Il turismo riscopre la bellezza E le cantine provano a fare sistema
Chi viaggia lo fa sempre più per ammirare i paesaggi e gustare le specialità enogastronomiche. Dal mondo del vino l'impegno a lavorare insieme per creare più servizi e possibilità ai turisti
01 novembre 2020 | 06:50
di Emanuele Bottiroli
Le cantine italiane lavorano insieme per promuovere il turismo
Tutto ciò che sarà ideato strategicamente, disegnato e modellato con gli occhi di domani, destinato a perdurare nel tempo, in poche parole ben fatto, è molto probabile che, oggettivamente, diventerà un progetto connesso con la positività del valore di bellezza. Il “marketing della bellezza”, di un luogo o di un territorio, diviene per questo un investimento sul futuro, un modello virtuoso di sviluppo che, economicamente ed ecologicamente, ricade in ogni comparto sociale e commerciale di una specifica zona intesa come sistema.
Di tutto questo ha voluto parlare nel corso di un recente evento digitale il Consorzio di Tutela dei Vini di Valtellina presieduto da Aldo Rainoldi, a partire da un’idea di Giacomo Mojoli, attraverso un processo innovativo basato sulla rete e su quanto di affermativo positivo è stato sperimentato in termini di comunicazione e relazioni sociali durante il periodo del lockdown.
Giacomo Mojoli
Ne è emerso uno sprone a operare con un atteggiamento che metta al centro il “fare squadra e sistema”, puntando sulla qualità diffusa, sulla crescita costante delle professionalità, sul patrimonio ineguagliabile dell’attrattività del paesaggio, della cultura, dell’arte e dell’enogastronomia.
A condividere queste priorità sono stati anche ospiti importanti del Consorzio di Tutela dei Vini di Valtellina, a cominciare da Brunello Cucinelli che, come uomo e come imprenditore, della bellezza e del suo significato più contemporaneo ha fatto un “modus operandi”; Oscar Farinetti, un imprenditore visionario e pragmatico, affascinante comunicatore; Francesco Zurlo, preside vicario della facoltà del Design, Politecnico di Milano, grande esperto di metodologia e cultura del progetto.
Dal dibattito è emersa la possibilità di optare per la “terapia del paesaggio”, con lo scopo di far interagire pensieri e mestieri apparentemente diversi, per generare un’economia delle relazioni, un design dei rapporti, per ibridare le differenti esperienze messe in campo.
Il tutto assume particolare rilevanza anche in vista delle Olimpiadi Invernali del 2026 che vedranno la Valtellina protagonista e ospite di questo importantissimo avvenimento nei confronti del quale, appunto, la cultura del progetto e dell’accoglienza, la bellezza e la sostenibilità del paesaggio, in armonia con l’unicità del Nebbiolo delle Alpi, diventeranno un’opportunità, un forte “capitale reputazione” per un ambizioso posizionamento dal punto di vista turistico.
Gli attori principali del turismo valtellinese, istituzioni comprese, vogliono creare una sinergia volta a ottimizzare tutti i servizi. Dopo il successo dell'evento 'Mangiare per vigne', varato a luglio, che aveva visto coinvolte circa venti cantine e vari ristoranti del territorio, l'esperienza verrà riproposta a più riprese.
«È stata una grande soddisfazione - dice Mojoli - siamo riusciti a creare delle situazioni nelle quali l'aspetto esperenziale è stato predominante, con il fil rouge delle eccellenze territoriali da proporre al pubblico, e siamo stati premiati con più di 400 turisti provenienti da Milano e Lombardia, con il dato interessante di una prevalenza di giovani».
Per il futuro in Valtellina si sta lavorando a un progetto ambizioso che mira ad approfondire due aspetti: il racconto attrattivo di un paesaggio e l'aumento delle esperienze da offrire, due temi che saranno affrontati all'interno di un workshop. «Vogliamo fornire gli strumenti per raccontare la bellezza del territorio - conclude Mojoli - il vino dovrà attrezzarsi per una narrazione nuova, dobbiamo passare dallo 'storytelling' allo 'storydoing', perché è importante raccontare ciò che stiamo facendo. Dobbiamo avere un approccio multidisciplinare mettendo in rete il vino che dialoga con altre realtà».
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Alberto Lupini