Il virus fa sparire il contante? Petizione per svoltare (finalmente)
Un gruppo guidato dal magistrato Alfonso Sabella ha lanciato una petizione per sostenere il pagamento elettronico. Lo spunto è la riduzione dei contatti causa covid, l’obiettivo in più è la storica lotta all’evasione
11 maggio 2020 | 10:10
Contante sì, contante no. I commercianti si sono sempre divisi sulla questione, non per una questione etica o di principio, ma semplicemente economica. Non che sia una motivazione di poco conto, ma insomma nel 2020 pensare di dipendere ancora da un pezzo di carta e una moneta sa un po’ di medioevo e di “fiorini”. La svolta inseguita è quella del pagamento sempre cashless (che sia un caffè o un abito firmato) che fino a qualche tempo fa era legato strettamente alla carta di credito o al bancomat, oggi ha fatto un passo in più legandosi a doppio filo allo smartphone.
Il tema, accantonato almeno dall’opinione pubblica, è tornato ora prepotentemente in voga. Il motivo? Il coronavirus, of course. Sì, perché va da sé che in un periodo (che diventerà probabilmente un “per sempre”) in cui bisogna ridurre al massimo ogni tipo di contatto tra persone, pensare di eliminare le banconote e le monte è immediato. E forse proprio il coronavirus sarà il punto di svolta decisivo per fare il grande passo e dare una grossa mano alla lotta all’evasione: pagamenti tracciati tramite pos, controlli sicuri, conti che non possono non tornare.
A cavalcare l’idea ci ha pensato il gruppo “Eroi Fiscali” sulla piattaforma Change.org che ha lanciato una petizione in favore dei pagamenti elettronici. Tra i primi firmatari della petizione ci sono: il magistrato Alfonso Sabella e l’ex parlamentare e vicepresidente della Camera Pierluigi Castagnetti. Poi: Arrigo Roveda; Emanuele Cavallaro; Pierluigi Saccardi; Agostino Megale; Sonia Alvisi; Anna Cossetta; Alessandro Garassini e Eliano Omar Lodesani.
Stando ai dati analizzati dagli scienziati emerge come su ogni singola moneta si depositino circa 26mila batteri di tremila specie diverse. Ma lo sporco, come accennato, sta soprattutto in quello che circola attorno al denaro liquidi. Non è dunque un caso che ci siano esponenti della magistratura a favore dei pagamenti elettronici. Come si legge nel disclaimer della petizione l’obiettivo è quello di: “Favorire i nuovi sistemi contactless e l’uso dello smartphone come strumento di pagamento rendono possibile evitare qualsiasi contatto fisico” e rendono i pagamenti molto semplici anche per chi non è avvezzo all’uso della tecnologia.
Gli italiani sembrano aver comunque afferrato il concetto: secondo Confesercenti infatti tra il 2012 e il 2018 i pagamenti tramite Pos sono cresciuti del 112%. L’ Italia tuttavia condivide il record europeo della più alta evasione fiscale con quello del più alto uso del contante. Difficile che sia un caso. Ma non è una ricetta a colpo sicuro: dal 2012 dal 2018, l’uso dei Pos (le macchinette per i pagamenti digitali su cui si appoggiano o si fanno scorrere le carte di credito) è cresciuto del 112 per cento. Ce ne sono in servizio oltre 3 milioni. Le transazioni effettuate con carte di credito sono aumentate del 57 per cento, per un controvalore di 32 miliardi di euro, 12 in più rispetto al 2012. Eppure l’evasione, segnala una nota della Confesercenti, l’organizzazione dei piccoli commercianti, la più preoccupata per le novità in vista, è stata appena intaccata. I controlli Possibile che la colpa sia di una scarsa efficacia dei controlli incrociati del fisco. Più probabilmente, in un paese in cui l’80% delle transazioni avviene in contanti, anche un boom dei pagamenti digitali modifica in misura modesta i grandi numeri. Un conto attendibile si potrà fare quando ci sarà effettivamente un Pos in ogni negozio e in ogni ufficio e si potrà essere ragionevolmente sicuri che venga anche usato.
Mai come oggi la tracciatura dei pagamenti diventerebbe cruciale anche per via del pericolo infiltrazioni mafiose che rischiano di insinuarsi nell’incertissima e fragile economia italiana (e non solo). Certo, la questione dei costi per i commercianti sussiste e rischierebbe di diventare un’ulteriore zavorra su bilanci già in rosso. Le commissioni per ogni transazione che possono variare dallo 0,99% fino al 4%. Un costo per l’installazione del Pos, se previsto, che può arrivare a un massimo di 100 euro. Poi il canone mensile, anche in questo caso non sempre previsto, che può andare dai 10 ai 50 euro. Infine, il costo dell’abbonamento telefonico alla linea fissa. È quanto spendono gli esercenti in Italia quando accettano un pagamento elettronico, con carta o bancomat. In pratica, se un consumatore decide di pagare 50 euro usando il Pos, il commerciante spende poco più di un euro in commissioni se ha scelto di affidarsi a una banca. Meno se ha scelto un Pos mobile non legato a un istituto di credito.
