Il segreto per reagire alla crisi è crescere. Questa è la filosofia di Bun, l’hamburgeria abnormal, che investe su nuovi ristoranti. Al punto vendita fisico di Arese (Mi), si è aggiunto a maggio l’accordo con la dark kitchen di Glovo e oggi il primo di una serie di opening di ristoranti “reali” che, nel giro di poco tempo, interesseranno le città di Milano e di Torino.

L'eccellenza ruota intorno al tipico hamburger newyorkese cucinato con la tecnica smash
Tutto questo è stato possibile anche grazie
all’iniezione di 700mila euro di capitale avvenuta nei scorsi giorni a cui hanno partecipato tutti i soci del brand, tra i quali si annoverano importanti esponenti del mondo food - provenienti da realtà quali McDonald’s, Kfc, Cioccolati Italiani, Poke House, Dispensa Emilia -, la famiglia
Marzotto e lo stesso
Danilo Gasparrini, Ceo di Bun.
OBIETTIVO: INVESTIRE SUL CAMBIAMENTO«Era necessario supportare velocemente l’espansione dei ristoranti, secondo un
business plan che porterà a
4 milioni di euro le performance entro il 2021 grazie a
opening strategici - ha commentato Gasparrini - Noi, come altri imprenditori italiani, non ci siano tirati indietro e abbiamo continuato a investire puntando su un cambiamento necessario, il segmento
delivery, che non ha stravolto la nostra essenza ma l’ha arricchita e ci ha traghettato oggi verso un nuovo capitolo».
Nuovo capitolo che intende la ristorazione in chiave ibrida, vale a dire promuovendo, accanto alla formula tradizionale del ristorante, quella del servizio di delivery per assecondare le esigenze del consumatore e, soprattutto, quelle di uno scenario in continua evoluzione che richiede flessibilità e grande adattamento.
Esattamente come l’ultimo nato di casa Bun, uno store all’interno del
Bicocca Village che si presenta come un chiosco d’oltreoceano, con il suo
concept essenziale, dominato da tonalità forti e illuminato in maniera calda che, grazie alle postazioni previste, consentirà anche di vivere l’esperienza fisica del ristorante gustando il proprio hamburger comodamente seduti. Un’apertura che è stata accelerata proprio dalla richiesta dei
clienti che, dopo aver premiato la versione delivery del
brand, chiedevano a gran voce un vero ristorante che andasse a replicare a Milano l’esperienza del locale di Arese.
Questa rapida rimodulazione dei confini della ristorazione tipica di Bun tiene sempre presenti le
evoluzioni dello scenario
sociale ed
economico ed è favorita proprio dalla
natura digitale del suo
business model, che fa della velocità e dell’adattamento i suoi atout principali.
Proprio in virtù di questo, nelle intenzioni di
Bun c’è l’opening, entro
dicembre, di altri due
ristoranti (uno a Milano e uno a Torino) e di un terzo, sempre nel capoluogo lombardo, nei primi mesi del 2021. Si dovrebbe trattare - il condizionale è d’obbligo - di locali in senso classico, per i quali sono stati studiati dei concept speciali.
Il business plan che porterà a 4 milioni di euro le performance entro il 2021
L’HAMBURGER NEWYORKESE A REGOLA D’ARTELa sola cosa che non è destinata a cambiare è il
focus sul
prodotto in cui l’eccellenza ruota intorno al tipico
hamburger newyorkese cucinato con la tecnica
smash, e alla sua
versione vegetale e 100% proteica, ovvero il
beyond meat – il panino più apprezzato dai consumatori – comprensiva del protein burger, senza tralasciare il
dog lover menu dedicato ai
4 zampe. Anche qui l’anima digitale è fondamentale perché consente, seguendo le indicazioni provenienti dalle vendite e dai feedback dei consumatori, di modulare il menu e di apportare cambiamenti, mettendo sempre al centro della food experience il cliente stesso.
Tutto questo senza prescindere da una
filiera sicura e
tracciabile, garanzia di una materia prima di
qualità, di lavorazioni in cucine asettiche e sanificate in cui è d’obbligo l’uso di dispositivi di
protezione e di tutto quanto si rende necessario per essere in linea con le ultime normative governative.