Ue, storico “sì” all'etichetta di origine su succhi di frutta e marmellate
Un obiettivo importante per la salute, l'economia, l'occupazione e l'ambiente dell'Italia, secondo produttore europeo di frutta dopo aver detto addio a oltre 100 milioni di piante di frutta fresca negli ultimi 15 anni
Storico sì della Commissione ambiente del Parlamento Ue all'obbligo di indicare la provenienza della frutta utilizzata in succhi e marmellate, oltre che per il miele per il quale vengono rese ancora più trasparenti le etichette con l'indicazione delle percentuali dei mieli provenienti dai diversi Paesi nelle miscele.
«Un passo importante fortemente sollecitato dalla Coldiretti impegnata da danni nel percorso di trasparenza dell'informazione ai consumatori sull'origine degli alimenti portati a tavola, a tutela della libertà di scelta - ha affermato il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini - si tratta di un risultato reso possibile dalla sensibilità dimostrata dagli Eurodeputati che ora dovrà essere mantenuta nel Parlamento in plenaria e poi difesa al trilogo tra Commissione, Parlamento e Consiglio».
L'Italia è il secondo produttore europeo di frutta. Ma si riducono gli ettari
Un obiettivo importante sul piano della salute, dell'economia, dell'occupazione e dell'ambiente in Italia che è il secondo produttore europeo di frutta dopo aver detto addio a oltre 100 milioni di piante di frutta fresca negli ultimi quindici anni con la scomparsa che riguarda tutte le principali produzioni, dalle mele alle pere, dalle pesche alle albicocche, dall'uva da tavola alle ciliegie, dalle arance alle clementine. Complessivamente la superficie italiana coltivata a frutta si è ridotta a 560mila ettari con la perdita di oltre centomila ettari rispetto a 15 anni fa con conseguenze sul primato produttivo nazionale in Europa che si estende dalle mele alle pere fresche, dalle ciliegie alle uve da tavola, dai kiwi alle castagne fino al cedro e al bergamotto. La situazione peggiore si registra sulle arance, con 16,4 milioni di alberi abbattuti, sulle pesche, dove sono scomparsi quasi 20 milioni di piante, e sull'uva, dove mancano all'appello 30,4 milioni di viti, secondo la stima Coldiretti. Pesante anche la situazione per nettarine e pere dove ne sono spariti rispettivamente 14,9 milioni e 13,8 milioni.
Un trend pericoloso favorito anche dalle importazioni di prodotti low cost di frutta da destinare alla trasformazione industriale in suchi e marmellate dall'estero dove spesso non vengono rispettati gli stessi criteri in termini di rispetto dell'ambiente, del lavoro e della sicurezza alimentare, secondo il principio di reciprocità.
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Alberto Lupini
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