Ad Alba sulle tracce del tartufo bianco, il profumo che si mangia

Gli indirizzi giusti per soggiornare e per godere delle migliori tavole langarole, ma anche le esperienze da non perdere, tra avveniristici musei del vino e la fiera dedicata al tubero più prezioso al mondo. Alba e le Langhe sono una destinazione perfetta per tutto l'anno. I colori della stagione fredda le rendono però ancor più affascinanti

27 novembre 2022 | 05:00
di Guido Barosio

Carta d’identità: il più prezioso alimento in commercio. Prezzo base 2022: 6000 euro al chilo, che poi, calato nel piatto, significa 60 euro per impreziosire una portata della tradizione langarola. Nei ristoranti si pesa e si prezza “a parte”, per evitare equivoci con la clientela. Viene proprio da dire: questo è il tartufo bianco bellezza! E per le nostre tasche l’anno passato non andava tanto meglio, mentre il prossimo sarà certamente peggio.

Ma questo è anche il più originale ed esclusivo ingrediente della gastronomia internazionale, non solo il più costoso in assoluto. Persino Alain Ducasse – lo chef mito della nostra epoca, colui che ha collezionato più stelle della bandiera americana – alla mia domanda “monsieur, qual è il prodotto che ama più di ogni altro”, rispose, senza alcun dubbio: “il tartufo bianco di Alba, è unico, non c’è nulla che possa competere”.

Il tartufo bianco, tesoro delle Langhe

Il cambiamento climatico minaccia il tartufo

La stagione del tartufo nelle Langhe

Alba, enogastronomia e arte

Il tartufo da Enrico Crippa a Piazza Duomo

Come acquistare e conservare il tartufo

Itinerario autunnale nelle Langhe

Nella terra del tartufo: quattro esperienze da non perdere

1 - Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba

2 - Il bus a tappe

3 - WiMu Museo del Vino a Barolo

4 - Museodelvino Wine Experience

Langhe, cinque posti in cui mangiare

Dove soggiornare nelle Langhe

 

Il tartufo bianco, tesoro delle Langhe 

Per capire il suo fascino, e prima di aggirarsi nelle Langhe per incontrarlo, è indispensabile comprendere di cosa si tratta. Il suo nome scientifico è Tuber Magnatum Pico, ed è il corpo fruttifero di un fungo. Contrariamente alla più parte degli alimenti non si cucina, ma si aggiunge, affettato in sottilissime lamelle, ad alcuni piatti base, volutamente semplici, per non alterarne quella sottile alchimia tra profumo e sapore che ne garantisce il risultato memorabile. Perciò il tartufo bianco va ad impreziosire sostanzialmente quattro portate: il tajarin (finissimo tagliolino all’uovo), l’uovo strapazzato al burro, i formaggi freschi della tradizione piemontese, la carne cruda (solo molto leggermente condita) battuta al coltello. E basta, a casa come al ristorante. Chi sbaglia è un parvenu, o meglio uno zotico.

Ed il rito che lo accompagna ha qualcosa di fanciullesco e ancestrale: sniff sniff, gnam gnam. Come fanno i bambini, come fanno gli eroi dei bambini nei fumetti… Il tartufo incanta l’uomo dal 1600 a.C. (ai tempi dei Sumeri e del patriarca Giacobbe), proprio per questa irresistibile – e quasi infantile – accoppiata. Si annusa, piace, si mangia. E poi si ‘mangia il profumo’, perché il tartufo ha proprietà organolettiche e proteiche fondamentalmente pari allo zero.

Il cambiamento climatico minaccia il tartufo 

Questo assai volubile signore della cucina si fece definire il “Sancta Santorum della tavola” da Alexandre Dumas, mentre Lord Byron lo teneva sulla scrivania perché “quel profumo” ne stimolava la creatività. Sono leggende e glorie alimentari dure a morire, almeno si spera. Perché la crescita verticale dei prezzi potrebbe non arrestarsi. Così c’è qualcuno che ipotizza l’estinzione del tartufo bianco intorno al 2035. Quando un ristoratore di Alba (chissà quale?) proporrà “l’ultimo piatto col Tuber magnatum Pico”. Il cliente? Un americano, un indiano, al limite un tedesco, il prezzo dipenderà dall’Asta del tartufo, che vivrà la sua edizione definitiva… Da preoccuparsi? Certo si. Da piangere? Ancora no, perché la storia – come nella metafora della farfalla che batte le ali in Cina e crea un terremoto a Boston – prende corsi anche imprevisti, qualche volta salvifichi. Così la battaglia tra chi scomparirà prima – la copia cartacea del New York Time o il Tartufo bianco di Alba – attende ancora un vincitore, che potrebbe non arrivare mai.

