Ozzano dell’Emilia: un luogo dove il passato si fonde col presente
Situata in provincia di Bologna, ha una storia quasi millenaria da raccontare. Presenta testimonianze di epoca romana e rinascimentale ed è dominata dal Parco Regionale dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa
Ozzano dell’Emilia è una bella cittadina di 13 mila abitanti, in provincia di Bologna, con molto verde e una vivace vita culturale. Adagiata tra la Via Emilia e le colline del Parco Regionale dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa ha origini antiche.
In epoca medievale, si chiamava Ulgianum, un termine che, secondo gli storici, deriverebbe dal latino “uligo” cioè “terra molle” per la presenza nell’intero territorio di terreno argilloso e umido. Successivamente il nome si è via via trasformato in Uggiano, Ulziano, Ugiano ed infine l’odierno Ozzano.
L’antica città romana di Claterna: una storia lunga 800 anni
In età romana, tra l’antica via Aemilia (l’odierna via Emilia) ed il torrente Quaderna, a ridosso dell’area dove oggi si trova la frazione “Maggio”, si trovava l’abitato di Claterna. Di quell’antico insediamento di 18 ettari, sono stati portati alla luce resti e reperti di notevole interesse, conservati nel Museo della città romana di Claterna, collocato nel Palazzo della Cultura di Ozzano.
Il percorso è studiato per “accompagnare” i visitatori a ritroso nel tempo, in un passato dove oggetti antichi, disegni ricostruttivi, fotografie e testi si mescolano gli uni agli altri fino a creare un racconto interessante e suggestivo che ripercorre l’intera storia, lunga 800 anni, dell’antica Claterna.
Alla scoperta dell’antico Borgo di San Pietro con la Torre, simbolo di Ozzano
La cittadina in provincia di Bologna, merita di essere visitata con calma per apprezzarne i particolari, i dettagli e, soprattutto, i molti tesori storici, archeologici e naturali. A cominciare dal borgo antico di San Pietro che si incontra a monte della frazione “Maggio”, proprio dove la piana emiliana lascia il posto ai primi rilievi collinari.
Una località minuscola con appena 43 abitanti, connotata da un’alta torre, completamente restaurata, dalla rifatta chiesa di San Pietro con il campanile a base quadrangolare che svetta sul borgo, la suggestiva Fontana dall’Armi, di probabili origini romane e la rinascimentale “Fontanina Dall'Armi” fatta costruire nel 1565 da Evangelista Dall'Armi, proprietario dell’omonimo palazzo che sorgeva nelle vicinanze.
La torre con la porta castellana, testimonianza di un territorio dove il passato va a braccetto con il presente e la storia si fonde col mito, faceva parte del maniero eretto in epoca medievale a difesa della Via Emilia, baluardo bizantino verso i confinanti territori longobardi. La torre è anche l’edificio simbolo di Ozzano e compare addirittura in primo piano nello stemma comunale.
In estate il borgo si anima grazie ad eventi e manifestazioni tra cui la rassegna teatrale “La Torre e la Luna” (si è appena conclusa la XVII edizione), il cui cartellone degli spettacoli si arricchisce di anno in anno con artisti ed ospiti anche di livello internazionale.
Osteria di San Pietro: un secolo di storia nel solco della tipica cucina bolognese
Un altro pezzo di storia del borgo, in questo caso gastronomica, è l’Osteria di San Pietro, una trattoria che ha un secolo di vita. Un tempo era conosciuta come l’osteria delle “vecchine”: due sorelle, Maria e Nina che assieme al fratello Raffaele, hanno gestito per decenni il locale, all’epoca rinomato per la ottima sfoglia, rigorosamente tirata sempre a mano, il ragù che si vedeva sobbollire sul fornello, e la carne alla brace, spesso arrostita direttamente dagli avventori, nel grande camino sempre acceso.
La attuale gestione di tre amici - Michele Coladangelo e Stefano e Marco Cotignoli - ha mantenuto vivo il ricordo delle “vecchine” con una cucina tradizionale bolognese, semplice e genuina e piatti che spaziano dalle tagliatelle al ragù ai ravioli di zucca, dalla cotoletta alla bolognese al castrato. Completano l’offerta, crescentine con affettati e carne alla brace ed i dolci che nascono dalle ricette segrete del bisnonno.
Il Parco regionale dei Gessi Bolognesi e dei calanchi dell’Abbadessa
Una parte significativa del territorio ozzanese è dominata dal più grande parco carsico dell’Emilia Romagna, quello dei Gessi Bolognesi e dei calanchi dell’Abbadessa. Un’area protetta ricompresa tra i comuni di Bologna, Pianoro, San Lazzaro di Savena ed Ozzano. Si sviluppa attorno ad importanti affioramenti gessosi ed abbraccia anche i calanchi dell’Abbadessa, una formazione che imprime al paesaggio un aspetto di grande bellezza.
Per la natura carsica del gesso, in queste zone si osservano doline, valli cieche ed inghiottitoi che modellano il paesaggio e ospitano una vegetazione caratterizzata da piante mediterranee e specie legate a fasce altitudinali più elevate. Qui si trovano anche 100 e passa grotte (tra cui quelle famosissime della Spipola e del Farneto) che danno vita a uno dei sistemi più vasti e spettacolari di cavità gessose in Europa.
