Negli ultimi anni, in Italia, nel campo della ristorazione sta spopolando una nuova tendenza: l’home restaurant. E in cosa consiste? Esattamente in un pranzo o in una cena alternativa, rispetto ad un pasto consumato fuori casa, in cui degli aspiranti cuochi vogliono fare della ristorazione la propria professione senza dover necessariamente investire troppi soldi agli inizi. Una pratica che, però, giustamente, non è particolarmente apprezzata dalla Fipe, in quanto presenta degli enormi vuoti legislativi, una mala-concorrenza nei confronti dei locali e parecchie incognite di carattere igienico-sanitarie.
Qual è la definizione di home restaurant?
L’home restaurant, come suggerisce la traduzione dall’inglese “ristorante a casa”, è un tipo di attività che appartiene alla sfera della ristorazione, ma che invece di svolgersi in un classico locale viene organizzata all’interno di un appartamento privato. Questa nuova moda culinaria sorge a inizio anni Duemila negli Stati Uniti, ma ben presto si è diffusa anche in Inghilterra, e nasce dalla volontà dei padroni di casa di ospitare gente sconosciuta e di mettersi ai fornelli per loro. Il pasto si svolge come al ristorante: menu specifico (principalmente con pietanze locali) accompagnato da vini selezionati.
Qual è la caratteristica principale dell’home restaurant?
In sostanza, è quella di non essere un’attività organizzata da professionisti del settore ma da principianti o aspiranti cuochi, che mettono a disposizione, in casa propria, pochi coperti in serata e questa viene sponsorizzata sui social network. Per legge, riporta TasseFisco.com, un home restaurant non dovrebbe superare un certo fatturato annuo e non ha, a differenza dei ristoranti, necessità di autorizzazioni particolari.
Home restaurant, quali sono le diverse tipologie?
Come scritto poc’anzi, per avviare un home restaurant non sono necessari particolari requisiti. Basta, infatti, avere un discreto spazio in casa, saper cucinare (con menu ad hoc), avere il desiderio di conoscere nuove persone ed essere pratico con la pubblicizzazione dell’evento online. In questo “settore”, esistono due tipologie di “ristorante a casa”:
- Social eating: un evento che viene organizzato per interagire e conoscere con delle persone mai viste prima.
- Tourist eating: incontri che vengono organizzati per consentire ai visitatori di assaporare il vero gusto locale.
Chef a domicilio, la proposta di legge
La proposta di legge, per consentire alle persone di avviare un’attività di “Cuoco a domicilio”, è ancora oggetto di discussione ma se entrasse in vigore limiterebbe a 500 il numero di ospiti annuo da non superare, mentre il fatturato massimo non potrebbe superare i 5mila euro. Naturalmente il numero di coperti massimo non fa scopa con il fatturato massimo ammissibile (è letteralmente impossibile chiedere 5 euro per un pasto).
Home restaurant, per la Fipe sono necessarie regole precise
Su questo tema, che da anni è al centro di alcuni dibattiti del settore, Roberto Calugi, direttore generale di Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) aveva detto la sua, affermando che «chi effettua preparazione in ambito domestico di alimenti non destinati al consumo privato ma alla commercializzazione e/o somministrazione deve rispettare le norme amministrative che impongono la presentazione della Scia, il possesso dei requisiti morali e professionali previsti per la somministrazione, il rispetto di norme sanitarie che impongono la notifica igienico sanitaria e la presentazione di un piano di autocontrollo Haccp, così come le norme urbanistiche ed edilizie comunali, con conseguente verifica se, nella zona in cui è situata l’abitazione, sia consentita l’attività di somministrazione di alimenti e bevande». Accorgimenti e disposizioni indispensabili, dunque, secondo la Federazione dei pubblici esercizi, non solo per evitare il prodursi di distorsioni nelle dinamiche concorrenziali del settore della ristorazione, ma anche, e soprattutto, a tutela dei consumatori.
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Alberto Lupini
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