Ma quali sono i pericoli? Il riscaldamento climatico (se fa troppo caldo il tartufo proprio “non esce”), la scarsa piovosità (il tartufo ama l’umido), la riduzione della superficie boschiva (il tartufo cresce selvatico proprio lì). Quindi sempre meno tartufi e prezzi sempre più alti.

Quest’anno poi sono cambiate le dimensioni, ovunque più piccole, quindi meno preziose. Pensate che trent’anni fa nei ristoranti di Alba si lavoravano sei chili per settimana, oggi un chilo e mezzo. E poi ci sono fattori meno appariscenti, ma altrettanto determinanti. Il Tuber Magnatum ha bisogno di un ecosistema ideale intorno a se, segnalandoci se un terreno è buono oppure no, dove ci sono dei problemi non cresce. Poi, per riprodursi, ha bisogno della presenza di volpi, lumache, tassi e topi; gli animali che trasportano le sue spore con le feci. Vi siete sei mai chiesto perché il tartufo profuma? Perché deve farsi trovare dal topo…

E poi il tartufo non si coltiva, ma si va a cercare, e non tutti sono in grado di farlo. Anzi, gli unici depositari della tradizione sono i leggendari trifolau (una sorta di società segreta), accompagnati dai loro indispensabili cani, gli annusatori per eccellenza. Soggetti imprescindibili della filiera, da sempre si aggirano in piazza con fare sospettoso, col prodotto ben nascosto e rivelato solo quando il prezzo diventa interessante. Sono rivali durissimi tra di loro, commercianti senza scrupoli, gelosi di tutto: il cane, le piste, i luoghi giusti. Il tartufo bianco si troverebbe ancora a dicembre inoltrato, ma con la prima neve tutti smettono di cercarlo. Perché? Semplice, sulla neve si vedono le tracce ed i rivali potrebbero seguirti, quindi tutti a casa.

La stagione del tartufo nelle Langhe 

La stagione del tartufo bianco inizia ad ottobre per concludersi, a seconda degli anni, la prima o la seconda settimana di dicembre. E si celebra, con pochissime eccezioni limitrofe, nelle Langhe, a cavallo tra la provincia di Asti e quella di Cuneo. Territorio tutelato dall’Unesco occupa circa 1300 chilometri quadrati e rappresenta il comprensorio enogastronomico più ricco d’Italia, tra i maggiori d’Europa. Merito non solo del tartufo bianco ma dei vini Barolo e Barbaresco, i primi ad assicurare notorietà mondiale. Fama storicamente piuttosto recente, fino agli Anni Cinquanta questa era una zona sostanzialmente povera e avara di soddisfazioni per l’agricoltura. Raccontata da Cesare Pavese, in Paesi Tuoi, e da Beppe Fenoglio ne La Malora.

 

Alba, enogastronomia e arte 

Dal vino e dalla cucina un riscatto memorabile, ma il carattere “langhetto” porta ancora tracce di quell’altro mondo, precedente: taciturno, diffidente, non sempre pronto al dialogo, assai oculato nelle scelte economiche, ritroso nei confronti della comunicazione, che affronta con fare circospetto. La storia, e l’economia delle Langhe, cambia con la generazione dei Barolo Boys (da vedere il film del 2014 col medesimo titolo) e col mito da importare – in particolare per Bruno e Marcello Ceretto – della Borgogna Felix.

Da più di vent’anni è proprio Casa Ceretto a segnare un passaggio dall’enologia verso altri scenari: ristorazione, arte, cultura, internazionalizzazione. Coi fattori in stretto e costante dialogo. Roberta Ceretto, presidente dell’azienda ci parla di un percorso unico nel panorama nazionale: «Nel corso degli ultimi vent’anni abbiamo intrapreso un viaggio per rendere più sostenibile per l’ambiente la nostra agricoltura, che ci ha portato a ottenere la certificazione biologica nel 2015. Insieme a Enrico Crippa, chef, siamo i soci fondatori del ristorante Piazza Duomo, unico tre stelle Michelin in Piemonte. Siamo mecenati delle arti, produttori di torrone, narratori di storie, venditori di vino. Siamo animati da una curiosità eclettica che non conosce confini. Da questa attitudine abbiamo iniziato ad operare nella cultura, nell’arte e nell’architettura, abbinando prima scrittori e giornalisti ad ogni nuova annata. Nel 1999, per caso come tante belle cose che succedono, nasce la passione e l’interesse per l’arte contemporanea con David Tremlett e Sol LeWitt, coinvolti alla cappella delle Brunate che ora tutti chiamano del Barolo. Negli anni, seguendo questo filone, si sono sviluppati progetti poi concretizzati in mostre di grande valore, che hanno portato artisti internazionali a esporre in una cittadina per loro inusuale come Alba. Protagonisti nel panorama dell'arte contemporanea  - Anselm Kiefer, Francesco Clemente, Kiki Smith, Marina Abramovic, Patti Smith... -  coi quali la famiglia instaura un sincero rapporto di amicizia che li rende i migliori ambasciatori del nostro territorio». 

