Il 26 maggio 2023 è la Giornata mondiale dell'aperitivo che celebra il rito dell’aperitivo, il momento conviviale che in genere conclude la giornata lavorativa e anticipa la cena e che vanta consolidate origini tricolori. Ma è Milano, considerata la capitale dell'aperitivo, che è stato istituito lo scorso anno questo particolare evento mirato: il World Aperitivo Day con la creazione del Manifesto dell’Aperitivo, il primo disciplinare nato per codificare, promuovere e proteggere questo amato rituale. L'iniziativa è stata del MWW Group, realtà specializzata nel settore enogastronomico e già attiva con la Milano Wine Week, la Milano Food Week, Bottiglie Aperte e Vivite.
Il 26 maggio si festeggia la Giornata mondiale dell'aperitivo
I punti chiave:
- A Milano e in tutta Italia: le iniziative per la giornata mondiale dell'aperitivo
- A Milano un district a tema aperitivo
- Il successo dell'aperitivo e l'importanza di bere consapevolmente
- La storia dell'aperitivo, dalle origini a oggi
- I migliori aperitivi classici
- Il Negroni, un classico dell'aperitivo
- Lo Spritz, il re dell'aperitivo
- Le alternative a base di Prosecco: il Bellini e l'Hugo
- Il Mojito, aperitivo al gusto menta
- Altri drink ottimi per l'aperitivo
- Alcuni drink per aperitivi a base di gin
- Le migliori ricette per aperitivi fatti in casa
A Milano e in tutta Italia: le iniziative per la giornata mondiale dell'aperitivo
Anche in questa seconda edizione della Giornata si prevede un coinvolgimento nazionale degli appassionati in una festa condivisa di locali, enoteche, con il sostegno dei brand e con la presenza dei loro ambasciatori, delle associazioni di categoria con il sostegno delle istituzioni, come la Fipe-Confcommercio a cui aderiscono un gran numero di sigle del settore.
Milano è la capitale italiana dell'aperitivo
Il “World Aperitivo Day” prevede che tutti i locali della Penisola possano aderire gratuitamente proponendo eventi a tema, pairing d’autore o menù speciali che verranno inseriti nel calendario ufficiale. Per iscriversi basterà accedere alla sezione "Celebra nel tuo locale” sul sito, inviare la propria proposta, che dovrà attenersi alle linee guida indicate, e attendere che venga vagliata dagli organizzatori. L’iniziativa sarà poi inserita su tutti i canali di comunicazione della manifestazione.
A Milano un district a tema aperitivo
Sempre Milano si distinguerà con un vero e proprio District a tema, dedicato al pubblico e ai professionisti con tre giorni di tasting, masterclass e intrattenimenti in un itinerario di degustazione - tra esibizioni e live music - dedicato agli appassionati. Ma in tutte le città grandi e piccole sono previsti eventi e la regola per tutti sarà una sola: il rispetto del Manifesto che attraverso dieci semplici regole descrive le “buone pratiche” da seguire per realizzare un vero aperitivo all’italiana. Tra queste, l’abbinamento obbligatorio tra una bevanda e una preparazione gastronomica e la presenza di almeno il 50% di ingredienti Made in Italy.
Il successo dell'aperitivo e l'importanza di bere consapevolmente
L'iniziativa, oltre ad essere un driver nei consumi con nuove opportunità commerciali vuole nello stesso tempo sensibilizzare il pubblico, soprattutto giovane, sul consumo responsabile degli alcolici. «Quello dell’Aperitivo è un format che corrisponde a un valore di mercato che solo in Italia nel 2019 si era attestato nel 2019 a 4,5 miliardi di euro- aveva detto l'ideatore della festa Federico Gordini di MWW Group- e anche nel 2020-21, con la pandemia e le chiusure, gli italiani non hanno voluto rinunciare a questo rituale, che ha riscoperto la dimensione domestica con un boom dei consumi tra le mura di casa. Con le riaperture sono tornati poi a crescere anche i consumi fuori casa: nell’estate 2021 sono stati 170 milioni gli aperitivi bevuti».
