Uno spazio non convenzionale, fin dal primo impatto. Un po' per gli arredi e i colori, sensuali ed eccentrici, un po' per l'idea di fondo, che è quella di un ristorante con dentro un hotel e non il più tradizionale viceversa. Di certo il Don Pasquale dell'Hotel Maalot di Roma si fa notare e i risultati si vedono. Il Maalot è già uno degli alberghi di maggior tendenza nella Capitale e lo ha dimostrato la stagione estiva. «Le aspettative erano un'incognita - spiega Edoardo Officioso, direttore generale - Non sapevamo come potesse andare, ma siamo davvero molto soddisfatti, sia in termini quantitativi sia per il successo del ristorante».
Il Don Pasquale di Roma (foto Stefano Scatà)
Don Pasquale, il legame con Gaetano Donizetti
Il ristorante Don Pasquale, già dal nome, racconta del suo legame con il teatro e con l'opera. Don Pasquale è infatti il titolo di un'opera buffa di Gaetano Donizetti, compositore che ha abitato per quasi dieci anni in via delle Muratte, nello stesso palazzo dove sorge il Maalot, in un periodo fra i più prolifici della sua vita dal punto di vista artistico.
E tante suggestioni teatrali sono dentro il Don Pasquale. A cominciare dal menu disegnato come fosse un programma d'opera, scandito in due atti anticipati da un preludio, più l'intermezzo con una scelta di tre insalate e un dolce epilogo prima della chiusura del sipario. Menzionati perfino i "cambi di scena", quella piccola sezione di menu nel menu con tre grandi classici d'hotel e d'oltreoceano, primo tra tutti il più gettonato tra le celebrities, l'avocado toast.
Un ristorante con le camere intorno
Appena si entra, lasciata a sinistra la veranda su strada di stile coloniale con tanto di ventilatore a pale di rattan, ambiente luminoso ma intimo, e passato l'ampio corridoio d'ingresso dove già mettersi a sedere ai tavoli, ci si trova nello spazio della corte centrale, la lounge, uno spazio che si percepisce subito come "teatrale" con la volta a dare ulteriore apertura verso l'alto e luminosità dal lucernario che cita la copertura in ferro e vetro di quel gioiello art nouveau della Galleria Sciarra a due passi da lì.
Nessuna atmosfera impostata, ribaltata l'idea stessa di un ristorante d'hotel. Al contrario questo è un ristorante con dentro un hotel. Letteralmente. Il ristorante è la pancia e il cuore dell'hotel che sembra riecheggiare in chiave contemporanea e salottiera lo spirito di una locanda dei secoli passati. Tutti gli ambienti sono destinati a spazi d'ospitalità e convivialità. Un salotto allargato e goloso. Circa 60 coperti tra tavoli di sapore rétro in maioliche portoghesi con disegni di antichi pizzi e trine, e sedie con spalliera di bambù dipinta di nero. Dovunque si può bere un caffè, fare colazione (aperta anche ai locals dalle 7 alle 11), fermarsi a pranzo o sorseggiare un tè nel pomeriggio, prendere un aperitivo, tirare fino a cena o sorseggiare un cocktail dopo.
«L'idea di mettere il front desk, il punto d'accoglienza, alla fine del locale è una volontà della proprietà - aggiunge il direttore generale - Già dal primo momento i clienti percepiscono di essere in un ristorante, prima ancora di un albergo, e vengono immediatamente abbracciati dall'atmosfera del Don Pasquale».
La sala e, sull sfondo, il front desk del Maalot
Ristorante d'albergo, una risorsa per il Maalot
Ma qual è il rapporto tra il Don Pasquale e il Maalot? «Con 30 camere è normale che la componente alberghiera sia ancora maggioritaria rispetto a quella della ristorazione - evidenzia Officioso - Il ristorante però, che in molte strutture rappresenta più una spina nel fianco che una risorsa, ci sta dando grandi soddisfazioni con risultati molto interessanti».