Il tartufo da Enrico Crippa a Piazza Duomo 

A Piazza Duomo è iniziata la stagione del tartufo bianco, cosa propone Enrico Crippa?
Per noi si tratta di un momento di straordinaria importanza, dove ci connettiamo col prodotto emblematico del nostro territorio. I nostri due menu – Barolo e Viaggi – sono composti da otto portate e tutte possono essere impreziosite dal tartufo bianco, che viene condotto direttamente al tavolo, dove il cliente, prima del servizio, lo vede e lo sceglie. Il matrimonio tra tartufo bianco e vini di grande eccellenza può offrire momenti straordinari. E noi abbiamo due percorsi di pairing vino e un Nebbiolo Grand Tasting, con cinque referenze selezionate dal nostro sommelier Jacopo. 

Ma, nello stesso edificio di Piazza Duomo, nel cuore di Alba, avete anche un locale tradizionale, fieramente ancorato ai sapori della tradizione. Tartufo bianco anche lì? 
Assolutamente, ma in questo caso la carta parla del nostro territorio e delle sue ricette più classiche. Che qui proponiamo in un contesto immutabile. Pensa che non cambiamo il menu dal 2005. Vogliamo che i nostri clienti possano sempre trovare i tajarin ed i plin, l’insalata russa, la torta di nocciole e il bunet. Lo chef è Dennis Panzeri, però Enrico Crippa sovraintende a tutte le nostre attività legate al food. Enrico non è un nostro dipendente, ma un socio a tutti gli effetti, membro effettivo del progetto. 

Nel percorso artistico e culturale che ruolo hanno i due ristoranti? 
La loro è una funzione strettamente sinergica, I grandi nomi che hanno lavorato ed esposto per noi li hanno sempre frequentati, e sono stati coinvolti in serate a tema. Poi ci sono gli interventi mirati degli artisti che hanno arricchito i locali: Francesco Clemente a Piazza Duomo e Kiki Smirh alla Piola, dove ci sono anche dodici diversi piatti d’artista, altra bella connessione tra arte e sapori. I ristoranti sono una fonte di business, com’è logico, ma sono essi stessi strumento della nostra filosofia. 

Va ancora ricordato che gli interventi culturali dei Ceretto sul territorio hanno prodotto opere dal segno iconico e contemporaneo. Oltre alla già citata Cappella del Barolo, meritano una visita l’estroso Cubo della Cantina di Bricco Rocche, con vista a 360° sulle vigne, e l’Acino della Tenuta Monsordo, navicella spaziale e panoramico balcone sulle Langhe, luogo deputato all’educazione e alla degustazione vinicola.

Come acquistare e conservare il tartufo 

Chi conosce, probabilmente come nessun altro, l’offerta enogastronomica del territorio è Mauro Carbone, direttore dell’ente turistico Langhe, Monferrato e Roero dal 2005 al 2022. A lui chiediamo consigli per la scelta, l’acquisto e la conservazione del tartufo bianco: «Occorre innanzitutto considerare che parliamo di un prodotto unico, affascinante, delicato e deperibile. È fondamentale comprendere che non c’è un tartufo uguale all’altro, e che noi dobbiamo valutare quello che ci piace di più, quello che risponde meglio al nostro olfatto. Poi vanno evitati i tartufi molto o troppo morbidi, perché sono già in avanzata fase di maturazione, il loro profumo non è ideale e durano di meno. Quindi, quando compriamo un tartufo, dobbiamo seguire queste regole e fare una valutazione sui tempi. Perché la vita del tartufo bianco non supera la settimana dal momento dell’acquisto. Quindi: prima lo mangiamo e meglio è. Tenetene conto anche per un regalo. Una volta arrivati a casa avvolgete il tartufo in un panno morbido e chiudetelo in un barattolo, che va messo nella parte bassa del frigo. In Langa, durante l’autunno, non è difficile trovare chi vende tartufi, ma io consiglio, in particolare ai neofiti, di fare i propri acquisti alla Fiera di Alba. L’offerta è qualitativamente molto alta, sicuramente garantita, anche se i prezzi sono leggermente più alti. Per tutti è sempre disponibile un banco di consulenza, dove possiamo ottenere valutazioni e consigli sul nostro acquisto. Quando vi recate al ristorante chiedete sempre di guardare bene il tartufo che vi propongono e anche di annusarlo. Proprio perché, come dicevo prima, i tuberi sono tutti differenti. Così sceglierete quello che vi piace di più, seguendo il vostro olfatto. Visto la spesa preventivata è un vostro diritto. In estrema sintesi: quando comprate un tartufo comprate un arcobaleno, sempre diverso e in costante divenire. Preziosissimo proprio per questo».

