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Imprese e divieti

Niente pollo fritto a Verona. Kfc bloccato dal consiglio comunale

Un emendamento di otto pagine punta a vietare l'apertura del punto vendita della catena Usa in centro storico. Il motivo? Tutelare un patrimonio riconosciuto dall'Unesco. Ma va superata la legge sulle liberalizzazioni

 
21 luglio 2021 | 13:30

Niente pollo fritto a Verona. Kfc bloccato dal consiglio comunale

Un emendamento di otto pagine punta a vietare l'apertura del punto vendita della catena Usa in centro storico. Il motivo? Tutelare un patrimonio riconosciuto dall'Unesco. Ma va superata la legge sulle liberalizzazioni

21 luglio 2021 | 13:30
 

Verona dice “no” al pollo fritto. O almeno ci prova. In consiglio comunale in questi giorni si sta dibattendo su temi urbanistici e di riassetto del centro storico in cui avrebbe potuto trovare posto anche un ristorante della catena Kfc (Kentucky Fried Chicken). Eventualità che subito ha fatto scattare le proteste tramutate in un lunghissimo emendamento di otto pagine presentato dalla maggioranza.

Uno scorcio del centro storico di Verona Niente pollo fritto a Verona. Kfc bloccato dal consiglio comunale

Uno scorcio del centro storico di Verona

 

L'emendamento che vieta la somministrazione di pollo fritto

L’emendamento mira a vietare in tutto il territorio della prima circoscrizione (ossia centro storico, Veronetta, Cittadella e San Zeno) non solo l’apertura di negozi fast food ma anche rivendite di cannabis light ed esercizi di somministrazione di prodotto fritto «in via esclusiva e permanente». Un riferimento diretto, seppure senza nomi, al progetto della multinazionale americana che conta in Italia 47 ristoranti in 13 Regioni compresi due a Verona. Ma anche un dejà vu della lotta senza quartiere ai negozi di kebab portata avanti dall’ex sindaco Flavio Tosi nel 2016. Il motivo di tanta solerzia? Secondo la maggioranza che governa la città scaligera in questo modo si vuole difendere il centro storico considerato patrimonio storico e culturale dell’umanità da parte dell’Unesco attraverso un processo di revisione delle liberalizzazioni di bersaniana memoria affinché le nuove aperture siano «temperate dalle esigenze di tutela degli altri beni di valore costituzionale quali la salvaguardia dei beni culturali e paesaggistici».

La notizia dell’apertura di Kfc era arrivata a inizio giugno portando con sé la richiesta di 21 dipendenti. Buone nuove per chi è alla ricerca di un’occupazione. Meno per i cultori delle tradizioni enogastronomiche tradizionali la cui “indignazione” è stata subito cavalcata dalla politica trasformandola in una crociata che rischia ora di mettersi in rotta di collisione con la libertà d’impresa.

 

 

Il caso fiorentino

Una situazione che sembra richiamare, per certi versi, la polemica del "panino che sporca" a Firenze. Sempre per tutelare il decoro del centro città e dei suoi monumenti, il direttore degli Uffizi Eike Schmidt aveva lanciato l’idea di una «tassazione aggiuntiva per i locali di street food, insomma quelli che non offrono ai propri clienti spazio e tavolini ma li costringono a mangiare per strada». Poche parole che hanno fatto scattare l’alzata di scudi della ristorazione nascondendo, però, il vero problema: ossia la mancanza di spazi ad hoc per chi vuole consumare i panini da passeggio costringendo i clienti a trovare posto su scalinate e gradini pieni di storia. «Si deve affermare il principio che il consumo deve avvenire nei luoghi predisposti a questa funzione per un tema di decoro, igiene e sicurezza», aveva commentato Aldo Cursano, fiorentino doc e vicepresidente di Fipe. Detto altrimenti, maggiore governo del territorio.


 

 

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