Pensi a Lecce e pensi al Barocco e alla sua immensa cultura. Non a caso, Lecce è definita la “Firenze del sud” ed è considerata, a ragione, una delle città più belle del mondo (conferma che arriva anche dall’autorevole guida Lonely Planet che l’ha inserita tra le 10 città da visitare assolutamente almeno una volta nella vita). Lecce offre, infatti, scorci spettacolari tra piazze, eleganti vicoli, palazzi nobiliari e chiese. In qualunque punto si posa lo sguardo si rimane colpiti dagli infiniti dettagli scolpiti in pietra leccese: un tripudio di capitelli, rosoni, ghirlande, stemmi e vivaci personaggi fantastici. Ma c’è un altro motivo, e non di certo di secondo piano, che spinge i viaggiatori ad arrivare fino a qui: la gola! Che qui viene soddisfatta a pieno a suon di pasticciotti, rustici, agnelli di pasta di mandorle e ricette che affondano le radici nelle cucine delle nonne e che riportano in auge la tradizione nuda e cruda. Senza dimenticare la nuova ondata di millennial che questa tradizione, così come i suoi intoccabili ingredienti local, l’hanno spinta con coraggio dove nessuno aveva mai osato portando in città le prime vere e proprie esperienze di alta ristorazione e stelle Michelin. Che qui, potremmo dire, brillano al ritmo della pizzica.
La rivoluzione golosa in chiave salentina
E tra questi millennial ruggenti pronti a tutto pur di scrivere il futuro, loro e della ristorazione leccese e salentina, come non pensare a Floriano Pellegrino e Isabella Potì del Bros’, il chiacchieratissimo ristorante una stella Michelin nel cuore della città che spacca i foodie in due, tra fan e detrattori.
O a Diego Melorio e Andrea Carlucci, che stanno alla mixology come i Bros stanno alla cucina. Nel loro Quanto basta, localino nel centro storico della capitale salentina, esiste un solo credo: un’iperspecializzazione nel beverage e niente food. Un’idea coraggiosa che li ha portati alla ribalta nazionale anche per i cocktail sartoriali cuciti a misura della personalità, dell'umore e del desiderio dell'avventore.
E se Bros sta alla rivoluzione in cucina, Quanto basta sta a quella nella miscelazione, per la pizza c’è Andrea Godi con la sua 400 gradi in viale Porta d’Europa, vera mecca per i pizza lover che arrivano qui da ogni angolo di Puglia (e non solo) per affondare il morso nel Cono fritto o addentare una delle pizze in carta (una più sorprendente dell’altra).
Poi c’è lei Solaika Marrocco capitana a capo della brigata di cucina del Primo Restaurant, una stella Michelin. Che a discapito della sua giovane età già incanta con una cucina di raffinata ed elegante semplicità, mai banale, dove del Salento e della Puglia si citano spesso alcuni ingredienti, nonché le ricette più antiche e tradizionali che lei si diverte a reinventare con uno stile decisamente contemporaneo e originale, se non addirittura audace.
Altra donna, altra icona della cucina leccese: Alessandra Civilla che con il suo Alex è entrata a tutti gli effetti nel rinascimento gastronomico leccese portando in tavola “classiconi” di mare (col corredo di un servizio attento e veloce e la vista su piazza Sant’Oronzo e l’anfiteatro romano) che accontentano tutti.
Chi invece divide (la sua cucina, che osa e diverte, può piacere moltissimo o non piacere) è Fabiano Viva del Duo, ristorante gourmet al civico 11 di via Garibaldi perfetto per serate gourmet e romantiche a luce soffusa in cui lasciarci stupire da ricette, che pur partendo da ingredienti pugliesi, sono per prima cosa creative.
Il buongiorno della gola si vede dal mattino
Ristoranti, certo, ma se il giro di perlustrazione tra i bei palazzi barocchi inizia di primo mattino la giornata tipica leccese non può non cominciare con il tradizionale pasticciotto leccese, che prima ammalia con il suo profumo e poi seduce con il suo ripieno di dolce crema: d’altronde per i leccesi il pasticciotto non ha eguali al mondo. Per gustarlo c’è l’imbarazzo della scelta ma due indirizzi must (e storici) da segnarsi sono senza dubbio il Caffè Alvino in Piazza Sant'Oronzo e la Cotognata Leccese, tra l’altro il primo a lanciarsi nell'impresa di produrre la golosa confettura solida di mele cotogne, che ricorda ancora oggi l’abilità contadina di trasformare in prelibatezze i prodotti più poveri, in grande quantità ed esportarla in tutto il mondo.