Quindi la Fiera di Alba è una tappa fondamentale...
Certo, va sicuramente visitata. Anche perché è il più grande mercato al mondo per il tartufo bianco, dove ogni settimana vengono esposti 25/30 chili di prodotto. Un quantitativo enorme, che dopo sette giorni deve essere completamente smaltito. La Fiera è frequentata da un mercato internazionale top e i tartufi sono già “sfiorati”, quindi valutati, in modo quasi esoterico, da chi è preposto ad emettere un giudizio. 

Consigli per un soggiorno in Langa? 
Chi cerca un hotel o un resort sul territorio può mettersi l’anima in pace e prenotare per il 2023. Salvo approfittare di qualche struttura con delle disdette, oppure puntare sui giorni centrali della settimana ed armarsi di santa pazienza. Però non va dimenticato che Torino dista poco più di un’ora in auto, ed è forse l’opzione più pratica. 

Come sta andando la stagione turistica e il mercato in generale? 
Direi a gonfie vele. Questa è il primo anno del post covid e si sente. Sono tornati gli stranieri, che sono tantissimi, in assoluto la maggioranza. Non ci sono più i russi e gli orientali scarseggiano, ma sono cresciuti gli americani e gli europei, tedeschi e nordici in testa. Il mercato italiano va molto bene e si è sensibilmente abbassata l’età dei turisti, che per noi è un dato estremamente favorevole. 

Quali possono essere gli obiettivi di questo territorio? 
Occorre fare quello che ha fatto in precedenza il mondo del vino. Raggiunta la soglia della quantità bisogna lavorare sempre di più sulla qualità. Offrendo un servizio sempre migliore, più curato, più attento alle nuove tematiche che oggi vanno per la maggiore, come la sostenibilità. Però oggi affrontiamo un mercato competitivo con gli strumenti adeguati. Le nostre strutture – di ristorazione e accoglienza – sono di un livello molto alto, un’eccellenza che ha ancora margini di miglioramento. 

Itinerario autunnale nelle Langhe 

Scegliere un itinerario autunnale nelle Langhe – tra vigneti, foliage, tartufi e sapori pirotecnici - non è difficile, ma semplicemente impossibile. Deve vincere la flanerie, tenendo ben presenti gli approdi potenziali e il vostro gusto nel selezionarli.

Io consiglio di procedere borgo per borgo, e questi sono i miei 10 + 1 della lista. Verduno, con le degustazioni nel castello; Barolo, un nome e una garanzia, con la sua enoteca regionale; Serralunga d’Alba, anche qui un castello, con le sue pareti ripide sembra catturato dal “Trono di spade”; Barbaresco, altro nome evocativo, con le cantine Gaja nel centro storico e il vertiginoso torrione; Neive, raccolto e intimo, fuori dal tempo; Grinzane, col Museo delle Langhe, ospitato, indovinate un po'…in un altro castello; Castiglione Falletto, piccolo e suggestivo offre un panorama da acquarello; Monforte d’Alba, con l’Auditoriun Horszowsky, anfiteatro naturale dall’acustica mirabile; Santo Stefano Belbo, dove Pavese (c’è la fondazione a lui dedicata) ambientò “La luna e i falò” e infine Roddi, con l’università dei cani da tartufo e il Museo a cielo aperto sul prezioso tubero.