L'aperitivo, rituale amato in tutto il mondo
Il successo si consolida in Italia soprattutto tra gli anni Settanta e Ottanta abbracciando le fasce più giovani e diventando nazional-popolare. Proliferano accademie per mixologist, corsi di formazione, continue gare e competizioni in genere supportate dai vari brand. Emergono idee e pratiche innovative, entrano nel bicchiere ingredienti inediti e talvolta ostriche, frutta esotica o piccole porzioni di cibo. Baretti anche di periferia diventano luoghi esclusivi. Emergono grandi talenti famosi quanto le star della cucina stellata, subito contesi dai grandi locali di Londra e d'Oltreoceano. Molte le signore: “Women do it better. Or not?" è il tema proposto dalla Pallini, azienda al femminile, al Roma Bar Show al Palazzo dei Congressi (29 e il 30 maggio). Con 250 presenti sarà il più importante evento italiano dedicato all’industria del beverage e al mondo della mixology, vetrina dell'intero settore e dei suoi protagonisti.
L’aperitivo italiano come simbolo rituale della identità nazionale si è evoluto negli anni accompagnando il calice creazioni gastronomiche, con pairing studiati da sommelier e chef gastronomi. Non a caso la prima edizione della Giornata ha visto l'impegno di chef ambassador come Andrea Berton, Daniel Canzian e Viviana Varese, della direttrice de La Cucina Italiana Maddalena Fossati e di gastronomi come tra gli altri, Andrea Grignaffini, Da qualche anno l'alta mixologia si accompagna alla cucina stellata e non c'è bar dove non si proponga un drink con il classico tagliere di salumi, bruschette e piccoli assaggi. "Un popolo con una così grande varietà di aperitivi come il nostro - scrisse Marcello Marchesi - non può morire di fame".
Ma è Torino, la città dove il rito si affermò nella seconda metà dell'Ottocento, a rivendicare il pairing con il cibo. Si sostiene infatti che in quel rito preserale piccoli assaggi fossero destinati alle signore perché non era appropriato né elegante bere a stomaco vuoto.
La storia dell'aperitivo, dalle origini a oggi
Ma chi ha inventato l'aperitivo? Alcuni fanno risalire la sua origine a secoli, anzi millenni, fa, all’epoca dell’Impero Romano, quando nei banchetti, attendendo i piatti forti, si faceva una "gustatio" con vino e stuzzichini dolci e salati. Anche Ippocrate è nella storia con il suo vinum hippocraticum, un bianco dolce in cui venivano macerati fiori di dittamo, assenzio e ruta, per stimolare la digestione e, nel Medioevo farmacisti e speziali, non furono da meno creando vini aromatizzati dalle proprietà curative e anche afrodisiache. Quel che è certo, e qui torna l'orgoglio piemontese, è che a firmare il primo aperitivo, il vermouth, fu Antonio Benedetto Carpano nel 1786 aggiungendo erbe e spezie al vino bianco. Qualche anno dopo, nel 1815, il farmacista milanese Ausano Ramazzotti creò un amaro con erbe macerate in alcol e nel 1862 un'altra analoga bevanda fu creata da Gaspare Campari. Ma è ancora torinese la prima vera pietra miliare datata 1864: la prima bottiglia del Vermouth dal mitico nome Martini creata da Alessandro Martini e Luigi Rossi. Conquistò tutti tanto che alla fine del secolo Edmondo De Amicis scrisse che a Torino c’era una vera e proprio "ora del Vermouth", spesso nei café chantant.
