Il settore che più di tutti ha pagato la crisi da covid è il turismo. Come tanti altri settori ha dovuto bloccare tutto con il primo lockdown primaverile; poi c’è stata l’estate che ha permesso agli italiani di andare in vacanza, ma le scelte di viaggio sono state condizionate da diversi fattori (sempre legati alla pandemia) che hanno limitato le spese e quindi gli incassi per il settore.
Subito dopo l’estate, altro lockdown autunnale anche se il vero colpo di grazia è stato il Dpcm Natale che ha mantenuto chiusi gli impianti sciistici e imposto rigide restrizioni agli spostamenti. E nemmeno l’inizio 2021 è stato buono con lo sci ancora fermo e lo spostamento tra regioni vietato. Neanche da prendere in considerazione gli spostamenti internazionali (aggrappati ora ad un ipotetico passaporto vaccinale).
A tutto questo si aggiunge il mondo degli affari, sempre più virtuale e sempre meno votato all’incontro dal vivo con la cancellazione a raffica di fiere e congressi. Da marzo ad oggi le richieste d’aiuto delle strutture ricettive (ma non solo) sono arrivate a pioggia, ma poco è stato fatto a livello statale per risanare i buchi di bilancio e per sostenere strutturalmente un comparto che vale circa il 13% del Pil italiano.
Pochi aiuti rispetto alle perdite
Nel 2020, perdite da 53 miliardiLa situazione numerica dice che sono stati persi nel 2020
53 miliardi di euro (dati Isnart-Unioncamere) e solo il settore alberghiero nel 2020
ha registrato perdite per circa 18 miliardi, secondo quanto riportato da
Confindustria Alberghi, a fronte di un calo dei turisti stranieri del 70% circa e un picco negativo del -76,3% per le presenze complessive nelle grandi città a luglio, agosto e settembre 2020 (fonte Istat). Manca il “conto”
invernale che ancora deve essere presentato ma che, come detto, ci si aspetta sarà molto salato.
Gli aiuti statali da circa 20 miliardiA fronte di questa crisi,
cosa ha fatto il Governo? Nel 2020 ha stanziato
11 miliardi euro per arginare gli effetti del Covid su turismo e cultura. Circa 700 milioni di euro sono poi stati messi a budget nella legge di
Bilancio 2021 e una bozza di Recovery plan che, partita con soli 3,1 miliardi di euro dedicati ai due settori, è arrivata a 8 miliardi. Per mettere una pezza alla situazione - dopo le misure varate durante l’anno, tra cui il (discusso)
bonus vacanze, con 2,4 miliardi di euro stanziati e
voucher emessi per poco più di 800 milioni - nella legge di Bilancio compaiono circa 700 milioni di euro di aiuti al settore: 205 milioni circa è il valore dello stop alla prima rata
Imu (cui si aggiungono 425 milioni a copertura dello stop nel 2020); 200 milioni sono stati inseriti per finanziare il
credito d’imposta per la riqualificazione delle strutture. Con la manovra sono stati stanziati anche due milioni (uno all’anno) per la formazione turistica esperienziale; 5 milioni per le città portuali e 20 milioni all’anno per due anni per le Pmi creative, nelle quali sono incluse anche le strutture ricettive.
Federalberghi: Indennizzi su aprile, sbagliatoMa ancora non è abbastanza, almeno secondo
Federalberghi, che sottolinea come il settore sia stato penalizzato sul fronte ristori: «Gli indennizzi sono ancora tarati sul fatturato di aprile - fa notare il direttore generale
Alessandro Nucara in un’intervista al
Sole 24 Ore - che per il turismo è un mese di transizione: gli hotel nelle località marittime riaprono, mentre quelli di montagna chiudono dopo la stagione invernale. E nel decreto Natale non siamo menzionati. Speriamo - continua Nucara - in un decreto
Ristori 5 più perequativo, che tenga conto di spese che gli operatori del turismo devono sostenere pur avendo chiuso per mesi, come il canone Rai o la Tari, e impieghi a supporto del turismo i fondi avanzati dal bonus vacanze».
Alessandro Nucara
Sulla stessa linea
Maria Carmela Colaiacovo, vice presidente di Associazione Italiana Confindustria Alberghi: «Abbiamo davanti a noi almeno altri quattro mesi di grandissima
difficoltà poi speriamo in un inizio di ripresa che comunque non potrà che essere debole e discontinua. Attendiamo il
Decreto Ristori Cinque ricordando che il settore alberghiero non ha potuto beneficiare dei ristori di dicembre previsti per altri settori pur essendo di fatto rimasto bloccato completamente dai limiti imposti dal
lockdown. Ma oltre a ristori adeguati, ci sarà bisogno di ulteriori misure per accompagnare le aziende lungo tutto il 2021 attraverso una ripresa lenta e difficile. Non c’è dubbio che, pur in un quadro di complessiva gravissima difficoltà, il nostro settore è il più impattato dalla
crisi. Nello stesso tempo sappiamo che quando la pandemia sarà sotto controllo l’industria turistica mondiale ripartirà e tornerà a crescere. Il Paese non può permettersi di perdere un’
industria che è tra i primi in termini di contributo al Pil nazionale e che ha davanti a sé un enorme potenziale di crescita».
Maria Carmela Colaiacovo (foto: AgiproNews)
«Abbiamo bisogno - ha chiuso - di un pacchetto di misure dedicato che disegnino una strategia per la sopravvivenza ed il
rilancio del settore. Risorse per affrontare le
crisi senza rinunciare agli investimenti, credito di lungo termine, strumenti di finanza alternativa dedicati al settore, un
tax credit “rafforzato” sugli investimenti per ristrutturazioni e riqualificazioni, decontribuzione per il lavoro, riduzione del carico fiscale, riduzione dell’Iva per aumentare la competitività del Paese e nuove regole per l’intermediazione on line, oggi appannaggio esclusivo delle Ota».
Dalla manovra sostegno alle agenzie di viaggioLa manovra 2021 prevede due misure che puntano a tutelare le
agenzie di viaggio: l’estensione del credito d’imposta affitti e 100 milioni a fondo perduto. Secondo la presidente di Fiavet
Ivana Jelinic dovrebbero però essere gestiti meglio rispetto ai ristori stanziati ad agosto: «La prima erogazione - sottolinea - è avvenuta il 23 dicembre e moltissime aziende a oggi non hanno ricevuto il bonifico per problemi tecnici, mentre altre sono state escluse. Affidare i
fondi a un unico bando ha generato una grande confusione e ribellione nel comparto».
Dal Recovery 8 miliardiIn ultimo, ma non certo per ordine di importanza, il grande tema del
Recovery plan: gli aiuti nella bozza firmata dal Cdm sono saliti a 8 miliardi: di questi, 1,1 miliardi andranno a potenziare il piano strategico dei grandi attrattori turistico-culturali; un miliardo andrà al Piano nazionale
borghi e un miliardo e mezzo al miglioramento delle infrastrutture di ricettività e dei servizi turistici, mentre 500 milioni sono destinati al
turismo lento. Le associazioni lamentano - per ora - la scarsità di misure che sostengano il settore in modo specifico: «Nella bozza si parla di «Turismo e Cultura 4.0 - chiosa Nucara di Federalberghi - ma l’investimento negli operatori
culturali, sebbene sia importante, non è sempre un aiuto al turismo. Sul lungo termine - aggiunge - sarebbe opportuno assistere le imprese che hanno volontà di investire per migliorare la qualità del prodotto o del
servizio».