Ho lasciato per ultimo il mio borgo preferito: La Morra, il più importante comune della denominazione Barolo, arroccato in cima ad una collina permette di assistere, dal suo Belvedere, a quello che è probabilmente il miglior panorama di Langa. Subito fuori dal centro si trova la Cantina Rocche di Costamagna, una di quelle location che valgono il viaggio: Barolo di levatura esoterica, ambiente di grande eleganza, panorama che sembra dipinto da un impressionista ben ispirato, dove si affacciano le Art Suites, approdo magnifico per viaggiatori bene informati. Altra, tappa colta e romantica, la libreria-galleria d’arte “Paesi tuoi”, il gioiello di Roberta Canevari, giusto confinante con la Chiesa della Confraternita di San Sebastiano. Troverete i migliori libri dedicati a territorio (grandi classici e novità), acqueforti, acquetinte, fotografie e tanto altro.

Nel visitare le Langhe e i suoi borghi impossibile non pensare ancora una volta a Cesare Pavese: «Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti». 

Nella terra del tartufo: quattro esperienze da non perdere 

Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba 

Aperta fino al 4 dicembre è un evento da non perdere per diverse eloquenti ragioni: centinaia di eventi a tema che (ogni giorno, in particolare nel fine settimana) spaziano dalla gastronomia, alla letteratura, alla musica, all’arte, alla storia; l’imprescindibile Mercato Mondiale del Tartufo Bianco d’Alba, supervisionato dalla Commissione Qualità, l’oreficeria del profumo che si mangia; gli spettacolari cooking show che, nei fine settimana, vedono impegnati i grandi interpreti della ristorazione nazionale e internazionale. Il tema scelto per il 2022 è Time is up”, significativamente dedicato alla sostenibilità e ai rischi connessi col cambiamento climatico. Perché il tartufo – spiegano gli organizzatori - è un indicatore infallibile della salute ambientale.

Il bus a tappe 

Volete esplorare la patria del tartufo bianco senza problemi di auto e di parcheggio? Volete scendere e salire ai diversi stop per dedicarvi a visite e tappe conviviali? Ecco una formula perfetta, per fruibilità e costi contenuti. ll Langhe-Sightseeingtour è il servizio in cabrio-bus che vi fa ammirare le Langhe come da un emozionante balcone in movimento sui vigneti più famosi del mondo. Viaggiando in completa autonomia tra le colline dichiarate dall’UNESCO Patrimonio Mondiale. Partenza da Alba per toccare i borghi di Serralunga D’Alba, Castiglione Faletto, Monforte d’Alba, Barolo, Vergne, La Morra. Servizio domenicale fino al 27 novembre, con 4 corse al giorno. Il biglietto costa 20€ ed è valido per l’intera giornata. Gratis per i bambini fino ai 6 anni, 50% di sconto per chi è in possesso di biglietto del treno o di un abbonamento regionale. Non si devono fare prenotazioni e si paga direttamente sul bus, oppure sull’e-commerce della piattaforma: openmove.com, per info: langhesightseeingtour.it.

WiMu Museo del Vino a Barolo 

Firmato dall’architetto svizzero Francois Confino – che lo definisce “Non un luogo dove si apprende come si fa il vino, ma un luogo che parla del rapporto tra noi e lui” - è il più innovativo in Italia e tra i massimi al mondo. Il percorso propone un viaggio interattivo ed emozionale nel mondo del vino, prodotto e produttore di cultura, elemento che, spesso in modo trasversale, ha accompagnato l’evoluzione della civiltà. Sede del WiMu il Castello di Barolo, edificio iconico delle Langhe, datato X secolo (più volte ricostruito e rimaneggiato), è stato per secoli protagonista assoluto della vita del territorio La storia dell’edificio è anche legata alla memoria filantropica della Marchesa Giulia di Barolo. Se Confino ha esaltato l’elemento poetico della storia del vino, quello che affascina maggiormente i visitatori è il contrasto mozzafiato tra le avveniristiche installazioni multimediali e gli spazi secolari che le accolgono.

Museodelvino Wine Experience 

E qui siamo proprio nel futuro. La Mondodelvino Wine Experience – con sede a Priocca d’Alba - è una nuova esperienza interattiva, che ci colloca, in un battito di ciglia, nel terzo millennio, tra esperienze multisensoriali e approcci ludici che abbreviano la distanza tra esperti e neofiti. La Sala 0 è dedicata all’epica del vino, con uno schermo di 12 metri e la sceneggiatura di Davide Enia; la Sala 1 ci trasporta nei territori del vino, mentre la sala 2 è dedicata ai vitigni; la sala 3 narra i metodi di vinificazione e la 4 illustra i concetti di sostenibilità; nella 5 e nella 6 c’è l’approdo al mondo dei sensi; si chiude, sala 7, con il rapporto tra vino e cucina. Ci potete trascorrere due ore, ma anche di più, il tempo non passerà mai. Si apprende, molto, giocando ancora di più.