Pasticciotto leccese
Ma non solo dolci, la Cotognata Leccese ha “cresciuto” anche un figlio d’arte: Davide De Matteis che con il suo curriculum da mixologist stellare e le grandi capacità imprenditoriali ha creato 300mila, via 47 Reggimento Fanteria 5. Non un semplice bar ma un vero e proprio corner goloso aperto quasi H24 tra rustici, ricette light, pasticciotti, crudi di mare, cocktail da antologia e grandi bollicine a tutte le ore, oltre che una ragionata selezione di vini pugliesi.
Il rustico alle 11
Pasticciotto del mattino, fatto! Ma per sentirsi leccese, anche solo per un giorno, è d’obbligo la pausa delle ore 11, quando la colazione del mattino è già smaltita e inizia a farsi strada quel languorino che fa capire che non si riuscirà ad arrivare all’ora di pranzo. Un’ora prima che la voce del tenore Tito Schipa si diffonda da piazza Sant’Oronzo, per la precisione dal Palazzo Comunale (Palazzo Carafa), ricordando che è mezzogiorno, è il momento perfetto per il rito del rustico leccese: unico, inconfondibile (infatti, si può gustare solo alle latitudini salentine) sa viziare a dovere e sollevare adeguatamente dalle incombenze quotidiane. Questo disco di pasta sfoglia dorata, che nasconde un morbido ripieno di besciamella, pomodoro e mozzarella (un pizzico di pepe) è il cibo da strada leccese per eccellenza.
Rustico leccese
Alla ricerca della tradizione
A mezzogiorno poi c’è l’imbarazzo della scelta. Tra ristoranti, bistrot, trattorie e locali di ogni tipo che propongono, in maniera classica o rivisitata, spesso come aperitivo, i piatti della tradizione: pittule, focacce, puccette, olive e tarallini.
La cucina salentina da sempre riesce a valorizzare superbamente ortaggi e legumi. Da non perdere allora ciceri e tria, un comfort food irresistibile: una minestra di ceci e pasta fresca, in parte lessa e in parte fritta; le fave e cicorie, in dialetto fae e fogghie, una morbida crema di fave con cicorie spontanee generosamente irrorate di olio extravergine d’oliva a crudo; o ancora i muersi, piatto povero ma ricco di gusto con piselli secchi, verdure e pezzi di pane di grano fritto. E poi pomodori scattarisciati, paparine e sànapi: saranno serviti come antipasto o come contorno ai classici pezzetti di cavallo al sugo, gustosissimo spezzatino che risale al Medioevo, un tempo preparato nelle pignate di terracotta. Un po’ più difficili da trovare, invece, i triddhi, caposaldi della tradizione salentina, soprattutto dei giorni di festa, una pasta di minuscole dimensioni, da ordinare al volo se presenti in menu.
Una vera tavola leccese non può dimenticare il sontuoso primo piatto della domenica, le sagne ‘ncannulate: ottime anche come gustoso souvenir da donare agli amici o per ricordare durante i grigi inverni il sapore e i colori della tavola leccese.
Immancabile street food
Ma Lecce fa rima anche con street food. Da provare assolutamente il calzone fritto. Ma anche il pizzo e le pucce: basta entrare nei locali specializzati in prodotti da forno e difficilmente si riuscirà a resistere al loro profumo!
Altro rito irrinunciabile è il caffè in ghiaccio col latte di mandorla: buono a qualunque ora, non provate a chiederlo lontano da qui, non è la stessa cosa! Concedetevi, però, anche una pausa dal sapore d’altri tempi con lo spumone salentino.
Caffè in ghiaccio con latte di mandorla
E che dire della frisa? Buonissima semplicemente con pomodoro, olio e sale, in realtà si presta ad essere condita con tutto ciò che regala la dispensa. Sbrigativa e gustosissima! Viene dal mare, invece, una specialità davvero unica: la scapece, di origini antichissime, è immancabile tra le bancarelle delle fiere patronali di tutto il Salento.
A proposito di feste, a Lecce cercate tra le vie della festa dei Santi Patroni e fatevi guidare dal profumo di caramello, non sbaglierete: vi imbatterete in sua maestà la cupeta! Da assaggiare assolutamente anche i mustazzoli, biscotti duri la cui origine si perde nella notte dei tempi. A Natale e a Pasqua, invece, la tradizione prevede i dolci di pasta di mandorla; mentre nei (poco) lunghi inverni salentini qual è la coccola dolce per il palato? I fichi secchi con dentro la mandorla tostata: il gusto del Salento in un boccone.
