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Turismo a rischio default. Il 14% delle imprese è in bilico. Soffronto anche bar e ristoranti

Secondo un'indagine del Cerved 115mila imprese italiane rischiano il fallimento con 300mila lavoratori appese ad un filo. Turismo e ristorazione sono i settori più esposti; migliaia le chiusure già registrate.

 
10 febbraio 2021 | 11:54

Turismo a rischio default. Il 14% delle imprese è in bilico. Soffronto anche bar e ristoranti

Secondo un'indagine del Cerved 115mila imprese italiane rischiano il fallimento con 300mila lavoratori appese ad un filo. Turismo e ristorazione sono i settori più esposti; migliaia le chiusure già registrate.

10 febbraio 2021 | 11:54
 

La pandemia ha sconvolto i mercati colpendo buona parte delle aziende italiane, su più fronti con poche eccezioni. Secondo le stime di Cerved Rating Agency almeno 115mila sono le attività a rischio fallimento con 300mila lavoratori che rischiano il posto. Di queste la maggior parte sono legate a turismo, accoglienza e somministrazione di cibo e bevande; non certo una novità alla luce di tutto quello di cui stiamo dando conto da ormai un anno a questa parte.

Le chiusure prolungate, quelle a singhiozzo, l’incertezza, l’impossibilità di viaggiare e la poca convinzione degli italiani ad uscire per un pranzo o una cena hanno contribuito a rendere sempre più fragili bar, ristoranti e alberghi.

Si alza il rischio di fallimento - Turismo a rischio default Il 14% delle imprese è in bilico

Si alza il rischio di fallimento

Schizza in alto il rischio di default
Per dare un’idea di quanto è grave la situazione, il Cerved ha evidenziato che il rischio di default per le imprese è passato dal 4,5% di febbraio al 5,1% di fine 2020 per poi schizzare al 6% stimato per la fine di quest’anno. Il balzello che trascina verso la chiusura è addirittura del 34%; ma per turismo e ospitalità va peggio perché la percentuale di probabilità di default è del 14% nei casi peggiori con un’azienda su sette che rischia di dover chiudere definitivamente i battenti.

Il 14,4% di bar e ristoranti ha già chiuso
E il tema "rischio" è solo una delle aggravanti perchè a monte c'è ciò che è già successo. Già il bilancio 2020 è stato drammatico per le imprese italiane. Le stime dell’Ufficio studi Confcommercio sulla nati-mortalità delle imprese, sulla base dei dati Movimprese Unioncamere, parlano di un calo di oltre 300mila unità rispetto all’anno precedente. Chiuse definitivamente circa 390mila imprese del commercio a fronte di 85mila nuove aperture: il calo complessivo si attesterebbe dunque intorno a 305mila (-11,3%). Per l’80% (240mila imprese) il calo sarebbe da attribuire alla pandemia di Covid-19 e al crollo dei consumi che si è attestato al 10,8%, pari ad una perdita di 120 miliardi di euro.

Tra i settori più colpiti ci sono bar e ristoranti, con un calo del 14,4%. Quello dell’accoglienza è stato tra i primi comparti a fermarsi a causa dell’emergenza sanitaria. Lo stop del turismo straniero, il lockdown e lo smartworking hanno di fatto azzerato la clientela dei locali, che hanno iniziato a soccombere a causa delle difficoltà economiche e della mancanza di adeguate compensazioni e aiuti da parte del governo. È l'ennesimo allarme rosso per il comparto del turismo mentre si teme adesso l'ondata di chi non riaprirà a gennaio: fallimenti e disoccupati record in vista. E il Governo non ha predisposto ancora un piano di salvataggio per evitare conseguenze sociali gravissime.

Tasso di nascita e morte in negativo
Secondo l'Ufficio studi di Confcommercio, delle 240mila imprese sparite dal mercato a causa della pandemia, 225mila sono da attribuire ad un eccesso di “mortalità” e 15mila a un deficit di “natalità”. Una riduzione del tessuto produttivo che risulta particolarmente accentuata tra i servizi di mercato, che si riducono del 13,8% rispetto al 2019, mentre nel commercio rimane più contenuta, ma comunque elevata, pari all'8,3%. Tra i settori più colpiti nell'ambito del commercio troviamo abbigliamento e calzature (-17,1%), ambulanti (-11,8%) e distributori di carburante (-10,1%); nei servizi di mercato le maggiori perdite di imprese si registrano, invece, per agenzie di viaggio (-21,7%), bar e ristoranti (-14,4%) e trasporti (-14,2%). C'è poi tutta la filiera del tempo libero che, tra attività artistiche, sportive e di intrattenimento, fa registrare complessivamente un vero e proprio crollo con la sparizione di un'impresa su tre.

Vaccino e fondo chiusura tra le proposte
Che cosa si aspettano ora i mercati? Il successo della campagna vaccinale in primis, il raggiungimento dell’immunità di gregge attesa entro il terzo trimestre di quest’anno; poi una crescita del Pil del 3,5% e un rimbalzo netto dell’export atteso ai 10 punti ovvero vicino alle più recenti stime di Banca d’Italia.

Una situazione realmente da tempi di guerra e che richiede interventi urgenti per gestire con i minori danni possibili questo abbassamento delle serrande. E proprio per cercare di rallentare questo aumento, la Fipe è scesa in campo con la proposta di un “accompagnamento” di queste imprese con aiuti economici e con norme che sterilizzino alcuni degli effetti più negativi. L’idea è quella di un mega provvedimento che garantisca un futuro ad imprenditori e dipendenti che saranno obbligati a chiudere: un “Fondo chiusura delle imprese a causa Covid”, a cui collegare nuove norme sulle crisi di impresa per preservare il futuro imprenditoriale di migliaia di persone che altrimenti si ritroveranno impossibilitati ad operare a causa di un evento del tutto esterno ed imprevedibile.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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