I dazi statunitensi che scatteranno con ogni probabilità intorno al 18 ottobre potrebbero mettere a rischio un altro settore, oltre a quello dell'agroalimentare. Parliamo delle imprese che producono liquori e cordiali, un comparto che rappresenta un fiore all’occhiello del ‘saper fare’ italiano, tra i più apprezzati e longevi della nostra produzione alimentare e tra i massimi contribuenti alla fiscalità del nostro Paese con oltre 630 milioni di euro versati all’erario solo nel 2018.
I rincari potrebbero ridurre fino al 35% del valore dell'export
I rincari, che comporteranno una perdita secca di
valore export pari ad almeno il 35% provocheranno danno soprattutto alle piccole e alle medie imprese italiane che negli ultimi anni hanno investito ingenti risorse nell’export, in particolare sul mercato americano. Si tratta di circa cento aziende, presenti su tutto il territorio nazionale - da Nord a Sud - concentrate principalmente nei territori dei quali costituiscono spesso un rilevante polo di creazione di sviluppo, anche per quello che riguarda l’indotto.
Gli Stati Uniti rappresentano il secondo mercato di destinazione, dopo la Germania, con una crescita negli ultimi 5 anni di quasi il 40% a valore. Basti pensare che solo dal 2017 al 2018 abbiamo assistito a un incremento del 13%, con una quota di mercato di oltre il 16% dietro a Irlanda e Francia. Il dazio del 25% andrà ad interessare un valore di quasi 163 milioni di dollari, con una incidenza per singola bottiglia pari, secondo le prime stime, a circa 2/2,5 dollari che potrebbero tranquillamente raddoppiare considerando i vari passaggi da importatore a distributore e venditore.
«Stiamo parlando - dichiara
Micaela Pallini, presidente del Gruppo Spiriti - di una perdita enorme per il settore della liquoreria italiana: alla riduzione del 35% del valore, già di per sé molto grave, si aggiunge il timore che in diversi casi può essere pregiudicata la sopravvivenza dell’azienda in quanto sia il mercato interno, sia eventuali nuovi mercati, non possono garantire immediatamente l’attività di impresa. Inoltre, il settore si troverebbe in una condizione di svantaggio competitivo di grande impatto perché sullo scaffale americano aumenteranno i prodotti locali o di altri paesi non colpiti da dazi con denominazioni evocative del prodotto italiano e tutto questo avverrebbe senza poter neppure intervenire».
Il presidente del Gruppo Spiriti chiede dunque un intervento delle istituzioni nazionali ed europee per «difendere e preservare un settore molto rilevante che rappresenta Aziende storiche di lunga tradizione».