 

 

Langhe, cinque posti in cui mangiare 

All'Enoteca, Canale
Via Roma 57, 12043 Canale CN
Tel 017395857

Per cominciare da uno stellato, Davide Palluda è sempre una garanzia. Un ottimo modo per gustare materie prime del territorio lavorate con la giusta capacità di innovare. Ci sono ristoranti che vanno archiviato alla voce “indimenticabile”, eccone uno.

Osteria La Libera, Alba
Via Elvio Pertinace 24, 12051 Alba CN
Tel 0173293155

Nel regno di Flavia Bofa, famiglia storica di ristoratori, sei sempre sicuro di mangiare bene. Con citazioni dei classici piemontesi (Raviolo alla Bergese, fantastico), finanziera straortodossa, una carta dei vini che offre sempre novità di valore e poco note.

Filippo - Oste in Albaretto, Albaretto Torre
Via Umberto 12, 12050 Albaretto della Torre CN
Tel 3388871155

Buon sangue non mente: Cesare Giaccone, il padre di Filippo, ha creato la cucina d'autore in Langa. Il figlio rilancia in un'osteria da macchina del tempo, è lui ad accogliere gli ospiti con un magnifico camino dove non manca mai uno spiedo pronto per le 21,30 (se è già cotto, come recita il menu).

Tastè, Barbaresco
Strada Nicolini Alto 10, 12050 Barbaresco CN
Tel 3392092019

Nei locali della vecchia scuola della frazione, si mangia bene langarolo. Ma soprattutto ci si affaccia sul più bel balcone delle Langhe. Appena ci si accomoda, si capisce perché è arrivato il riconoscimento Unesco per il paesaggio vitivinicolo: una vista unica.

Al Biancospino, Bossolasco
Via Umberto I 43, 12060 Bossolasco CN
Tel 3397703955

Per una meta alternativa, nel paese delle rose capitale dell'Alta Langa, lungo le vie del sale. Non a caso Danilo Allochis offre pesce del vicino Mar Ligure, funghi e tartufi delle valli Belbo e Bormida, brindisi tra una vasta scelte di bollicine Alta Langa.

Dove soggiornare nelle Langhe 

Relais San Maurizio, Santo Stefano Belbo
Località San Maurizio 39, 12058 Santo Stefano Belbo CN
Tel 0141841900

Il lusso in un monastero seicentesco, il primo relais di alta gamma in Langa, con il plus di bellissima spa, un ristorante stellato firmato Guido di Costigliole, la calma dei vigneti di Moscato nel paese dove tutto ricorda le parole di Cesare Pavese.

La Ribezza, Monforte d'Alba
Via Bava Beccaris 3, 12065 Monforte d'Alba CN
Tel 0173240220

Monforte è il borgo alla moda delle Langhe. Ed è dominato dalla villa liberty che ospita le stelle della Ribezza, dove cura dell'ospite e relax si abbinano ad una vista straordinaria e alla facilità di visita delle firme più note del mondo del Barolo.

Corte Gondina, La Morra
Via Roma 100, 12064 La Morra CN
Tel 0173509781

Boutique hotel nel cuore di La Morra, non lontano dal belvedere più iconico delle Langhe. Una esperta gestione familiare garantisce accoglienza calda e attenta. Perfetto per avere tante offerte gastronomiche di livello a portata di mano.

Cascina Cortine, Guarene
Viale Bouillargues 15, 12050 Guarene CN
Tel 3357413479

Si autodefinisce relais di campagna e ha ragione. In una cascina tradizionale riportata a nuovo con rispetto e saggezza, la famiglia Manno accoglie gli ospiti garantendo loro un panorama straordinario, tra il prestigioso castello di Guarene e una vista meravigliosa sul Roero. Il tutto a dieci minuti da Alba.

Villa Garassino, Treiso
Strada Rizzi 18, 12050 Treiso CN
Tel 3450056512

Per gli amanti dell'altro lato della medaglia delle Langhe: il Barbaresco. A Treiso, uno dei quattro comuni che produce il Nebbiolo da Barbaresco, Villa Garassino è un agriturismo di charme, dove accoglienza e stile rendono l'esperienza affascinante.

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Alberto Lupini


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