Alla scoperta della chiesetta e dei calanchi di Sant’Andrea
Le importanti emergenze naturali, paesaggistiche e storiche sono agevolmente raggiungibili dai tanti sentieri, molti dei quali facilmente percorribili a piedi o in bici. Si dipanano dal fondovalle ed arrivano in tutti i punti significativi del parco, per regalare scenari di inaspettata bellezza, con vista sulla pianura circostante e sui calanchi.
Uno di questi arriva alla chiesetta di Sant’Andrea, la più antica di Ozzano, che custodisce le spoglie della Beata Lucia da Settefonti. La Badessa Lucia, ancora molto venerata da queste parti, è stata la fondatrice del ramo femminile dell’Ordine dei Camaldolesi ed è ricordata anche nel nome del Parco dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell'Abbadessa.
Alla monaca di Settefonti e dedicata anche una festa, la Sagra della Badessa, che si tiene ogni anno tra fine maggio e inizio giugno, nell’area antistante il bel municipio ozzanese in stile neoclassico, con corteo storico, rievocazioni medievali e menù a tema.
Superata la chiesetta si arriva alla splendida villa Massei, un suggestivo edificio in stile neo gotico e poi ai calanchi di Sant’Andrea per osservare il meraviglioso anfiteatro calanchivo che si distende a perdita d’occhio.
Villa Palazzona di Maggio: tra le più prestigiose di Ozzano
Un altro sentiero parte dalla frazione di Maggio ed arriva a borgo San Pietro, passando per aree e luoghi di importanza naturalistica e valore storico. Fra questi spicca la settecentesca Villa Palazzona di Maggio, tra le più prestigiose del territorio ozzanese.
Affacciata su un colle, nei pressi del borgo di San Pietro, è circondata da un grande parco all’inglese ed è raggiungibile da un viale alberato. Inizialmente di proprietà del conte Ottavio Malvezzi e poi del professor Giovanni Battista Gandino è oggi la sede della cantina Perdisa, L’azienda fondata negli anni ’60 del secolo scorso da Luigi Perdisa, luminare dell’agricoltura italiana e per vari anni preside della facoltà di agraria dell’Università di Bologna è oggi condotta da Alberto Perdisa, nipote del fondatore, con la moglie Antonella e i figli Federico e Filippo.
I 16 ettari vitati, dei 60 complessivi della tenuta, sono coltivati secondo i principi della viticoltura sostenibile e biologica. I nomi dei vini prodotti sono legati alla storia del territorio circostante. Ad esempio il Dracone, un rosso ottenuto da uve Merlot, Cabernet Franc e Petit Verdot in regime biologico, deve il suo nome a Filippo Dracone, console della antica città romana di Claterna. L’antica Fontana delle Armi che si trova nel Borgo di San Pietro a poca distanza dai vigneti della famiglia Perdisa, dà il nome al Sangiovese Riserva Le Armi. Infine lo spumante extra brut Aspro, ottenuto da uve Sangiovese in purezza, prende il nome dall’omonimo torrente spesso citato nella storia secolare di questo territorio.
A nord degli “Stradelli Guelfi”, un facile percorso parallelo alla Via Emilia che collega Bologna alla Romagna, si può ammirare Villa Angelica, in stile neoclassico risalente alla metà del 19^ secolo. Dall’inizio degli anni ’80 del secolo scorso è sede dell'omonimo Istituto Erboristico, che fa dell'armonia e della naturalezza dell'ambiente circostante l'essenza stessa dei suoi prodotti, in cui l'antica e complessa scienza delle piante officinali incontra l'innovazione e la ricerca scientifica.
Notevole anche la Chiesa di San Cristoforo, piccolo capolavoro architettonico del '600 che presenta all’esterno una forte contrapposizione cromatica bianca – rossa. All'altezza della zona absidale si innalza il campanile sormontato da una cupola rivestita di rame.
Nella frazione di Mercatale merita una tappa la Badia di Monte Armato, di impianto romanico e dotata di un bel campanile con due bifore sovrapposte arricchite al centro da una colonna con capitello. Annessa alla chiesa sorgeva un tempo un'abbazia fortificata con corte chiusa di cui oggi restano visibili solo alcuni ruderi.
Appena fuori dal centro, in via Tolara di Sopra, c’è anche un dipartimento dell’Università degli Studi di Bologna. Si sta parlando di Scienze mediche veterinarie con vari corsi di laurea, master universitari e una scuola di specializzazione. All’interno c’è anche l’Ospedale Veterinario Universitario e musei di notevole interesse scientifico e didattico: quelli di Anatomia degli animali domestici e di Anatomia Patologica e Teratologia veterinaria.
Infine Ozzano dell’Emilia fa anche parte della "Strada dei vini e dei sapori dei Colli d'Imola" un itinerario che si snoda lungo la via Emilia fino a comprendere diversi comuni in provincia di Bologna, ricchi di storia e di cultura, che meritano al pari di Ozzano, di essere visitati con calma per scoprirne ed apprezzarne le tante peculiarità.
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Alberto Lupini