Più alberghi aperti a luglio Ma in città il 50% aspetta l'autunno
Segnali positivi per Confindustria Alberghi, secondo cui la ripresa si registrerà nelle località di mare. Calano i prezzi nelle città d'arte. Tra chi ha ripreso, tanti hanno ancora del personale in cassa integrazione
26 giugno 2020 | 17:31
Il mese di luglio ormai alle porte restituirà al settore del turismo tanti alberghi oggi ancora chiusi dopo l’emergenza sanitaria. Una luce in fondo al tunnel della crisi inizia dunque a intravvedersi e seppure le porte della maggior parte degli hotel siano ancora chiuse, dalla settimana prossima quelle che riapriranno ai turisti potrebbero essere parecchie.
È quanto rileva il monitoraggio settimanale di Confindustria Alberghi. La percentuale delle aperture resta sempre molto basso, dato che non si arriva ancora il 40% dell’offerta, tuttavia rispetto alle settimane precedenti i segnali positivi, per quanto ancora molto parziali, sono aumentati. La ripresa delle attività si registrerà soprattutto nelle località di mare, dove la disponibilità di strutture che hanno deciso di riaprire sta aumentando significativamente anche in questi ultimi giorni. Restano le difficoltà nelle città d’arte tradizionalmente più sensibili al mercato internazionale dove continuano a prevalere le strutture chiuse.
A Roma, per esempio, fino a pochi giorni fa gli alberghi aperti erano meno di 200, pari a circa il 18% dell’offerta nella capitale, a conferma di come le previsioni sull’abbandono delle città d’arte stiano trovando una conferma. Altre prospettive, invece, sul lago di Garda, dove sono già arrivati anche i primi turisti stranieri (soprattutto tedeschi): a metà luglio nelle località venete e lombarde in riva al lago saranno attive l’80% delle strutture ricettive. E ancora, altrove - dalla Puglia alla Liguria - si registrano affluenze importanti, ma solo nel fine settimana.
Sul fronte dei prezzi, «quelli proposti negli alberghi delle località di mare per il mese di luglio – riferisce Confindustria Alberghi in una nota – sono allineati a quelli del 2019, mentre la crisi di cui parlavamo delle città d’arte ha generato una tendenza al ribasso, in conseguenza di una domanda che resta molto debole».
Resta il fatto che molti albergatori (nelle città d'arte saranno circa la metà) preferiscono rimandare l’apertura a dopo l’estate, una scelta difficile che comporta costi importanti comunque per le imprese ma che è obbligata dall’assenza di domanda.
Infine il tasto, ancora dolente, dell’occupazione: «Le strutture che pure hanno ripreso l’attività – fa sapere Confindustria Alberghi - segnalano di non aver ancora potuto richiamare in servizio l’intero organico, con circa il 10% della forza lavoro ancora in cassa integrazione».
Tanti alberghi riapriranno a luglio
È quanto rileva il monitoraggio settimanale di Confindustria Alberghi. La percentuale delle aperture resta sempre molto basso, dato che non si arriva ancora il 40% dell’offerta, tuttavia rispetto alle settimane precedenti i segnali positivi, per quanto ancora molto parziali, sono aumentati. La ripresa delle attività si registrerà soprattutto nelle località di mare, dove la disponibilità di strutture che hanno deciso di riaprire sta aumentando significativamente anche in questi ultimi giorni. Restano le difficoltà nelle città d’arte tradizionalmente più sensibili al mercato internazionale dove continuano a prevalere le strutture chiuse.
A Roma, per esempio, fino a pochi giorni fa gli alberghi aperti erano meno di 200, pari a circa il 18% dell’offerta nella capitale, a conferma di come le previsioni sull’abbandono delle città d’arte stiano trovando una conferma. Altre prospettive, invece, sul lago di Garda, dove sono già arrivati anche i primi turisti stranieri (soprattutto tedeschi): a metà luglio nelle località venete e lombarde in riva al lago saranno attive l’80% delle strutture ricettive. E ancora, altrove - dalla Puglia alla Liguria - si registrano affluenze importanti, ma solo nel fine settimana.
Sul fronte dei prezzi, «quelli proposti negli alberghi delle località di mare per il mese di luglio – riferisce Confindustria Alberghi in una nota – sono allineati a quelli del 2019, mentre la crisi di cui parlavamo delle città d’arte ha generato una tendenza al ribasso, in conseguenza di una domanda che resta molto debole».
Resta il fatto che molti albergatori (nelle città d'arte saranno circa la metà) preferiscono rimandare l’apertura a dopo l’estate, una scelta difficile che comporta costi importanti comunque per le imprese ma che è obbligata dall’assenza di domanda.
Infine il tasto, ancora dolente, dell’occupazione: «Le strutture che pure hanno ripreso l’attività – fa sapere Confindustria Alberghi - segnalano di non aver ancora potuto richiamare in servizio l’intero organico, con circa il 10% della forza lavoro ancora in cassa integrazione».
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