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Turismo: la Pasqua nera di Roma e Milano

Le due città sono in crisi. La pandemia ha svuotato i centri storici: a scappare sono stati gli stranieri, ma anche gli italiani, visto l'uso massiccio dello smart working. I settori alberghiero e della ristorazione, che speravano nel 2022 per poter rilanciarsi, finora hanno dovuto ricredersi. E nemmeno a Pasqua il trend è positivo...

di G. Gabaldi e B. Silva
26 marzo 2022 | 05:00
La Pasqua nera di Roma e Milano per il turismo Turismo: la Pasqua nera di Roma e Milano
La Pasqua nera di Roma e Milano per il turismo Turismo: la Pasqua nera di Roma e Milano

Turismo: la Pasqua nera di Roma e Milano

Le due città sono in crisi. La pandemia ha svuotato i centri storici: a scappare sono stati gli stranieri, ma anche gli italiani, visto l'uso massiccio dello smart working. I settori alberghiero e della ristorazione, che speravano nel 2022 per poter rilanciarsi, finora hanno dovuto ricredersi. E nemmeno a Pasqua il trend è positivo...

di G. Gabaldi e B. Silva
26 marzo 2022 | 05:00
 

Roma e Milano, le due capitali d'Italia, sono in crisi. La pandemia ha svuotato i centri storici, a scappare sono stati gli stranieri, ma anche gli italiani visto che è entrato in vigore un uso massiccio dello smart working. I settori alberghiero e della ristorazione, che speravano nel 2022 per poter rilanciarsi, finora hanno dovuto ricredersi.

A Milano il settore alberghiero batte un colpo, che nel fragore generale potrebbe non udirsi: il periodo di Pasqua si presenta male, con solo il 20% delle camere a disposizione già prenotate, secondo i dati elaborati da Confcommercio. Basti pensare che il dato pre-pandemico di Marzo 2019 dava un 75%, per capire le preoccupazioni degli addetti ai lavori: categoria in cui rientriamo un po’ tutti, in fondo, visto che si lavora per vivere e che la previsione sull’inflazione, sempre calcolata da Confcommercio, si attesta sul +6,1% su base annua, con un aggravio di spesa per ciascuna famiglia di 1.826 euro. A Roma, la situazione non è dissimile. Negli alberghi romani le prenotazioni non decollano e quelle in corso sono a rischio. Guerra e Covid mettono al tappeto il turismo capitolino. Rispetto allo stesso periodo del 2019 le prenotazioni sono calate del 35%.

A Milano operatori in crisi 

Milano Turismo: la Pasqua nera di Roma e Milano

Milano

In una metropoli come Milano, dove il turismo business fa tendenza ormai da anni, si cerca di capire come interpretare questi dati: sono legati alle contingenze della guerra in Ucraina, alle incertezze generali, alla pandemia che fa ancora paura o a cos’altro? Tutte domande da girare agli operatori del settore alberghiero, che vivono in prima linea una situazione difficile: e si presentava ben diversa, stando alle previsioni di qualche mese fa. Presso l'Hotel Bristol, quattro stelle in zona Stazione centrale, cerchiamo di prendere il toro per le corna: cosa dicono i registri sotto l’occhio del direttore, Davide Minopoli?

«Per il periodo pasquale ho calcolato un 80% in meno, rispetto alla stessa finestra temporale del 2019. Per essere precisi, in questo momento ho il 14,7% di occupazione. Direi che siamo messi male, e non solo in merito alla settimana di Pasqua. L’unica cosa che potrebbe cambiare il dato è la tendenza della clientela, negli ultimi anni, a prenotare con minor anticipo rispetto alla partenza: si attende l’ultimo momento, insomma».

Qual è la causa principale di questo crollo dell’80%?
Preoccupa la ripresa dei casi di Covid-19, che colpisce soprattutto il turismo business, storico punto di forza dell’Hotel Bristol. Oggi la tendenza si è invertita: durante la settimana lavoriamo poco, qualcosina si combina nel week-end, ma sempre con occupazioni mordi-e-fuggi, che si avvantaggiano della guerra dei prezzi al ribasso. C’è anche questo, purtroppo. Alla pandemia che c’è e non c’è si aggiunge ovviamente l’ulteriore incertezza generata dalla guerra in Ucraina: se si teme il conflitto nucleare, addirittura, le persone tendono a evitare spese ritenute secondarie.