Merito anche di un approccio poco formale, nonostante il target di riferimento sia l'ospitalità di lusso. Il Don Pasquale si mantiene infatti molto ancorato alla tradizione, senza però privarsi di spunti creativi. «Non avevamo la necessità di offrire una ristorazione di lusso - conferma il direttore generale - La nostra idea era chiara: una cucina buona e autentica. Il nostro chef è romano di Roma e porta in tavola una cucina locale, alleggerita, con ingredienti di prim'ordine e con spazio alla contaminazione di aromi e ingredienti da altri Paesi».
La proposta gastronomica di Domenico Boschi
Per quanto da tempo il quartiere ha soprattutto una connotazione commerciale e turistica, per i romani storicamente ha avuto una forte identità gastronomica. Qui un tempo si veniva per far la spesa perché era tutto un pullulare di bancarelle di primizie. E proprio negli anni in cui anche Donizetti ci stava di casa, il locale più alla moda di via delle Muratte era un caffè amato dagli artisti.
Sapori locali, leggerezza, molto gusto nei piatti. Uno stile eclettico da bistrot contemporaneo che è un po' la cifra di Domenico Boschi, chef che ha esordito nel cuore della movida capitolina ma ha nel dna le origini amatriciane. Alcuni piatti sono evergreen della romanità, la propongono con sapienza tutta moderna, e grande attenzione alle cotture, la citano magari solo in alcuni ingredienti must, vedi il carciofo, seguendo le stagioni e il mercato.
Domenico Boschi, chef del Don Pasquale
Ci sono piatti della tradizione, c'è il comfort food di una cucina immediata, ma ci sono anche lievi digressioni di creatività sempre sostenute da una tecnica sicura e da una leggerezza divertita, tipica del bistrot dove arrivare a tutte le ore. Un all day dining anche solo per un piatto o una sequenza di sfizi. Alcuni anche da street food per quanto presentati con grande grazia. Piatti e proposte to share come il crudo di mare per cominciare magari seduti nella cocktail room con una mini collezione di rum su carrello e dove la drink list accompagna il cliente anche per tutta la cena o seguendolo al tavolo dove il drink può essere anche personalizzato.
In questo maestro è Nicolò Andrenacci, maître particolarmente versato sul versante sommellerie e con un estro spiccato nella mixology proposta anche a tavola con abbinamenti felici e che stanno divenendo dei signature molto richiesti.
L'ambiente, la mise en place, per quanto elegante e curata nei dettagli non segue schemi da ristorante d'hotel 5 stelle, in tavola per esempio molte delle pietanze arrivano su padellini e tegamini d'acciaio e manici in ottone vecchio stile. Così come tra gli antipasti ci sono plateau da condividere con un'atmosfera molto conviviale scegliendo in abbinamento tra vini al calice o dalla Carta che a parte una selezione di champagne spazia tra le regioni.
Le camere del Maalot di Roma
Trenta camere e suite ognuna diversa dall'altra distribuite su quattro piani di un palazzetto ottocentesco accolgono gli ospiti in un'atmosfera "home sweet home" dove il colore, rosso brillante, azzurro scuro, giallo ocra, e le ricche fantasie dei tessuti, usate anche come carta da parati, regalano agli spazi un'aria domestica raffinata, e al contempo di grande calore e gioiosità. Uno stile british contemporaneo dato anche da quel mix tra geometrico e floreale delle tappezzerie e dei tendaggi. In molte camere non mancano i caminetti.
Grande cura per gli arredi con librerie d’ingresso, scrivanie, comodini realizzati con diverse tipologie di legni pregiati impreziositi da fili di foglia oro, così come le cabine armadio quasi piccoli spazi living da usare con nonchalance e quel certo disordine confortevole come appena rientrati a casa. E a siglare il profondo senso di casa l'icona di un cappello in ogni camera.
Le stanze da bagno sono rivestite con marmo Arabescato Corchia caratterizzato dalle venature grigio perla su fondo bianco latte. Anche in questo caso spazi ampi per un relax che trova al piano sotterraneo il suo luogo dedicato, una palestra di quasi 100 metri quadrati ‘arredata’ con specchi e pannellature in legno ebanizzato che conferiscono un effetto di grande comfort all'area fitness.
Una delle stanze del Maalot (foto Stefano Scatà)
Don Pasquale
Via delle Muratte - 00187 Roma
Tel 06878087