto interessanti, a loro volta latrici di spunti di riflessione.
Non solo wine lover, in cantina arrivano turisti alla ricerca di esperienze bucoliche
Partiamo dalla verde Umbria. Siamo da Devis Romanelli, patron dell’omonima azienda vitivinicola ubicata nel cuore dell’area del Montefalco Sagrantino Docg. Lucida la constatazione di Romanelli circa la commutazione degli enoturisti dal “prima della pandemia” al “dopo pandemia”: «Il pubblico che frequenta le cantine nel post covid è diverso. Infatti, allo zoccolo duro che frequentava le aziende seguendo lo schema visita-degustazione-acquisto si è aggiunta una fetta importante di persone in cerca di esperienze bucoliche, meno interessate all'acquisto e più interessate a godere dell’esperienza in cantina. Richieste di pranzi, aperitivi e cene sono all’ordine del giorno. Noi ad oggi non siamo in grado di rispondere positivamente a queste richieste semplicemente perché non è il nostro lavoro».
Proposta che vince non si cambia: focus su prodotti propri e loro storia
Ma l'alternativa c'è: «Enoteche, ristoranti, bistrot sono cresciuti negli ultimi anni nel territorio del Montefalco sia dal punto di vista numerico che qualitativo offrendo esperienze di ottimo livello a tutti gli avventori, oltretutto spesso in contesti meravigliosi; piazze, vicoli e giardini offrono panorami mozzafiato nei nostri borghi medievali», rivela Romanelli. Il focus della quotidianità per l'azienda Romanelli è invece il vino (e anche l'olio), la sua produzione e promozione; «tutto il resto, seppur potenzialmente fonte di reddito, rischia di distoglierci dai nostri obbiettivi». Pertanto, la scelta per il 2022 sarà di mantenere i pacchetti già strutturati nel 2021: «Focus sui nostri prodotti e la loro storia raccontata in un ambiente all’aperto immerso tra oliveti e vigneti, cibo di territorio sempre di alta qualità solo per accompagnare la degustazione. Conterremo i prezzi tra i 15 e i 30 euro», anticipa Romanelli.
Devis Romanelli: «L'attività turistica in cantina è solo una parte di un'offerta che deve crescere di pari passo»
E sulla valenza strategica delle presenze di enoturisti non solo italiani, Devis Romanelli aggiunge: «Legare l'enoturismo solo alle attività in cantina sarebbe sbagliato se poi intorno c' è il deserto. Le attività enoturistiche fatte in cantina sono una parte dell’offerta e di pari passo deve andare la crescita di tutto il territorio. Alberghi, agriturismi, ristoranti, enoteche, attività come escursioni, visite guidate e tutto ciò che possa valorizzare il territorio mostrandolo al turista nella sua forma migliore sono essenziali per lo sviluppo dell’enoturismo. Serve un’offerta variegata e di qualità. Nelle città del vino l’enoturismo deve essere protagonista ovunque non solo nelle cantine, deve poter mostrarsi con la tradizione e con l’ambiente, sia urbano che campestre, deve essere nel cuore delle persone che abitano i nostri borghi e non solo di chi ne ha fatto un lavoro». Insomma, il lavoro grande sui borghigiani affinché divengano essi gli affabili raccontatori dei loro territori.
Nell’accomiatarci da Romanelli, ci sovviene una domanda che faremo anche agli altri amici che incontriamo durante il viaggio. La domanda è: “Posto che tu debba indicare tre tuoi vini, ma proprio solo tre, da suggerire in degustazione agli enoturisti di oggi, quali bottiglie proporresti ? L’indicazione, affinché il gioco funzioni, è che la risposta sia secca e precisa. Devis si attiene così ci risponde: «Le Tese, Molinetta, Medeo».