Com’è la situazione fiere ed eventi, lo storico motore dell’industria alberghiera a Milano?
L’ultimo evento milanese, il MICAM (fiera internazionale delle calzature), non ha portato nessun giovamento, e badi bene che i numeri in passato sono sempre stati notevoli. Il prossimo è la fiera del turismo, il BIT, che però non è stato mai particolarmente significativo, in termini di presenze. Ma il vero banco di prova sarà il Salone del Mobile, spostato agli inizi di Giugno. Speriamo bene.

In questa situazione di somma incertezza, cosa si aspettano gli operatori economici dallo Stato?
Partiamo dalle cose più banali: le erogazioni del Fondo Integrazione Salariale per i lavoratori dipendenti sono terminate a dicembre, mentre lo stato d’emergenza ancora non è cessato, ad oggi. Ci aspettavamo il rinnovo del Fondo, che non c’è stato, e ha costretto i proprietari ad attingere a riserve interne, già esaurite da due anni o quasi di chiusura. Un altro tema è il pagamento della tassa di soggiorno, che per un albergo a 4 stelle è 5 euro a persona a notte: versamenti che vanno ai Comuni, a fronte dei quali non mi sembra di vedere iniziative e progetti in grado di incentivare il turismo.

 

 

Anche gli hotel 5 stelle sono in crisi

Ed ora la crisi dal lato 5 stelle, che non è un riferimento politico ma un’indicazione di categoria: come se la cava un hotel toppissimo, come direbbero gli adolescenti, capitanato da una donna con grande esperienza internazionale? Stiamo parlando di Andrea Obertello, direttrice dello storico Four Seasons nel cuore del quadrilatero della moda.

Quali flussi dobbiamo aspettarci per Pasqua?
Premetto che Pasqua per noi non è un periodo determinante, e comunque in quella settimana siamo leggermente al di sotto dei dati del 2019. Tenga però presente che gennaio è stato un disastro, e la ripresa l’abbiamo vista da metà febbraio in poi.

Vuol dire che gli alberghi a 5 stelle soffrono la pandemia e la guerra meno degli altri?
Ma sono ugualmente in sofferenza, direi, a fronte di quasi due anni di continui problemi. Devo anche ricordare che nel settore del lusso Milano, nel 2019, era nel mezzo di un ciclo positivo; non solo il ciclo si è interrotto, ma non siamo ancora tornati a quei livelli. Come minimo, abbiamo perso due anni. È pur vero che qualche segnale di ripresa si vede, come risulta anche dalle cifre relative alle strutture nostre dirette concorrenti.

Ha rilevato cambiamenti nel tipo di clientela?
Certamente. Ad esempio, l’afflusso dal Medio Oriente è cresciuto ed è andato a rimpiazzare altri segmenti in forte calo, come Estremo Oriente, Cina (a causa dei nuovi focolai di pandemia), Russia. Buone notizie anche dagli Stati Uniti, nonostante l’Europa sia diventata, secondo loro, un posto più pericoloso rispetto agli anni appena trascorsi.

Quanto potrebbe influire la guerra in Europa sui bilanci di una grande struttura come il Four Seasons?
A livello di flussi turistici non vediamo ancora un forte impatto; a livello di costi sì, eccome. È aumentato tutto: materie prime, logistica, riscaldamento. In quattro settimane abbiamo visto rialzi del 30%, che per il momento non si sono scaricati sul prezzo delle camere. Per fortuna quando ci sono crisi globali come questa, non importa se per motivi finanziari o conflitti internazionali, il mercato del lusso è il primo a soffrire ma anche il primo a recuperare. In un momento simile, con i costi dell’energia in rialzo continuo, sarebbe importante un intervento delle istituzioni per calmierare i prezzi, perché questo tipo di incremento inaspettato ha un effetto domino e si riverbera su tutti i beni e i servizi che un hotel deve acquistare. Non si può resistere a lungo senza alzare le tariffe, il che a sua volta alimenta la spirale inflazionistica.