Tanti gusti, tanti bar
Quando la sera cala sui palazzi barocchi, il divertimento e il gusto non vanno di certo a dormire subito. Tappa irrinunciabile uno dei tanti locali della movida. Ce ne è davvero per tutti i gusti: dallo speakeasy americano come il Prohibition (uno dei migliori drink bar non solo della città, ma di tutto il Salento) al “molecolare” come il Quarantacinque, all’elegante Laurus cocktail experience.
Dormire nel Barocco
E quando, finalmente, a notte fonda il sonno chiama, l’esperienza leccese continua in uno degli splendidi alberghi della città che hanno fermato il tempo congelando la loro proverbiale bellezza. C’è un ex banca trasformata in un hotel (Palazzo Bn) con 13 appartamenti di lusso e con un’offerta gastronomica declinata in tre ristoranti e un roof garden. Ci sono antichi palazzi riportati a nuova vita come il Patria Palace (splendido hotel 5 stelle), La Fiermontina (3 luoghi che celebrano un’armoniosa fusione tra arte e piacere di vivere) e il Risorgimento Hotel Resort (elegante 5 stelle con 47 camere e suite). C’è un ex conservatorio trasformato nel Palazzo Sant’Anna, il luxury boutique hotel olistico della città. E ancora il Mine & Yours Members Club Lecce un rifugio urbano raffinato ed elegante che comprende anche un barber shop e il rooftop con il frizzante cocktail bar. Senza dimenticare, per chiudere il cerchio, Arryvo l’hotel ispirato agli stili di vita dei globetrotter contemporanei e ai millenial. Proprio quei millenial che, come dicevamo, hanno in mano le chiavi della nuova Lecce… quella tutta da gustare.
Una storia antica
Lecce è per antonomasia una delle capitali del Barocco. Un Barocco unico nel suo genere, definito “barocchetto” dagli storici dell’arte dell'Ottocento, i cui motivi decorativi sono i più diversi, i più fantasiosi e i più lontani rispetto ai canoni artistici tradizionali.
Oltre che per gli ingegnosi scultori locali e per i fantasiosi progettisti, lo splendore dei monumenti è dovuto soprattutto al particolare tipo di pietra, detta leccisu, che per la sua straordinaria lavorabilità ha consentito la realizzazione dei più svariati e stravaganti motivi decorativi. Ma Lecce è anche città archeologica che restituisce tracce delle antiche popolazioni che si sono susseguite nel Salento: dalle mura agli ipogei della città messapica alle grandi opere romane come il teatro e l’anfiteatro in Piazza Sant’Oronzo.
Piazza Duomo
Dopo la caduta dell’Impero Romano la città subisce un lento declino, diventando Otranto la città più importante del Salento per tutta l’età bizantina. I Normanni daranno nuovo lustro alla città con la costruzione di palazzi, complessi religiosi, come la Chiesa di San Giovanni Evangelista e il Complesso dei Santi Nicolò e Cataldo. Della dominazione sveva e angioina poche tracce sono rimaste, come la Torre del Parco e quella di Belloluogo.
Dobbiamo arrivare al 1500 per ritrovare grandi monumenti di età rinascimentale. È in questo periodo che Carlo V fa ricostruire il Castello di Lecce e le mura di fortificazione e viene dato un nuovo impulso edilizio anche a livello religioso e residenziale con la costruzione di palazzi e chiese. La prima fase della Basilica di Santa Croce, gioiello del Barocco leccese, risale infatti, a questo periodo, così come la Chiesa di Sant’Irene.
Basilica di Santa Croce
Ma è, appunto, con l’arrivo del Barocco leccese che la città assume un nuovo volto con i palazzi, le chiese e i conventi che vengono ricostruiti o rimodellarti secondo i nuovi canoni stilistici. Così Piazza Duomo viene totalmente rimodellata con la costruzione di una nuova cattedrale, del campanile e del palazzo del Seminario. Si continuerà nel Settecento quando viene ricostruito l’Episcopio e si dà, con i Propilei, un ingresso monumentale alla piazza. Sono di questo periodo anche la Chiesa di San Matteo, la Chiesta di Santa Chiara, la Chiesa del Rosario, la Chiesa di Sant’Anna e di Santa Teresa. Ed è nel 1600 che la Basilica di Santa Croce assume il meraviglioso aspetto che ha ancora oggi. Così come del resto la città, che per questo, appunto è una della più strabilianti capitali del Barocco.