In presenza, virtuale o in bici: Villa Sandi propone sei wine experience diverse
Dalla verde Umbria, viriamo verso le dolci colline del Nord-Est ed incontriamo Flavio Geretto, global export Director di Villa Sandi. Lo ascoltiamo volentieri: «In Villa Sandi è un "quando" e non un "se" che l’enoturismo andrà a costituire specifica business unit. Si tratta di allocare le adeguate risorse. Pe ril momento, nel solco di una vision ben chiara e ben praticata, sono schedulate e comunicate sei wine experience. Esse sono state progettate per essere scalabili, ovvero intese come tappe di un percorso al compimento del quale, in edutainment, si acquisiscono concetti e nozioni sul mondo del Prosecco». Ma, dai precedenti lockdown cagionate, ci sono anche le esperienze virtuali: «Si acquista il kit, le bottiglie giungono alla dimora dell’enoturista temporaneamente virtuale e si partecipa alla degustazione guidata dall’esperto presente in cantina. Anche queste visite sono concepite in approccio cosiddetto scalabile», spiega Geretto. Infine, in piena sintonia con il trend emergente che vede il connubio tra il turismo ciclabile e l’enoturismo, Villa Sandi propone anche percorsi in e-bike tra le colline Patrimonio dell’Umanità con soste in cantina per degustazioni mirate dove oltre al vino c’è anche l’opportuno cibo. Insomma un approccio all'enoturismo «non solo in b2c, individuando come target unico l’end user, bensì anche in b2b, individuando come target i nostri dealer e i nostri clienti ristoratori nel mondo», afferma Geretto.
Alla domanda delle tre bottiglie, Flavio Geretto così risponde: «Comincerei con il nostro Prosecco Doc Rosè Villa Sandi 2020, proseguirei con il Prosecco Superiore Docg Asolo e concluderei con il Prosecco Valdobbiadene Docg 120».
Flavio Geretto
Vigne Chigi si prepara ad accogliere gli e-biker per far loro conoscere vino e territorio
In discesa verso il Sud, facciamo tappa da Giuseppe Chillemi, patron di Vigne Chigi, vigneti e cantina nella fertile Terra di Lavoro, in provincia di Caserta, in Campania. Piena sintonia con Villa Sandi per il discorso e-bike: «Stiamo agevolando l’arrivo in cantina dei cicloturisti con bici elettrica. Abbiamo predisposto la colonnina per la ricarica affinché la loro sosta presso di noi sia ancor più confortevole». Lucide le argomentazioni di Chillemi: «Il vino non è un prodotto costituito da un recipiente chiamato bottiglia e da una bevanda che è il vino propriamente detto. Così fosse sarebbe quasi una commodity e sappiamo bene che invece, soprattutto qui in Italia, proprio commodity non è. E perché non è commodity? Perché, guarda caso, quella bevanda denominata vino, è funzione del territorio; da esso non può prescindere. Ne consegue che mai si saprebbe apprezzare pienamente un calice se di quel vino non si conoscesse il territorio di provenienza dei vigneti. E ciò lo si ottiene solo andando in cantina e in vigneto, calpestando la terra che sta tra i filari: così pregusti la magia del vino».
Ovviamente l’enoturismo è anche business: «Da vitivinicoltore potrei anche guardare al mio “cassetto” e ritenermi soddisfatto se dalla visita dell’enoturista vedo, dico una cifra a caso, un incasso di 50 euro. Ma la soddisfazione piena non sta nei 50 euro, o almeno non sta solo nei 50 euro, bensì molto e molto di più sta nel fall-out sul territorio che viene stimato in fattore 4. Ecco, è qui, il business vero e pieno dell’enoturismo: la ricaduta benefica sul territorio».
Alla domanda sui tre vini, immediata la risposta di Chillemi: «Pallagrello Bianco, Pallagrello Nero, Casavecchia».
Vino e e-biker, l'abbinata funziona sempre di più
Da Carpineto la passeggiata tra i filari e la degustazione sono le basi
E dalla Campania, risaliamo la Penisola per fare gioiosa sosta in Toscana. Siamo nella tenuta di Montepulciano dell’azienda vitivinicola Carpineto. Ad accoglierci Antonio Michael Zaccheo e Caterina Sacchet, seconda generazione della Carpineto. Circa l’offerta di enoturismo, ascoltiamo Zaccheo: «Attualmente nella tenuta di Montepulciano i pacchetti sono tre. Ciascuno di essi comprende la visita con passeggiata tra i vigneti e degustazione guidata. Il primo pacchetto è maggiormente concentrato sulle varie denominazioni a base sangiovese, espressione del territorio. Il secondo abbina alla degustazione un picnic. Il terzo contempla un light lunch con prodotti tipici e verdure. La durata è all’incirca di un’ora e mezza e il prezzo medio dei pacchetti è di 25 euro».