Andrea Obertello Four Seasons Turismo: la Pasqua nera di Roma e Milano

Andrea Obertello, Four Seasons

La ripresa è molto lenta

La mini-lezione di economia della direttrice Andrea Obertello è quanto mai efficace, nella sua essenzialità: siamo di fronte a una prospettiva di inflazione fuori controllo, in mancanza di contromisure. E visto che abbiamo attraversato virtualmente i lussuosi corridoi del Four Seasons, rimaniamo sull’high-end e proiettiamoci in un’altra zona fortissimamente alla moda: quella gran macchia di case vintage nella prima cintura esterna al centro di Milano, valorizzata al massimo dalla cornucopia di eventi del Fuorisalone del Mobile. Stiamo parlando della zona Tortona-Savona-Bergognone, considerata ormai un magico luogo trendy. Qui sorge il 5 stelle Magna Pars, alla cui direttrice Barbara Rohner chiediamo conferme. O anche smentite.

«Credo si possa parlare di ripresa» afferma Rohner in uno sforzo di ottimismo, «ma è molto lenta. Negativo l’andamento a dicembre e gennaio: ci siamo ripresi a febbraio grazie alla Milano Fashion Week, che ha visto tornare i nostri clienti abituali. Al momento a Pasqua siamo sul 25% di occupazione, francamente non un granché. La novità è che gli ospiti sono in prevalenza europei: Italia, Regno Unito, Svizzera, Francia, Danimarca, Belgio.Le presenze statunitensi sono scese di molto, è quasi sparito il Medio ed Estremo Oriente, come pure Australia e Sud America».

Previsioni per i prossimi eventi milanesi?
Per il Magna Pars la gestione degli eventi è fondamentale, e mi riferisco pure a cerimonie e convegni che ospitiamo affittando i nostri spazi: un settore che ora come ora sta soffrendo più di altri le incertezze dello scenario internazionale. Le richieste cominciano ad arrivare per maggio, ma è giugno il mese su cui contiamo davvero, quando ci sarà il Salone del Mobile e la Milano Fashion Week Uomo. In merito, le prenotazioni che già abbiamo ci lasciano ben sperare. Dopodiché, se le istituzioni decidessero di allentare le restrizioni alla circolazione, le quarantene, i controlli sanitari, le cose potrebbero andar meglio. I nostri concorrenti, infatti, nelle altri capitali europee, hanno percentuali d’occupazione nettamente più alte, forse perché non subiscono tutto il rigore sanitario che abbiamo in Italia.

C’è un quadro generale che emerge, dopo tutte queste risposte fra luci ed ombre, fra il rinfrancato e il corrucciato? Diremmo di no, e proprio qui sta il problema: la mancanza di chiarezza e di prospettive colpisce il turismo di tutti i tipi, business incluso. Sembrerebbe che le donne siano più inclini a seminare qualche sorriso di sollievo, ma è un segnale che va colto e valorizzato, in mezzo a una foresta di interrogativi. E non possono essere i direttori, i camerieri, i maîtres ad avere il compito di lasciarsi incoraggiare e pensare positivo: può essere solo una responsabilità diffusa, da dividere fra tutti gli operatori economici (clienti inclusi).

Barbara Rohner del Magna pars di Milano Turismo: la Pasqua nera di Roma e Milano

Barbara Rohner del Magna pars di Milano

A Roma non sarà una Pasqua di Resurrezione

Piazza San Pietro  Turismo: la Pasqua nera di Roma e Milano

Piazza San Pietro

Per gli hotel della Capitale d’Italia non sarà una Pasqua di Resurrezione. I primi indicatori circa le prenotazioni per il periodo pasquale non fanno ben sperare e gli operatori che auspicavano una ripartenza con la stagione primaverile devono fare ancora i conti con il Covid, a cui si è aggiunto anche il conflitto russo-ucraino e le ricadute sul caro energia – gas, luce, carburante - e materie prime. Federalberghi segnala un -50% rispetto al 2019 e la paura che altre richieste di prenotazioni per aprile potranno essere annullate, mentre a Roma rimangono chiusi 250 hotel su un totale di 1500.