L'aperitivo è un momento di convivialità e amicizia
In quel Piemonte sabaudo, alla vigilia delle guerre d’indipendenza contro l’Austria, nasce il mitico brand Martini&Rossi, una realtà industriale che già alla fine del secolo, con le infrastrutture di allora, dallo stabilimento di Pessione di Chieri, servito dalla ferrovia, spediva le bottiglie in tutto il mondo. Arrivarono anche a Buenos Aires, già nel 1884, grazie anche al supporto degli immigrati italiani. Il resto è storia, con nuovi prodotti Dopo il primo Martini Rosso, il Martini Bianco (1910), Martini Extra Dry (1900) Martini Rosato (1980). Poi nuovi prodotti, vino e nel 2004 il “Sigillo Blu” che segna vini e spumanti di qualità. Una diffusione commerciale dilagante, fino alla formazione di solide realtà come con gli accordi col gruppo americano Bacardi Limited nel 1987 e la successiva fusione nel Guppo Bacardi Martini. Il legame tra Milano e Torino unite dall'aperitivo si è affermato negli anni: basti pensare a Casa Martini a Pessione e a Terrazza Martini a Milano. Altre città ospitano templi del buon bere datati, come il celeberrimo l'Harry's Bar di Venezia. Ma in tutte le città sono presenti insegne di successo con il banco bar quasi fatto apposta per osservare le arti della miscelazione e seguire un sogno gustando un drink d'autore.
Ben altra cosa è l'happy hour (dall'inglese "ora felice"), rito importato dagli Stati Uniti che significa di fatto un tempo in cui un ristorante bar o servizio pubblico offriva sconti sulle bevande alcoliche. Di fatto era una promozione di vendite tra le 18 e le 20 che da noi è stata considerata equivalente all'ora dell'aperitivo. Ad accoppiare il bere con il cibo, negli anni Novanta, fu il barman Vinicio Valdo e la capitale dell’happy hour diventò Milano. Un grande seguito da noi ha poi avuto l'apericena, un altro "mostro" che significa in concreto abbuffarsi rapidamente e in piedi con vassoi colmi di cibo e un bicchiere. Sempre dal Piemonte arriva però una rivendicazione, supportata dalla storia dell'Ottocento: la merenda sinoira, letteralmente ‘la merenda che fa cena’, era gustata dai contadini con un bicchiere di vino subito al tramonto quando lasciavano i campi. E ancora qualcuno se la concede.
I migliori aperitivi classici
Ma quali sono gli aperitivi classici, intramontabili, anche se spesso al bancone è difficile cedere alle sirene della creatività espressa dai signature della nuova generazione dei bardender? E quanti sono davvero i cocktail puri, e senza le varie contaminazioni subite negli anni? L'IBA (international Bartenders Association), il più autorevole organismo del mondo del bartending ne tutela la ricetta e li divide in categorie come The Unforgettables, i Contemporary Classics e i New Era Drinks ma anche l'indicazione del time-drink: Pre dinner, After dinner e Any time. Ma sono molte, tuttavia, nelle varie classifiche i cambiamenti e le migrazioni.
Il Negroni, un classico dell'aperitivo
Tra i cocktail con una bella storia c'è il Negroni. Nasce nel 1919 a Firenze quando il conte Camillo Negroni, al Caffè Casoni, abbandonò il suo solito aperitivo, l'Americano, e chiese al barman, tale Folco Scarselli, una spruzzata di gin al posto del consueto seltz. Questa variazione piacque talmente tanto che il cocktail Americano cominciò a chiamarsi "l'Americano alla maniera del conte Negroni". Così nacque il Negroni, arrivato sino a noi, a base di bitter Campari, vermut e gin con la classica fetta d'arancia. Ma c'è anche il Negroni sbagliato, creato al Bar Basso di Milano dal barman Mirco Stocchetto in cui lo spumante brut sostituisce il gin.
Il Negroni
Lo Spritz, re degli aperitivi
Tra gli altri cocktail famosi lo Spritz, nato negli anni '50, “bitter più leggero e meno bitter che ci sia” che diventa simbolo 50 anni dopo quando Campari acquista il brand Barbero 1891 proprietario di Aperol. La bottiglia arancione diventa mito e lo Spritz diventa Aperol Spritz. Ma c'è chi sostiene che già esistesse nei primi del '900 nel Triveneto, perchè le truppe austroungariche erano solite allungare il vino locale, antenato del Prosecco, con acqua frizzante.