I monumenti da non perdere
Anfiteatro romano
L’anfiteatro romano di Lecce, si trova in corrispondenza di piazza Sant’Oronzo ed è stato ritrovato tra il 1904 e il 1938. Quello che possiamo vedere è soltanto la metà perché l’altra parte non è stata portata alla luce, in quanto su di essa sorgono importanti edifici storici della città. La sua costruzione risale al II secolo d.C. e, secondo alcuni calcoli, si ritiene che l’anfiteatro romano riuscisse a contenere quasi 25mila spettatori. In passato il parapetto era rivestito in marmo e su di esso vi erano rappresentate scene di caccia e animali feroci, questo lascia ipotizzare il genere di spettacoli che venivano proposti al pubblico.
Anfiteatro Romano
Teatro romano
A circa 300 metri dall’anfiteatro c’è l’altro grande lascito romano a Lecce: il teatro romano. Costruito nella stessa epoca dell’anfiteatro, fu scoperto per caso nel 1929, durante alcuni lavori nei giardini di due palazzi adiacenti. Ancora perfettamente visibile, il teatro poteva ospitare fino a 5mila spettatori.
Castello di Carlo V
Sempre nei pressi di Piazza Sant’Oronzo, da non perdere il castello, fatto costruire da Carlo V nel 1539. Per realizzarlo l’architetto Gian Giacomo dell’Acaya dovette demolire la Cappella di Santa Trinità e il Monastero Celestino di Santa Croce a cui furono intitolati due dei torrioni. Costruito su una preesistente fortificazione realizzata tra il XIII e il XIV secolo, il castello presenta due strutture concentriche separate da un cortile intermedio, quattro bastioni angolari a punte lanceolate, mura possenti e un fossato colmato nel 1872. Per lungo tempo la fortificazione ha svolto funzioni di difesa del territorio, successivamente una delle sue sale fu adibita per ospitare spettacoli teatrali, in seguito funzionò come caserma e distretto militare. Oggi il castello, proprietà del Comune di Lecce, è sede dell’assessorato alla Cultura.
Sala del Trono
Basilica di Santa Croce
Uno tra i più significativi esempi di Barocco leccese è la Basilica di Santa Croce con l’attiguo Convento dei Celestini (ora Palazzo del Governo). Tra il XVI e XVII secolo, i più grandi architetti salentini (Riccardi, Penna e Zimbalo) coadiuvati da abilissimi maestri scalpellini e intagliatori, si avvicendarono nella realizzazione della grandiosa opera commissionata del ricco ordine religioso dei Celestini. Il risultato fu sorprendente: mai prima di allora elementi rinascimentali e ricercatezza barocca si erano fusi così armonicamente dando vita ad un monumento di così spettacolare bellezza.
Duomo di Lecce
Il cuore della vita religiosa della città è senza dubbio il Duomo di Lecce, nell’omonima piazza. Dedicata a Maria SS. Assunta, la cattedrale, costruita nel 1144, fu ristrutturata nel 1230 per essere poi completamente ricostruita nel 1659 da Giuseppe Zimbalo per volere del vescovo Luigi Pappacoda. Zimbalo realizzò anche il campanile a cinque piani, l’ultimo dei quali è sormontato da una cupola ottagonale sulla quale è posta una statua in ferro raffigurante Sant’Oronzo. L’interno barocco conserva pregevoli stucchi, pavimenti in marmo e altre numerose tele di grande valore artistico e ben dodici altari riccamente ornati. Novità dell’estate 2022, l’ascensore panoramico nel campanile seicentesco che permette di salire fino al terzo livello della torre a un'altezza di 43 metri. Dai quattro balconi si gode di un panorama a 360 gradi, con la costa dell'Albania e il mar Adriatico a fare da cornice.
Sullo sfondo il campanile del Duomo di Lecce dedicato all'Assunzione della Vergine Maria
Porte Cittadine
A Lecce ci sono tre porte monumentali. Porta Rudiae, costruita nel 1703, è sormontata dalla statua di Sant’Oronzo e dai busti dei fondatori della città. Porta Napoli fu eretta nel 1548 in previsione di una visita di stato di Carlo V su modello di un arco di trionfo romano. Al di là della porta si trova un obelisco commemorativo a ricordo del re spagnolo Ferdinando I. Porta San Biagio è forse la più elegante di tutte, con le sue colonne lisce e l’iscrizione latina.