Un salasso che, almeno per ora, stenta a stemperarsi come spiegano a ‘Italia a Tavola’ alcuni albergatori romani.

Una situazione non incoraggiante

Fra gli albergatori c'è chi spera in un colpo dell'ultimo minuto. «La situazione non è certamente incoraggiante. Il problema non è solo il conflitto in Ucraina, ad incidere negativamente purtroppo è ancora il persistere del Covid. Nonostante questo, benché il trend delle prenotazioni stenta a decollare, manca ancora un mese scarso a Pasqua e auspichiamo almeno che gli arrivi last minute possano rappresentare almeno una boccata d’ossigeno», ha spiegato Giovanni Gulli proprietario del Bv Oly Hotel in via Santuario Regina degli Apostoli.

L'insegna del Bv oly hotel di Roma Turismo: la Pasqua nera di Roma e Milano

L'insegna del Bv oly hotel di Roma

 L'incertezza regna sovrana

A Roma ogni giorno che passa l'incertezza regna sovrana. «Il terreno in cui ci troviamo ad operare è questo: rispetto al 2019, 1/3 degli alberghi sono chiusi; gli affittacamere e b&b aperti rappresentano il 15%; a Fiumicino ci sono 1/3 dei passeggeri rispetto a tre anni fa. Quindi, ad una domanda diminuita è corrisposta – di fatto – un’offerta diminuita. Per quanto ci riguarda, se per un verso il 50%-80% delle prenotazioni per Pasqua sono in corso, dall’altro l’incertezza dovuta alle vicende attuali rischia di scoraggiare e di trasformare eventuali soggiorni in disdette. Questo è il rischio che corriamo», ha commentato Francesco Gatti, proprietario del The Building in via Montebello adiacente la stazione Termini, del The Code in via Sistina e presidente di AssoHotel Roma.

«Non solo, il lavoro organizzato dei gruppi stenta a decollare e la causa sono anche gli effetti del conflitto tra Russia e Ucraina come le rotte aeree modificate, l’aumento dei costi e dei rischi per i viaggiatori. E comunque, anche nella migliore delle ipotesi che non vi siano disdette per Pasqua, sarà un bottino magro visto i pagamenti che corrono tra rincari delle bollette e il contributo di soggiorno. Un lavoro a vuoto e non a crescere che allontana la ripartenza. Spiace riscontrare l’indifferenza delle amministrazioni locali e del Governo, che invece potrebbero stimolare la leva turistica con eventi e manifestazioni», ha concluso Francesco Gatti.

«Per il periodo pasquale su Roma almeno un 35/40% in meno rispetto al 2019 nonostante le prenotazioni comincino a vedersi, timide ma ci sono di turisti italiani in particolar modo. Bene il litorale che già riceve prenotazioni per l’estate con in testa le case vacanze. La situazione in generale tra guerra e covid non sprona gli spostamenti di massa», ha dichiarato Daniele Brocchi direttore turismo Confesercenti-Roma.

The building di Roma Turismo: la Pasqua nera di Roma e Milano

The building di Roma

Si sposta il target del turismo

La guerra in Europa però, oltre alla perdita di turisti russi e cinesi, sembra spaventare anche americani e giapponesi lasciando così inchiodato tutto il segmento cosiddetto altospendente che da una parte crea ricadute negative anche su altri settori come quello dell’abbigliamento e del lusso, dall’altra sposta una bella fetta di target – ad esempio quello delle famiglie – a scegliere soluzioni low cost in pensioni o b&b.

Resta il nodo ristori per gli alberghi da sciogliere

«Asisstiamo alla fuga dei turisti russi e asiatici – come ha sottolineato anche l’assessore capitolino al Turismo Alessandro Onorato al Corriere della Sera – mentre dal Governo aspettiamo ancora interventi di ristoro straordinario per esentare gli alberghi chiusi dal pagamento della Tari».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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