Antonio Zaccheo
Nuovi trend? «L'edutainment»
Ancora Zaccheo circa i nuovi trend dell’enoturismo, con occhio particolare alla domanda proveniente dall’estero: «L’enoturismo può essere uno strumento per raggiungere un nuovo consumatore della categoria "viaggiatori e turisti" e che non necessariamente ha già un legame, una conoscenza approfondita, del mondo del vino. L’esperienza enoturistica serve a fare edutainment e a fargli vivere una deliziosa esperienza cognitiva ed emozionale, di quelle che non si dimenticano. Trasmettiamo nozioni, concetti, emozioni».
Caterina Sacchet ci svela le tre bottiglie: «Il Chianti Classico, il Vino Nobile di Montepulciano Riserva, il Brunello di Montalcino, cioè le tre denominazioni storiche della Toscana, le tre declinazioni di sangiovese in tutte le loro più diverse sfumature».
Scacciadiavoli, aspettative promettenti per l'enoturismo autunnale
Restiamo al centro e torniamo in Umbria, proprio a Montefalco. Incontriamo Liù Pambuffetti, la giovane patronne dell’azienda vitivinicola Scacciadiavoli. Anche qui le proposte di fruizione sono ben comunicate e sono tali da esaudire variegati desideri degli enoturisti. Ci dice Pambuffetti: «Sicuramente nonostante il Covid i numeri dell'estate e anche di questo inizio autunno sono molto promettenti. Penso che anche i turisti stranieri opteranno spesso per l'aria aperta quindi nostro maggior dovere è essere pronti a ricevere con dei servizi di qualità e personalizzati anche gli stranieri che vorranno visitarci. Il tour guidato della cantina e una breve susseguente degustazione al banco di tre vini è da noi erogato gratuitamente. Per esaudire desideri di maggior conoscenza e di più ampia ed approfondita degustazione, proponiamo soluzioni a scalare che vanno dalla degustazione di due spumanti con due cibi in appoggio, al prezzo di cinque euro, fino alla degustazione di tutti i vini Scacciadiavoli, con tagliere di bruschette, formaggi e salumi, insalata fredda e porchetta, e gadget in omaggio al prezzo di 30 euro».
Le tre bottiglie? Ecco la risposta di Pambuffetti: Spumante Rosè, Spoleto e Montefalco Sagrantino.
Per un enoturismo di qualità il territorio viene prima della cantina
Torniamo in Campania e precisamente nel Sannio. In visita alla cantina La Guardiense. Conversazione con la referente per l’enoturismo, Titina Pigna, membro del cda de La Guardiense. La ascoltiamo: «L’enoturista istintivamente coglie il rapporto che lega il vino al suo territorio di provenienza, attraverso caratteri di tipicità e unicità e valuta positivamente le aziende che offrono un’esperienza completa che sappia coniugare paesaggio, cultura e convivialità. Da queste considerazioni e per dare il giusto risalto all’ eccellente parterre di vini fermi e spumanti prodotti da La Guardiense, è nata presso l’azienda, 12 anni fa, un’attività di accoglienza poco convenzionale, ma con un’ottima dose di esperienza e di riscoperta delle tradizioni culinarie sannite. Noi trattiamo il visitatore come la persona più importante che sia mai venuta nella nostra azienda, a prescindere da tutto. Mettere l’ospite a proprio agio, è, infatti, la base per creare un’esperienza di enoturismo indimenticabile nell’enoturista. Inoltre, noi partiamo sempre, dal “territorio”, ambiente naturale e borgo, e non dalla cantina, non solo come scelta narrativa, di comunicazione ma in quanto sono questi i fattori chiave nell’identità aziendale».