Porta Rudiae
Ex Conservatorio di Sant’Anna
Per chi è alla ricerca di qualcosa fuori dalle solite rotte turistiche, perfetta una visita all’ex Conservatorio di Sant’Anna. Attiguo all’omonima chiesa e costruito su un’antichissima area che si affaccia su Via Libertini, nei pressi di Porta Rudiae, questo conservatorio aveva l’obiettivo di ospitare le donne leccesi che si ritiravano a vita privata. Nel cortile si trova un ficus gigante di 500 anni: 18 metri di altezza, 800 centimetri di circonferenza.
Lecce sotterranea
Ninfei, frantoi, cisterne, granai, strade romane e vie di fuga sono solo alcuni dei luoghi nascosti sotto le strade della città. Non tutti sanno, infatti, che esiste una Lecce sotterranea, formatasi nel corso dei secoli. Ma non solo: esiste un piccolo fiume, l’Idume, che scorre sotto il centro storico che, in parte, è possibile vederlo visitando alcuni palazzi.
Come Palazzo Adorno che, voluto nel 1568 da Gabriele Adorno, generale genovese della Marina Imperiale di Carlo V, venne costruito proprio sopra il fiume, tanto che nei sotterranei si può osservare una falda acquifera formata grazie alle sue acque dolci.
Le falde erano vere e proprie piscine di acqua limpida che molte famiglie locali utilizzavano per lavarsi mentre alcuni abitanti ebrei le usavano per purificarsi e svolgere i propri riti sacri.
Il fiume è visibile anche all'interno del famoso Museo archeologico Faggiano, all'interno di un antico pozzo nel quale l'acqua si scorge con sorprendente facilità.
I musei
Alle magnifiche chiese, autentici capolavori non solo dell’arte barocca, agli edifici e ai monumenti delle varie epoche storiche, a Lecce si aggiungono anche diversi musei che custodiscono importanti pezzi della storia della città e del Salento, capolavori dell’arte pittorica e curiosità.
La città vanta il più antico museo della Puglia, il Sigismondo Castromediano, con le sue collezioni che dalla preistoria arrivano sino al Novecento. Oltre alla più interessante panoramica sulla civiltà messapica nel Salento dal VII sec. a.C. e ai numerosi e antichissimi reperti archeologici, custodisce una notevole Pinacoteca con tele, ceramiche, vetri, tessuti, argenti dell’età barocca e opere dell’Otto e Novecento.
Il centro storico della città è un vero concentrato di musei: il palazzo storico-archeologico privato Museo Faggiano; il Must museo storico realizzato nell’ex Convento delle Clarisse; il Museo del teatro romano, adiacente all’importante monumento che risalirebbe al periodo augusteo; il Museo diocesano di arte sacra all’interno del Palazzo del Seminario in piazza Duomo, espone diversi dipinti, sculture, argenti e paramenti liturgici; il Museo Fantasy con le creazioni per il cinema e il teatro; il Museo della Cartapesta all’interno del Castello Carlo V e il Museo Ebraico di Palazzo Taurino che sorge nel vecchio quartiere ebraico di Lecce.
Cartapesta leccese
Fuori dal centro storico, si possono visitare la Pinacoteca d’Arte Francesca nel Convento di Sant’Antonio a Fulgenzio, nei pressi di piazza Mazzini, che custodisce pregevoli opere che vanno dal XV al XX secolo; i due musei archeologici Musa e Museo papirologico realizzati all’interno del complesso universitario Studium 2000 e il museo naturalistico dell’Orto botanico nato per opera dell’Università del Salento.
Come arrivare
In auto
Per chi viene da nord il consiglio è di percorrere la A14 Bologna-Taranto o la A16 Napoli Canosa e arrivare a Bari. Da qui continuare sulla Strada statale 16 fino a Lecce.
Per chi viene da sud la strada statale 106 Jonica fino a Taranto, da qui prendere la Strada statale 7 fino a Brindisi dove bisogna continuare sulla Strada statale 16 verso Lecce
In treno
Lecce è alla fine della linea adriatica principale ed è quindi ben collegata. Ci sono numerosi Eurostar, Intercity e treni espressi regionali dalle principali città del nord e del centro/sud (Roma, Milano, Bologna, Torino, Trieste, ecc..).
Servizi regionali-espressi collegano Lecce con tutte le altre città della Puglia. I treni arrivano alla stazione di Lecce che si trova a 1 km dal centro della città.
In aereo
L’aeroporto più vicino a Lecce è quello di Brindisi - Casale (conosciuto anche come aeroporto del Salento). Brindisi dista da Lecce 50 km. Dall’aeroporto di Brindisi a Lecce ci vuole circa un’ora di auto, ma si può raggiungere il centro della città con uno degli autobus Sita che partono ogni giorno di fronte al terminal arrivi dell’aeroporto di Brindisi.