Torna a vivere nel Parco Archeologico del Colosseo quella che era la "Vigna Barberini" , appartenuta alla famiglia nobiliare romana fino al XVII secolo. Infatti, nella stessa area, sono state impiantate barbatelle di Bellone, varietà autoctona laziale a bacca bianca, nell'ambito del progetto più ampio "PArCO green" che prevede varie iniziative per valorizzare l'ambiente monumentale e paesaggistico del sito. Determinante per la nascita del vigneto è stato un contratto di sponsorizzazione tecnica con l'azienda vitivinicola Cincinnato di Cori (Lt), una cooperativa nata nel 1947 che oggi conta 105 soci e 550 ettari di vigneto, da tempo impegnata a sviluppare progetti di qualità sui vitigni del suo territorio.
Le barbatelle di Bellone impiantate nel Parco Archeologico del Colosseo
Grappoli grandi e dorati
Il Bellone - o Cacchione - che Plinio il Vecchio nel I secolo d.C. chiamava Uva Pantastica, dava ottimi vini fin dall'antichità e tutt'ora è uno dei più vitigni più diffusi in tutta la regione. I suoi grappoli, grandi e dorati, sono ammirati per loro bellezza. Ma era chiamata anche "uva pane" perché abbondante e alla base dell'alimentazione dei contadini. A presentare la vigna, che riallaccia il legame culturale della città alla sua antica tradizione agricola, sono stati, in rappresentanza del Parco Archeologico, la storica dell'arte Ines Arletti e l'architetto Gabriella Strano, insieme al direttore della Cincinnato Nazzareno Milita, mentre Il giornalista Alessandro Bruzi ha raccontato il ruolo del vino nella storia e nella società dell'antica Roma.
Viaggio nella storia antica
Tutta l'area attuale del Colle Palatino, vasta 40 ettari, aveva una connotazione agricola così come tanti erano i vigneti all'interno della città. Il Palatino, uno dei sette colli di Roma, situato tra il Velabro e il Foro Romano, dal 1909 proprietà demaniale, è uno dei siti più visitati al mondo per i suoi reperti. Augusto e tutti gli altri imperatori lo scelsero come residenza e alla fine dell'età imperiale la collina era ormai un susseguirsi di edifici sontuosi e giardini e formava un unico grande complesso. Ma perché è stato scelto il Bellone per ricreare la vigna? «Inizialmente - ha spiegato Gabriella Strano - avevamo scelto di impiantare il Pucino, un antico vitigno citato da Plinio che prosperava in suoli pietrosi e che produceva un vino molto amato da Livia, seconda moglie dell'imperatore Augusto. Si dice che siano stati proprio i suoi poteri medicamentosi il segreto della sua longevità. Ma dopo la sua morte, a 86 anni, sul vino cadde il silenzio».
Alessandro Brizi, Ines Arletti, Nazzareno Milita, Gabriella Strano, Giovanna Trisorio
Le origini agricole di Roma
Secondo alcune ricerche, il Pucino sarebbe stato identificato con la Glera da cui nasce il Prosecco: un'ipotesi ventilata proprio dagli storici che la chiamavano uva retica; quindi potrebbe aver avuto origine in Valpolicella. Per questo progetto il Bellone è stato così preferito ad altri autoctoni laziali sia per la sua capacità di ambientarsi che per le caratteristiche del suolo del Colle Palatino. Tutte le operazioni agronomiche sono in regime biologico ed esclusivamente manuali per creare il minor impatto possibile, con pali di sostegno in castagno e senza sistemi idrici per l'irrigazione. Prima vendemmia tra un paio d'anni. Previsioni sulla produzione? Per il presidente della cooperativa Cincinnato, Nazzareno Milita, dalle 500 viti impiantate, a regime, si potranno ottenere circa 300 bottiglie e il ricavato andrà in beneficienza. «Viviamo come un legame indissolubile il nostro rapporto con Roma e la civiltà che essa rappresenta - ha detto - In particolare con le sue origini agricole, per questo la possibilità di partecipare a un progetto così importante come quello portato avanti dal Parco Archeologico del Colosseo ci ha riempiti di entusiasmo. Tra l’altro siamo strettamente legati anche dalla presenza in entrambi i siti dei templi dedicati ai Dioscuri, i fratelli Castore e Polluce, che danno anche il nome ai due nostri vini più diffusi. Per noi coltivare Bellone sul Palatino significa contribuire a produrre non solo vino, per quanto ci impegneremo a fare anche quello e al meglio delle nostre possibilità, ma soprattutto cultura». «Dal punto di vista tecnico – ha aggiunto Giovanna Trisorio, responsabile marketing di Cincinnato – siamo contenti che sia stato scelto il Bellone, perché è il vitigno più identitario per le nostre uve bianche. Ne produciamo infatti ben sei tipologie, che vanno dagli spumanti al passito, mentre il Nero Buono, originario proprio di Cori, lo è per le nostre uve rosse».
Patrimonio millenario
Il Parco Archeologico del Colosseo è un ente nato nel 2017 grazie alle riforme sulle autonomie dei grandi musei e diventato operativo all’inizio del 2018. Comprende un’area tra le più visitate e più importanti al mondo dal punto di vista archeologico. Un inestimabile un patrimonio millenario di cui fanno parte il Colosseo, il Foro Romano, il Palatino e la Domus Aurea. Fin dal suo avvio, questa istituzione autonoma ha voluto dedicare un servizio esclusivo a fund raising e sviluppo, con l’intento di coinvolgere le imprese e i privati cittadini nelle attività. Un’iniziativa inedita che nel tempo ha generato un modello virtuoso di partecipazione, sostenibilità e consapevolezza dell’impatto di questo sito archeologico sulla collettività. Tra i progetti già realizzati, “L’olio del PArCo” (con la produzione del “Palatinum”, olio EVO da 189 piante di ulivo in collaborazione con Coldiretti e OP Latium) e “GRABees” (installazione di arnie in collaborazione con l’Associazione di promozione sociale comitato Mura Latine e produzione del miele “Ambrosia del Palatino”). Sono stati piantate molte piante da frutto e anche grazie ai grandi alberi piantati nei secoli si cerca di far rivivere lo spirito dei giardini imperiali e dei rinascimentali Horti Farnesiani.
www.parcocolosseo.it
www.cincinnato.it