Lo Spritz
Le alternative a base di Prosecco: Bellini e Hugo
Il Bellini è un altro dei capisaldi e sposa le bollicine charmat alla pesca, e anche altra frutta che appartiene tecnicamente alla categoria degli sparkling (con bollicine). Con le fragole diventa il Rossini. È stato inventato nel 1948 da Giuseppe Cipriani, capo barista dell’Harry’s Bar di Venezia pensando al colore rosa che ricordava il colore della toga di un angelo in un dipinto di Giovanni Bellini.
L'Hugo, a base di Prosecco
Un altro a base prosecco è l'Hugo con sciroppo di fiori di sambuco, seltz e foglie di menta fresca. Inizialmente prevedeva anche lo sciroppo di melissa. Nato nel 2005 per opera del barman altoatesino Roland Gruber ha avuto grande diffusione in Europa.
Il Mojito, aperitivo al gusto menta
Tra i più richiesti è il cubano Mojito amato da Ernest Hemingway e da Fidel Castro. Gli ingredienti sono rum chiaro, foglie di menta e zucchero con succo di lime, ghiaccio e soda o acqua frizzante. Parlano linguaggi esotici anche Il caraibico Daiquiri a base di rum bianco, succo di lime e sciroppo di zucchero che rientra nei cocktail sour, quelli cioè a base di distillato e succo di limone, o Il Margarita, cocktail messicano a base di tequila, triple sec e succo di lime. Esotico e dolce anche il Tiki drink Zombie cocktail a base di rum creato da Donn Beach, un avventuriero americano riconosciuto come padre fondatore della cultura Tiki.
Il Mojito, a base di rum chiaro, foglie di menta, zucchero, succo di lime, ghiaccio e soda
Altri drink ottimi per l'aperitivo
Altri drink immancabili nelle migliori liste sono il Black Russian, cocktail di antiche origini a base di sole vodka e kahlua, un liquore profumatissimo a base di caffè, Il Singapore Sling, alcolico fruttato a base di gin e triple sec creato nel lontano 1915 dal barman Ngiam Tong Boon in un hotel di Singapore. Sul podio delle preferenze anche l’Americano preparato direttamente nel bicchiere old fashioned con Campari bitter, Vermouth rosso e soda e lo scarlatto Bloody Mary (vodka, pomodoro, spezie piccanti, e aromi come Worcestershire o Tabasco) dedicato a Mary Tudor d'Inghilterra detta la Sanguinaria. Ma la ricetta era contesa da un altro barman che invece l'aveva creata pensando alla bellissima attrice Mary Pickford.
Il Bloody Mary
Alcuni drink per aperitivi a base di gin e whisky
Una storia è anche dietro il popolarissimo Gin Fizz e di cui fanno parte anche il Gin Tonic e il Gin lemon. È un long drink a base di Gin, succo di limone, soda e sciroppo di zucchero, servito in un tumbler alto o highball colmo di ghiaccio. Era compreso tra le ricette della "Jerry Thomas’s Bartender’s Guide", la "Bibbia" dei drink, la cui prima pubblicazione risale al 1862. Era amato dall'ammiraglio Nelson, che lo consigliava come antidoto contro la diffusione dello scorbuto sulle navi.
Gli appassionati di whisky scelgono l'Old Fashioned che nasce nella New York di fine Ottocento. Da qui deriva il suo nome ma anche per i bicchieri vecchio stile dove è servito. Si può preparare con Bourbon o con Rye Whiskey, una zolletta di zucchero sciolta nel bicchiere, due gocce di angostura, poca soda e ghiaccio.
Anche il Boulevardier viene servito di rigore in questo tipo di bicchiere. La nota amara nel Campari bilancia la dolcezza del vermut ed è proprio questo equilibrio a dare spazio al gusto intenso del whiskey torbato. Tanti cocktail hanno resistito al tempo e altri sono cambiati e altri sono stati creati, forse sempre meno alcolici per le nuove tendenze di consumo.
Le migliori ricette per aperitivi fatti in casa
Non soltanto al bar: il rito dell'aperitivo è fatto anche in casa. Ecco alcune ricette da seguire per preparare dei drink ottimi da accompagnare con qualche stuzzichino, per momenti con tuoi amici o con la tua famiglia.