Tre le proposte. La prima è "I percorsi", che durante la stagione estiva diviene il viaggio dell’enogastronauta con un tragitto sensoriale notturno presso l'azienda sperimentale di Pugliano con degustazione di vini. La seconda è denominata "Le esperienze", tra le quali “Camminare la terra”, un trekking aziendale con punti degustazione direttamente nei luoghi di produzione e visita ai vigneti oppure in wine bus per colline e pianori vitati con degustazioni guidate. Infine, la scoperta del misterioso e delizioso Sannio con degustazioni guidate e pranzo oppure cena in azienda.
Vera ripresa solo nel 2022
Ma l’occhio è rivolto all’imminente futuro: «Nel 2022 prevediamo di riprendere a pieno ritmo queste attività, accogliendo sia piccoli che grandi gruppi, su prenotazione. In ogni caso, chi ci contatta avrà la possibilità di un pacchetto pensato ad hoc a partire da 30 euro a persona, vini inclusi. La stagionalità dei percorsi creati su misura e quindi personalizzati farà aumentare l'appeal sui turisti nazionali e stranieri. Ogni stagione offre una magia unica e le diverse attività scelte permetteranno all’enoturista di diventare un protagonista integrato perfettamente nella nostra realtà», afferma Titina Pigna.
E i tre vini? Eccoli: «Quis, spumante rosato brut da uve aglianico; Falanghina Anima Lavica; Aglianico Cantàri».
In Cilento enoturismo e wellness vanno a braccetto
Restiamo in Campania, ci spostiamo a Sud di Salerno, nel Cilento, dove incontriamo Giuseppe Pagano, fondatore e patron gruppo Pagano Paestum. «Per la stagione 2022 abbiamo pensato a diverse proposte che uniranno le tante anime racchiuse sotto il brand PaganoPaestum e coinvolgeranno piccole e grandi realtà territoriali a fare squadra. Molte di queste proposte ruotano intorno all’importante novità del prossimo anno: l’inaugurazione di una grande spa all’interno del Savoy Beach Hotel a Paestum, un progetto che applicherà le proprietà del vino a percorsi benessere creati in collaborazione con grandi esperti del settore. L’intero progetto parte da un approccio olistico al benessere, una concezione che qui nel Cilento abbiamo ereditato dai nostri antenati greci e che si esplica nell’idea per cui il vero benessere debba passare dal corpo ma anche dalla mente e dallo spirito», spiega Pagano.
Tutto ciò si tradurrà in trattamenti a base di vino, in protocolli alimentari pensati da grandi professionisti del settore e realizzati dallo chef stellato Giovanni Solofra e dall’utilizzo del vigneto e della spiaggia per percorsi di mindfullness e yoga in vigna.
Ma non finisce qui: «Accanto a questa grande novità, a partire dall’anno prossimo organizzeremo eventi e cene tra i filari e proseguiremo con i pernottamenti legati alle degustazioni nel vigneto, le visite alle bufale, alla produzione della mozzarella e alle tante esperienze realizzabili in dispensa. Il prezzo medio per questi pacchetti parte da 200 euro a persona».
Vino e wellness, l'abbinata pronta a debuttare all'interno del Gruppo Pagano Paestum
Giuseppe Pagano: «Dobbiamo prepararci al ritorno degli stranieri che cercano esperienze autentiche»
Giuseppe Pagano ci illustra il suo pensiero sui flussi enoturistici provenienti dall’estero: «Credo che ad oggi la nostra priorità assoluta debba essere la preparazione al ritorno degli stranieri e l’enoturismo può essere una grande leva per attrarre il mercato internazionale. I dati ci dicono che la clientela internazionale richiede con sempre maggiore interesse esperienze autentiche, in grado di unire vino, gastronomia, cultura e natura. Per questo stiamo lavorando su tante proposte che legheranno tutto ciò, esperienze fruibili anche a piccoli gruppi, praticabili sia all’aperto che al chiuso, in vigna così come in cantina, in un territorio, il Cilento, in cui tutto questo è al centro della vita da sempre».
Ed eccoci ai tre vini: «Omaggio a Gillo Dorfles 2016, Aglianico riserva; Vetere 2020, rosato da Aglianico; Pian di Stio 2020, Fiano».
