“Filippo” a Pietrasanta
La tradizione prima di tutto
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Chi non sogna la Toscana? Con le sue tipicità, i suoi vini, i suoi litorali immortali. E i suoi uomini. Tra questi
Filippo Di Bartola, un istrione della sala, un amante della ristorazione che si distingue, forte dell’esperienza maturata all’Enoteca Pinchiorri, delle lezioni apprese al Lorenzo di Forte dei Marmi (Lu), e che da nove anni ha fatto di Pietrasanta (Lu) il suo campo d’azione.
Filippo Di Bartola (foto: Il Forchettiere)
Chi è passato per il comune che ha dato i natali al grande Carducci, non avrà potuto non sentir nominare “Filippo”, il locale che è cresciuto con Pietrasanta, con i suoi negozi, i suoi bar e i suoi turisti affezionati. Qui Di Bartola ha proposto per anni la cucina del territorio, ricette che non si possono dimenticare, raccontate dall’amore per le materie prime, dalla passione per un servizio che faccia scordare agli ospiti di aver lasciato le comodità della propria casa.
Ma, come la storia insegna, bisogna andare avanti e continuare a cambiare. E così ha fatto Di Bartola, che qualche mese fa ha lasciato gli spazi del suo vecchio locale (diventato “La Brigata di Filippo”) ai suoi ragazzi. Lui, invece, sempre lungo la via del centro, ha aperto pochi mesi fa all’interno di un’ex autorimessa il nuovo ristorante “
Filippo Pietrasanta”. Due nomi, certamente diversi, ma entrambi punti di partenza per un’inversione di rotta, quella che sta compiendo la ristorazione della Versilia.
Nel nuovo ristorante anche la cucina ritrova una ventata di cambiamento. Il cocktail di scampi cambia volto, ma senza esagerare. Gli spaghetti di arselle puntano alla semplicità e al contempo alla genuinità del pescato quotidiano. E il piccione? Si prepara in tavola, come si faceva una volta. Filippo non delude, non ne è in grado, fa parte del suo dna, della sua maturità, della sua intenzione di raccogliere sentimenti, emozioni, prospettive, per raccontarle a chi viene ad ascoltare non solo con l’udito, ma con il cuore.
Una sorpresa la carta: una magia che oscilla tra il tipico menu di una località turistica e l’ambizione di regalare all’ospite qualcosa di più, qualcosa di originale, che sia completo, dal momento in cui il piatto viene pensato al momento in cui è portato in tavola, fino a quello, conclusivo, in cui è il protagonista di una degustazione che “lascia il segno”. La cantina non è da meno, perché, come un vero uomo di sala che si rispetti, Di Bartola è attento ad ogni particolare. Ecco allora le 300 etichette che, a rotazione, si alternano sugli scaffali, differenziandosi per caratteristiche e terroir.
I tavoli tondi all’interno; qualche tavolino all’esterno perché si pensa anche alle esigenze del turista, ai suoi desideri; la cucina a vista, per farsi incantare dall’intuizione del cuoco; un cortiletto all’aperto, perché il cibo sia in grado di creare una dimensione di estasi; e l’orto, per fumare un sigaro e ammirare quanto semplice possa essere reinterpretare il concetto di chilometro zero.
Provocazione, sì, ma anche agio. Non è difficile per Filippo curare piccoli dettagli per far vivere un’esperienza a 360° all’ospite, che non può annoiarsi e riesce a riscoprire se stesso e la terra che ha scelto di vivere. Un teatro lo si può definire, come Filippo stesso lo definisce: gli autori sono gli ingredienti, i protagonisti la cucina e il servizio, i complici qualche sorriso e le storie che Filippo non si stanca mai di raccontare. Un mix perfetto per uno spettatore che non vedrà l’ora di tornare.
Per informazioni:
www.filippopietrasanta.it