“A Venosa si mangia, si beve e si riposa”. Così amano ripetere i venosini a chi arriva da fuori, quando si approccia la prima volta a questo comune di circa 12mila anime nell’entroterra lucano, protetto e osservato dalla presenza silenziosa del Vulture. E lo fanno a buon diritto, perché chi si ferma qui, spesso, non sa che dietro a un semplice modo di dire si cela in realtà un vero e proprio stile di vita, fatto di buon vivere e ritmo lento, risposta convinta e testarda alla frenesia del quotidiano. Mettere da parte i pensieri e scoprire Venosa (Pt) a piccoli passi, perdendosi tra vicoli stretti e scorci inaspettati, può dire molto dell’anima di questo luogo, svelandone il rapporto intimo e profondo con interi capitoli della nostra storia.
Venosa, la Lucania che non ti aspetti
Un salto nel passato di Vulture
Fondata nel 291 a.C. dai Romani, usciti vittoriosi dallo scontro con i Sanniti, e considerata fin dall’antichità la porta della Puglia verso la Lucania, Venosa (in origine Venusia, probabilmente in omaggio alla dea Venere) è stata per lungo tempo un florido centro di commerci grazie alla sua felice posizione lungo la via Appia, che collega la Puglia alla Lucania. Nel 89 a.C., ottenne il titolo di municipium, conferendo ai suoi abitanti il diritto di cittadinanza romana.
Durante l'epoca romana, la città visse un periodo di prosperità, testimoniato dalla presenza di una comunità ebraica e da importanti figure culturali come il poeta Quinto Orazio Flacco, nato qui nel 65 a.C. Con la caduta dell’Impero romano, la città subì ripetute invasioni barbariche e fu governata da diversi popoli, tra cui Longobardi e Bizantini. Nel IX secolo, Ludovico II scacciò i Saraceni, avviando un lento processo di rinascita. Il periodo normanno vide la costruzione di importanti edifici, come il castello voluto da Pirro del Balzo nel XV secolo e la cattedrale di Sant'Andrea. Venosa continuò ad essere un centro culturale e politico sotto gli Angioini e gli Aragonesi, con figure illustri come il poeta Luigi Tansillo e Carlo Gesualdo, principe di Venosa. Nel XIX secolo, la città affrontò gravi crisi sociali e naturali, tra cui un terremoto devastante nel 1857.
Cosa vedere a Venosa (e dintorni)
Oggi, Venosa è conosciuta per il suo patrimonio storico, ancora ben visibile nell’area archeologica sita al limitare della città, che racchiude i resti monumentali della colonia latina di Venusia, con tracce dell’antico impianto termale e dei quartieri abitativi. Sullo sfondo, l’Abbazia della Santissima Trinità, di cui si possono scorgere le diverse fasi costruttive: dalla domus romana imperiale al complesso paleocristiano, fino all’impianto benedettino di epoca normanna. Sia dal Parco che dall’abside della chiesa si accede all’Incompiuta, impianto ecclesiale di epoca normanna mai concluso, estremamente interessante per la simbologia nascosta in (quasi) ogni sua singola pietra.
Vista dal cortile del castello aragonese (Foto: Max Rella)
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Parco archeologico di Venosa (Foto: Max Rella)
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Incompiuta (Foto: Max Rella)
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Lago Grande di Monticchio
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Percorrendo dal parco archeologico la centralissima via Vittorio Emanuele II, si arriva davanti allo splendido castello aragonese, edificio fortificato a pianta quadrata realizzato da Pirro del Balzo e poi trasformato in una dimora signorile da Carlo ed Emanuele Gesualdo, oggi sede del Museo Nazionale di Venosa, esposizione ricchissima delle testimonianze del periodo romano e, più in generale, della storia dell’antica Venusia.
Prendendo l’auto e abbandonando la città in direzione ovest, dopo un tot di tornanti e un’ascesa di qualche centinaio di metri, meritano assolutamente una visita anche i laghi di Monticchio. Situati sulla falda sud-occidentale del Vulture, i due laghi - Grande e Piccolo, separati da un sottilissimo lembo di terra - occupano le bocche crateriche dell’antico vulcano e riflettono come uno specchio il profilo imponente dell’abbazia benedettina di San Michele, sede anche del Museo di Storia Naturale del Vulture, che tiene traccia della presenza sul territorio della Bramea, una farfalla fossile vivente tutelata dalla riserva regionale Lago Piccolo di Monticchio.
Vino, cibo e accoglienza, i veri ambassador del territorio
Che a Venosa si mangi, si beva e si riposi è presto spiegato. Enogastronomia e ospitalità sono, infatti, i perni attorno a cui ruota gran parte dell’economia locale e i motori che più di ogni altra cosa stanno spingendo il flusso turistico verso questa città, spesso oscurata dal fascino intramontabile della vicina Matera. Figlia di una forte operosità agricola, anche Venosa, come la Basilicata in generale, oggi può contare su alcune realtà che trovano nella zootecnia, nella cerealicoltura, nell’olivicoltura e nella viticoltura i loro migliori biglietti da visita.