Giuseppe Pagano
Per una visita senza intoppi, ci vogliono gli spazi giusti
E per concludere questo viaggio, risaliamo al Nord, questa volta in Trentino dove incontriamo Maddalena Nardin, amministratrice di Villa Corniole. La ascoltiamo: «Sono diversi anni che abbiamo aperto le porte della nostra azienda vinicola per far toccare con mano ai nostri ospiti quello che facciamo in cantina. L’ospite viene accolto in un ambiente intimo, familiare e fortemente distintivo. La barricaia vanta una splendida parete a vista di porfido: una caratteristica che inizialmente volevamo coprire con un pannello di cemento ma che, fortunatamente, abbiamo capito in tempo potesse diventare un nostro assoluto punto di forza. La sala degustazione al primo piano, inoltre, ci consente di organizzare meeting o eventi, anche grazie alla presenza di una cucina professionale, ed è perfetta per le visite durante la stagione fredda. La terrazza panoramica, inoltre, diventa un luogo ideale per aperitivi con vista sui terrazzamenti della Valle di Cembra e può diventare molto interessante anche per eventi privati».
Al momento Villa Corniole offre tre tipologie di esperienza: la Silver Experience, proposta a un costo di 10 euro, che prevede una visita della durata che varia dai 30 minuti all’ora e la degustazione di due calici, in abbinamento a pane o grissini; la Gold Experience, che varia dai 60 ai 90 minuti e prevede la degustazione di 4 calici tra i Classici oppure di 2 Classici e un Trentodoc, sempre in abbinamento a stuzzicheria secca; e la Premium Experience, della durata di 90-120 minuti ma con i 4 calici Classici (o 2 Classici e 1 Trentodoc) in abbinamento a salumi e formaggi del territorio.
Maddalena Nardin: «Cresce la voglia di andare all'origine della produzione vitivinicola»
Circa l’ampliamento dell’enoturismo ai wine lovers stranieri, questo il pensiero di Maddalena Nardin: «Noi stessi abbiamo potuto constatare in questi ultimi anni un notevole aumento delle visite in cantina sia da parte dei turisti stranieri che nazionali. Merito certamente di un maggiore appeal della Valle di Cembra sul fronte enoturistico probabilmente sospinto anche dalla rassegna Müller Thurgau: Vino di Montagna, oltre che da un maggiore interesse delle persone per questa tipologia di esperienza. Le visite in cantina con degustazione, magari abbinata anche a visita in vigneto sono sempre più richieste e apprezzate, trasversali a diverse tipologie di target e perfette anche come idee regalo. Si nota, ed è un bene, come vi sia sempre più vogli di andare alla origine di una produzione come quella vitivinicola, fortemente legata al territorio in cui nasce».
E le tre bottiglie? Eccole: «Salísa Trento Doc, spumante metodo classico dedicato, il Pinot Nero Sagum, il Müller Thurgau Pietramontis».
Ripartire dall'enoturismo per rilanciare l'economia italiana
Una survey supportata da otto ragguardevoli realtà vitivinicole. La pandemia è stata il catalizzatore abilitante la reazione potente e trasformativa nel marketing enoturistico. Il cambio di passo è imposto da questa circostanza e non ci si può far trovare impreparati. E difatti, a osservare le realtà incontrate, non solo non vi è impreparazione, bensì vi è quel giusto mix di competenza e di passione per intraprendere correttamente. In sintesi, ne sortisce che vi è consapevolezza piena di quanto l’enoturismo è un importante asset economico a livello nazionale, sempre più strategico in uno scenario mondiale che favorisce oggi le attività turistiche all’aperto. Il comparto valeva prima della pandemia circa tre miliardi di euro nel Paese, con almeno 15 milioni di arrivi enoturistici. Questi i due dati essenziali da cui ripartire per ripensare e qualificare sempre meglio l’accessibilità e l’accoglienza dei territori del nostro Bel Paese. territori. Il turismo del vino è fondamentale, in linea con il Pnnr per il futuro delle nostre aree rurali.