Gaja è oltre 160 anni di storia riassunti in un nome. O meglio in un cognome, quello della famiglia che dal 1859, dal cuore delle Langhe, ha deciso di diventare un punto di riferimento per gli amanti del vino italiano di tutto il mondo.
Oggi Gaia Gaja rappresenta la quinta generazione a possedere questa celebre cantina a Barbaresco e la seconda a dirigere Ca'Marcanda a Bolgheri e Pieve Santa Restituta a Montalcino.
Cantina Gaja a Barbaresco
Una famiglia al passo coi tempi
Conformemente alla sua reputazione di precursori in Italia, la famiglia Gaja studia da più di 15 anni i modi per attenuare gli effetti del riscaldamento globale nei suoi vigneti in Piemonte e in Toscana. Oggi Gaja è senza ombra di dubbio una delle cantine più emblematiche del Piemonte. Angelo Gaja fu il primo importatore di vitigni francesi (Cabernet Sauvignon, Chardonnay e Sauvignon Blanc) e il primo a utilizzare dei barili di quercia francese nuovi al posto di botti di quercia iugoslava. Oggi il suo Cabernet Damagi è considerato come uno dei migliori Cabernet al mondo. Un lavoro rigoroso è effettuato nella vigna (sfogliatura, vendemmie verdi...) e le fermentazioni e l'affinamento sono realizzati con grande rigore.
Dalla Spagna con furore
Raccontare la storia di Angelo Gaja, significa raccontare la storia del Piemonte viticolo. Si deve a lui il passaggio della regione nell’era moderna del mercato del vino. Personaggio di grande carisma, mai schivo di fronte alla stampa, Angelo Gaja ha saputo sfruttare la ricchezza del suo territorio e farla finalmente conoscere al mondo.
La famiglia Gaja arriva in Piemonte dalla Spagna nel XVII secolo. Si stabilisce a Barbaresco, dove si lancia nella ristorazione. Nel 1859 Giovanni Gaja crea la cantina e inizia la produzione di vino. Un uomo che ha avuto la fortuna di sposare una grande donna, lavoratrice talentuosa e brillante, Clotilde Rey. Si deve a lei l’iniziativa di abbassare i rendimenti in vigna. Angelo Gaja non fa mistero, durante le interviste, del contributo di Clotilde nell’azienda di famiglia. “Mi voleva artigiano e per diventarlo tracciò il percorso a tappe che avrei dovuto affrontare: fare, saper fare, saper far fare, far sapere.” Consigli di cui ha poi fatto tesoro.
L'ingresso alla cantina storia e gli interni di Gaja a Barbaresco
Con Gaja il vino italiano diventa un’eccellenza
Quando nel 1968, Angelo Gaja prende le redini della cantina, è un giovane diplomato all’Università di Enologia di Alba, di 28 anni. La situazione dei vini italiani all’epoca non è delle migliori. Poco conosciuti e ciò che è noto, lo è per essere economico. Il prodotto vino rimane confinato al settore alimentare, senza godere di una narrativa a parte – arte che in Francia è già padroneggiata da tempo. E Angelo Gaja ha potuto constatare di persona differenti mercati, quando durante i suoi studi e i suoi stage, ha viaggiato e visto altri modi di fare vino e di commercializzarlo. Gaja, con la sua cantina, ha il merito di aver saputo trasportare il vino nel mercato dei beni di lusso e di averne al contempo elevato la qualità allo standard dell’eccellenza.
L’importanza dei bassi rendimenti
L’azienda Gaja ha avuto il merito di portare conoscenze moderne della viticoltura in Piemonte. Tra i pionieri della vendemmia verde, Gaja comprende l’importanza dei bassi rendimenti. Nel 1970, per Sorì San Lorenzo, e nel 1978, per Costa Russa, si fanno le prime produzioni di selezione parcellare. Si riconosce a Gaja inoltre l’introduzione della barrique e della fermentazione malolattica. Le fermentazioni a temperature controllate sono, anch’esse, una tappa importante.
Ciò che i suoi vicini hanno rimproverato ad Angelo Gaja è stato a volte un eccesso d’innovazione. Come per esempio la decisione di piantare vitigni internazionali. Ma il tempo gli ha dato ragione e oggi il Cabernet Darmagi Angelo Gaja è uno dei migliori Cabernet Sauvignon al mondo… Pianta inoltre dello Chardonnay a Treiso (provincia di Cuneo) nel 1979 e del Sauvignon Blanc a Barbaresco nel 1983. Neanche a dirlo, questi vini conoscono un successo esplosivo.