La vendemmia dell'aglianico a Cantina di Venosa (Foto: Max Rella)
È il caso della Cantina di Venosa, l’unica cantina cooperativa della Basilicata e una delle più importanti del Sud Italia, che da circa vent’anni - periodo della ri-fondazione - racconta (e porta) il verbo dell’aglianico nel mondo. Tutto con una visione aziendale contemporanea, improntata alla sostenibilità non solo ambientale, ma anche sociale e a una diffusione democratica del prodotto, grazie a un’alta qualità resa accessibile a tutti.
Quella della Cantina, oggi al centro di un ambizioso progetto di restyling, è una presenza costante e radicata sul territorio, come dimostrano gli oltre 300 soci conferitori e la produzione annua di 2 milioni di bottiglie, che punta al raddoppio entro il 2028. Qui è l’aglianico a far la parte del leone, interpretato in vini più immediati, come il Gesualdo, il Verbo Rosso, il Vignali o il Terre di Orazio, o in calici più complessi e strutturati, come il Carato Venusio, punta di diamante aziendale.
Dove mangiare a Venosa
Fatto un doveroso excursus sulla storia e le peculiarità di Venosa, anche l’appetito può essere soddisfatto dai piaceri che questo locus amoenus, per dirla alla latina, può riservare alla gola. Sono tante, infatti, le ricette tipiche da gustare nei ristoranti della zona, tutte più o meno attraversate da un unico comun denominatore: il peperone crusco.
Tipico della Basilicata, solitamente viene impiegato nella variante locale di Senise, ed è un immancabile della cucina lucana (non a caso è definito ‘l’oro rosso della Basilicata’ ndr): dal colore rosso intenso e dal sapore dolce, dal 1600 è coltivato nella zona del Pollino ed è apprezzato per la sua polpa sottile e il basso contenuto d'acqua, qualità che lo rendono adatto all'essiccazione. Raccolto nei primi giorni di agosto, viene disposto su teli di stoffa in luoghi bui e asciutti e successivamente legato insieme ad altri peperoni con uno spago, fino a creare delle collane chiamate serte (o nserte). È quindi fritto in olio per pochi secondi, fino a diventare finalmente "crusco", ovvero croccante.
Il Brigante
Il Brigante a Venosa
Tra i migliori interpreti di questa specialità ci sono il ristorante-pizzeria Il Brigante, dove lo chef Michele Leo. campione del mondo della pizza al Trofeo Caputo per i suoi impasti a km 0 dalle lunghe lievitazioni, lo interpreta in formato circolare, tra gli ingredienti del topping della sua pizza “Nonno” a base di mozzarella, salsiccia di suino, pomodori ciliegini e peperone crusco, oppure introdotto all’interno di piatti come la Saracena, uno spaghettone con crema di fave, funghi cardoncelli e, appunto, peperone crusco.
Il Brigante | Via Colonnello Ruggiero 1 - Venosa (Pt) | Tel 0972 374203)
Il Baliaggio
Il Baliaggio a Venosa
Un’idea di cucina autentica e rassicurante che fa il paio con quella del ristorante Il Baliaggio, che nel cuore di Venosa, mette in tavola la cucina lucana contemporanea dello chef Angelo Fiorisi, con proposte gourmet che assumono i tratti della tipica ciambotta lucana (uovo poché 65°, cipolla caramellata, melanzane, zucchine, spuma di peperoni, patate e crumble di pane) o degli spaghettoni fagioli e cozze (spaghettoni di grano duro lucano con crema di fagioli, crema di cozze, grana dei poveri e peperone crusco).
Il Baliaggio | c.so Vittorio Emanuele II - Venosa (Pt) | Tel 0972 35081)
Al Frantoio
Al Frantoio di Venosa
La mano di Antonio Spadone, da molti conosciuto per la vittoria alla trasmissione “4 Ristoranti” di Alessandro Borghese, cesella invece i piatti del ristorante Al Frantoio, che in un antico frantoio restaurato propone una cucina attenta alla valorizzazione delle materie prime locali e di stagione, con un’offerta gustosa che spazia dal peperone ripieno con mollica di pane e alici alla guancia di suino nero lucano all’aglianico con cicoria selvatica, fino a un’inedita versione dolce del peperone crusco, servito ricoperto di fine cioccolato fondente.
