Spesso non è solo la bontà del piatto che ci fa alzare dal tavolo di un locale soddisfatti e sicuri di far ritorno. Accade alcune volte che sia l’atmosfera, la cordialità del personale, qualche profumo oppure un piccolo dettaglio a farci dire: «Questo è il posto del mio cuore». Parte da Bardolino (Vr) la rubrica di Elisabetta Nuvola Paseggini che ci porterà alla scoperta di quei “posti del cuore” sparsi per l’Italia.
Vengo sempre a rifugiarmi qui, tra le viuzze nascoste del centro del paese, quando sul lungo lago c’è troppa confusione. Capita a giugno per il Palio del Chiaretto oppure a fine settembre, inizi di ottobre per la Festa dell’uva. Mi basta fare pochi passi per lasciare la folla e arrivare sotto il campanile, scorgendo da lontano l’insegna e il cancello che mi permettono di entrare in un’altra dimensione, quella della Trattoria Al Commercio.

Ho chiamato per avvisare del mio arrivo, i coperti non sono pochi (50 all’interno e 80 nel dehor) ma con questa massiccia presenza di visitatori sul lago è meglio non rischiare e chiedere prima se c’è un tavolo. Renato è già sulla porta che mi attende, con un bicchiere di chiaretto in mano, (con sua moglie Barbara si occupa della sala mentre il resto della famiglia è in cucina). Il locale sa davvero di casa: belle travi di legno a vista, boiserie scure e tanti quadri alle pareti. I tavoli sono apparecchiati con gusto ma senza troppe formalità, Renato si ricorda che, tempo permettendo, preferisco mangiare in giardino e ci fa subito accomodare in un angolo spazioso, così anche il cagnolino (il locale è assolutamente pet friendly!) dei miei amici starà vicino al nostro tavolo.

Mi sento subito a mio agio, ma oltre a questo c’è un altro motivo che tiene Il Commercio dentro il mio cuore: il menu. Non scontato, ricco di proposte per palati semplici o sperimentali, enorme: un raccoglitore marrone altissimo con molte pagine. Non posso rinunciare agli antipasti e chiedo un misto di affettati e formaggi. Sono sempre indecisa tra un piatto unico (come il baccalà alla vicentina con la polenta o il capriolo in salmì), oppure fare un canonico primo e secondo. Qui la pasta è fatta in casa… i bigoli con il sugo di anatra o le lasagnette al coniglio non si trovano in tutti i ristoranti. Anche i gnocchetti al formaggio e tartufo della Lessinia sono un bel piatto, le porzioni sono abbondanti e Renato mi suggerisce di iniziare a scegliere il secondo: lumache, luccio, trota e lavarello del lago, coniglio alla cacciatora. Poi all’improvviso, la proposta: tra i piatti anche lo stracotto o la pastissada di cavallo. Bingo! La mia memoria mi ricorda il perché voglio venire sempre qui a mangiare.

Questi piatti non gourmet, cucinati come farebbe la nonna la domenica a pranzo, seguendo le stagionalità dell’orto, quello che il lago offre o la carne che arriva dalle cascine vicine, mi ricordano i bei tempi passati. Inoltre l’affetto e la cura con cui io e i miei commensali siamo trattati scalda veramente il cuore.