E poi c’è l’incognita sull’obbligatorietà di disporre del Pos. L’obbligo formale è stato deciso dal Governo Monti nel 2012 ed è diventato effettivo dal 2014. Eppure nessuna sanzione o provedimento sono previsti per quel commerciante che non l’avesse. Le discussioni politiche e le proposte si stanno susseguendo da anni, ma ancora non si è arrivati ad una. Che il virus metta d’accordo tutti? Lo speriamo, sarebbe ora.
La lotta all'evasione passa dal pos
Il tema, accantonato almeno dall’opinione pubblica, è tornato ora prepotentemente in voga. Il motivo? Il coronavirus, of course. Sì, perché va da sé che in un periodo (che diventerà probabilmente un “per sempre”) in cui bisogna ridurre al massimo ogni tipo di contatto tra persone, pensare di eliminare le banconote e le monte è immediato. E forse proprio il coronavirus sarà il punto di svolta decisivo per fare il grande passo e dare una grossa mano alla lotta all’evasione: pagamenti tracciati tramite pos, controlli sicuri, conti che non possono non tornare.
A cavalcare l’idea ci ha pensato il gruppo “Eroi Fiscali” sulla piattaforma Change.org che ha lanciato una petizione in favore dei pagamenti elettronici. Tra i primi firmatari della petizione ci sono: il magistrato Alfonso Sabella e l’ex parlamentare e vicepresidente della Camera Pierluigi Castagnetti. Poi: Arrigo Roveda; Emanuele Cavallaro; Pierluigi Saccardi; Agostino Megale; Sonia Alvisi; Anna Cossetta; Alessandro Garassini e Eliano Omar Lodesani.
Stando ai dati analizzati dagli scienziati emerge come su ogni singola moneta si depositino circa 26mila batteri di tremila specie diverse. Ma lo sporco, come accennato, sta soprattutto in quello che circola attorno al denaro liquidi. Non è dunque un caso che ci siano esponenti della magistratura a favore dei pagamenti elettronici. Come si legge nel disclaimer della petizione l’obiettivo è quello di: “Favorire i nuovi sistemi contactless e l’uso dello smartphone come strumento di pagamento rendono possibile evitare qualsiasi contatto fisico” e rendono i pagamenti molto semplici anche per chi non è avvezzo all’uso della tecnologia.
Alfonso Sabella
Gli italiani sembrano aver comunque afferrato il concetto: secondo Confesercenti infatti tra il 2012 e il 2018 i pagamenti tramite Pos sono cresciuti del 112%. L’ Italia tuttavia condivide il record europeo della più alta evasione fiscale con quello del più alto uso del contante. Difficile che sia un caso. Ma non è una ricetta a colpo sicuro: dal 2012 dal 2018, l’uso dei Pos (le macchinette per i pagamenti digitali su cui si appoggiano o si fanno scorrere le carte di credito) è cresciuto del 112 per cento. Ce ne sono in servizio oltre 3 milioni. Le transazioni effettuate con carte di credito sono aumentate del 57 per cento, per un controvalore di 32 miliardi di euro, 12 in più rispetto al 2012. Eppure l’evasione, segnala una nota della Confesercenti, l’organizzazione dei piccoli commercianti, la più preoccupata per le novità in vista, è stata appena intaccata. I controlli Possibile che la colpa sia di una scarsa efficacia dei controlli incrociati del fisco. Più probabilmente, in un paese in cui l’80% delle transazioni avviene in contanti, anche un boom dei pagamenti digitali modifica in misura modesta i grandi numeri. Un conto attendibile si potrà fare quando ci sarà effettivamente un Pos in ogni negozio e in ogni ufficio e si potrà essere ragionevolmente sicuri che venga anche usato.
Mai come oggi la tracciatura dei pagamenti diventerebbe cruciale anche per via del pericolo infiltrazioni mafiose che rischiano di insinuarsi nell’incertissima e fragile economia italiana (e non solo). Certo, la questione dei costi per i commercianti sussiste e rischierebbe di diventare un’ulteriore zavorra su bilanci già in rosso. Le commissioni per ogni transazione che possono variare dallo 0,99% fino al 4%. Un costo per l’installazione del Pos, se previsto, che può arrivare a un massimo di 100 euro. Poi il canone mensile, anche in questo caso non sempre previsto, che può andare dai 10 ai 50 euro. Infine, il costo dell’abbonamento telefonico alla linea fissa. È quanto spendono gli esercenti in Italia quando accettano un pagamento elettronico, con carta o bancomat. In pratica, se un consumatore decide di pagare 50 euro usando il Pos, il commerciante spende poco più di un euro in commissioni se ha scelto di affidarsi a una banca. Meno se ha scelto un Pos mobile non legato a un istituto di credito.
E poi c’è l’incognita sull’obbligatorietà di disporre del Pos. L’obbligo formale è stato deciso dal Governo Monti nel 2012 ed è diventato effettivo dal 2014. Eppure nessuna sanzione o provedimento sono previsti per quel commerciante che non l’avesse. Le discussioni politiche e le proposte si stanno susseguendo da anni, ma ancora non si è arrivati ad una. Che il virus metta d’accordo tutti? Lo speriamo, sarebbe ora.
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