Innovazione, ma anche tradizione
Modernista sì, ma senza mai dimenticare le tradizioni. Angelo Gaja rimane largamente fedele al vitigno Nebbiolo. Introduce le barrique per la prima fase di maturazione, ma poi i vini continuano a riposare nelle tradizionali grandi botti di rovere.
Oggi Gaja è un impero in Italia. 100 ettari a Barbaresco, Treiso e Barolo e 350mila bottiglie l’anno. Anche la Toscana conosce l’impronta Gaja. 27 ettari a Montalcino alla Pieve Santa Restituta e 110 a Castagneto Carducci (Bolgheri) alla Ca’ Marcanda. Del 2017 è la collaborazione tra Gaja e la famiglia Graci in una tenuta in Sicilia, sul versante sud del Monte Etna. Ormai attivamente coadiuvato dalle figlie, l’ora della pensione, dopo quasi 60 vendemmie, non è ancora arrivata. Nel 2019 Angelo Gaja è onorato del prestigiosissimo titolo di Winemaker dell’anno dall’Istitute of Masters of Wine e The Drinks Business.
Un vigneto in una zona naturalmente vocata
Specialista della produzione parcellare, la cantina di Angelo Gaja è stato un precursore del lavoro di zonazione in Piemonte. La menzione della vigna (il cru francese) è un sempre una garanzia di prestigio per i grandi vini rossi del Piemonte.
Il vigneto di Gaja, come già accennato, si estende per 100 ettari nelle Langhe. Questa regione viticola si sviluppa a sud del fiume Tanaro, affluente del Po. La zona resta protetta dalle Alpi e gode dell’influenza climatica del Mar Ligure. L’orografia collinare, 250-330 m s.l.m, offre inoltre il terreno ideale. Qui il vitigno Nebbiolo è il protagonista della scena. Declinato nelle due denominazioni arcinote del Barolo e Barbaresco. Se il Barolo deve invecchiare minimo tre anni (di cui 18 mesi in legno) prima di essere commercializzato, il Barbaresco attende minimo due anni (di cui 9 mesi in legno).
Le vigne di Barbaresco viste dall'alto
Il Barbaresco cavallo di battaglia
Tra i tanti vini di Gaja, il Barbaresco è il suo cavallo di battaglia. 100% Nebbiolo, è un vino rosso piemontese vecchia scuola, nel senso che punta sull’equilibrio, grazie all’assemblaggio di 5-14 parcelle di vigne di 40 anni in media. Le uve provengono da terreni costituiti da marne argilloso-calcaree (terre chiare). Fermentate, macerate e poi affinate per 12 mesi in legno separatamente, le parcelle vengono assemblate. Segue un’altra maturazione di 12 mesi. Figlio di un ampio spettro di terroir, il Barbaresco di Angelo Gaja fa mostra di complessità ed eleganza. Si tratta di un vino rosso equilibrato e dai tannini fini, capace di sfidare il tempo.
I vini di Angelo Gaja compaiono ormai nei menu dei ristoranti stellati di tutto il mondo, e questo grazie all’intraprendenza di un vitvinicoltore dotato di acume commerciale e fiducia nelle potenzialità del suo territorio.
Buon vino tra lo spettacolo delle Langhe
Gaja vuol dire anche Langhe, con tutto il carico di fascino e bellezza che solo questa terra piemontese sa regalare. Situate in provincia di Cuneo, non lontane da Torino, le Langhe sono una meta ideale per un weekend romantico, per una gita giornaliera o per una vacanza più lunga in cui concedersi degustazioni culinarie, sport all’aria aperta e momenti di relax. Da La Morra a Barolo, da Barbaresco ad Alba, ogni angolo di questa terra è sinonimo di paesaggi mozzafiato, di ospitalità di altissima qualità e di grandi, grandissimi ristoranti. Non è un caso se queste terre negli ultimi anni - specialmente quelli post Covid - sono state meta di viaggio per migliaia e migliaia di turisti, italiani e non. E non solo amanti del vino e del buon cibo. Le Langhe, infatti, sono anche cultura (da qui passa la storia dell’unità d’Italia con Cavour), passeggiate rigeneranti tra le verdi colline, borghi belli da stropicciarsi gli occhi.
Gaja
Via Torino 5 - 12050 Barbaresco CN
Tel 0173635158