Al Frantoio | via Roma 211 -Venosa (Pt) | Tel 0972 209241
Ristorante Ganea
Ristorante Ganea di Venosa
Altra sosta consigliata, proprio dietro al castello aragonese, è anche il ristorante Ganea, che mixa tradizione lucana e spunti mediterranei alternando pizze dalle lunghe maturazioni a piatti di terra e di mare, tra cui un’ottima insalata di seppie con arancia e granella di pistacchi, accanto allo spaghettone del pastificio Stigliano Au Cazz’Mberr (peperone crusco, pomodoro secco e pecorino) o al polpo fritto con peperone arrostito e salsa tzatziki.
Ristorante Ganea | via Fornaci 21 - Venosa (Pt) | Tel 0972 374718)
Trattoria Locanda Oraziana
Trattoria Locanda Oraziana a Venosa
Sapori e suggestioni lucane sono infine al centro del menu della Trattoria Locanda Oraziana, un riferimento per gli amanti della cucina locale che accoglie ogni giorno all’ora di pranzo in un ambiente rustico e curato, con piatti serviti in porzioni generose. Da provare il girello di manzo marinato con caciocavallo podolico e ristretto di Aglianico del Vulture; i ravioli di baccalà e ceci con molliche di pane fritte e peperone crusco e il baccalà al vapore con cicoria in padella e sbriciolata di peperone crusco.
Trattoria Locanda Oraziana | via Vittorio Emanuele II - Venosa (Pt) | Tel 0972 084462)
Dove e cosa acquistare a Venosa
Tra un pranzo e una cena alla scoperta delle tipicità della zona, chi è in cerca di qualche chicca da gustare comodamente a casa, a qualche chilometro di distanza può affidarsi al Caseificio Sabino (contrada Sansaniello), l’azienda agricola gestita dalla famiglia Sabino specializzata nella produzione di formaggi da latte di pecore di razza Sarda, capre e bufale. I capi, a stabulazione fissa, qui godono di un’alimentazione controllata e il più possibile a km 0, questo per rispondere a una necessità di standardizzazione della filiera, ma anche di fidelizzazione dei clienti, ormai abituati a una qualità costante. Nascono così ricotte di pecora e capra, ma anche cacioricotte (di pecora, capra o miste), pecorini e mozzarelle di bufala venduti sempre al massimo della loro freschezza (la produzione di mozzarella si ferma il sabato proprio per consentire alle spedizioni di far arrivare a destinazione il prodotto appena lavorato).
I pecorini di Caseificio Sabino
Percorso ancora qualche chilometro e raggiunto il borgo di Ripacandida, dove meritano una visita gli splendidi affreschi della chiesa di San Donato, il percorso può proseguire alla scoperta di un’altra eccellenza locale: il miele. Che qui trova un interprete magistrale in Franco Rondinella, nome noto agli esperti del settore che nella sua azienda - Oro dei Fiori (via Raffaele Ciriello) - dagli anni Novanta si dedica al miele puntando sul nomadismo delle api, operando cioè con alveari dislocati in diverse aree incontaminate della Basilicata che seguono le fioriture stagionali offerte dal territorio lucano. Nel moderno laboratorio, Franco sfrutta impianti e sistemi d’avanguardia per salvaguardare la salubrità dei prodotti e la loro tipicità e, in questo modo, dà vita a oltre 20 tipologie di mieli, tra cui un eccezionale Millefiori, che sono la perfetta rappresentazione della biodiversità del territorio.
Da non perdere: la prima honey spa
Ma non è tutto, perché accanto al laboratorio, la famiglia Rondinella ha dato vita a “Salus per Aquam”, la prima honey spa a livello europeo che sfrutta le proprietà benefiche del miele per la cura del corpo e del benessere psicofisico.
La prima honey spa di Oro dei Fiori (Foto: Davide Gerardi)
Al suo interno è possibile coccolarsi con trattamenti in cui il miele la fa da padrone: nebulizzato per sauna e inalazioni, utilizzato come unguento per massaggi e idromassaggi, come dolcificante per le tisane, o per sedute di apiterapia con le api. A chiudere il cerchio di questa realtà, anche un accogliente bed & breakfast con eleganti camere dotate di tutti i comfort e una vista privilegiata sul panorama circostante.
Honey Spa - L'oro dei fiori B&B | Via Raffaele Ciriello 32- 85020 Ripacandida (Pz)
Dove dormire a Venosa
Per chi desidera soggiornare a Venosa, la scelta potrà ricadere sul centralissimo Hotel Orazio prestigiosa dimora ospitata all’interno del Palazzo del Baliaggio, antica sede del Balì dei Cavalieri di Malta.
Edificato nel XV secolo e oggetto di numerose trasformazioni nei secoli successivi, oggi accoglie gli ospiti in un ambiente di sobria eleganza, con affreschi storici ancora ben visibili sulle pareti della sala delle colazioni.
Hotel Orazio | via Vittorio Emanuele II 142 - Venosa (Pt) | Tel 0972 31135