Turismo 2024: in calo arrivi e presenze, ma la spesa cresce

Le previsioni turistiche per il 2024 mostrano scenari divergenti: mentre si stima un calo degli arrivi, la spesa turistica potrebbe crescere del 3,8%. Rilevanti le sfide di inflazione, sostenibilità e ricerca di personale

16 ottobre 2024 | 18:48

Le previsioni sul turismo per il 2024, fornite da diverse fonti, delineano scenari contrastanti. Durante l'opening ceremony del TTG Travel Experience, tenutasi a Rimini e conclusasi lo scorso 11 ottobre, la ministra del Turismo Daniela Santanché ha annunciato una crescita del 2% nel numero di turisti per il 2024 rispetto all'anno precedente. Al contrario, le stime di Demoskopika indicano una flessione degli arrivi (-2,5%) e delle presenze (-0,4%).

Turismo 2024, i dati della previsione Demoskopika

Secondo la nota previsionale “Tourism Forecast 2024” pubblicata da Demoskopika, l'Italia potrebbe registrare una flessione nei flussi turistici per l'anno prossimo. A fronte di 130,3 milioni di arrivi, si prevede un calo del 2,5% rispetto ai 133,6 milioni del 2023, mentre le presenze potrebbero attestarsi a 445,3 milioni, con una diminuzione più contenuta dello 0,4% rispetto ai 447,2 milioni dell'anno precedente. Questo declino si tradurrebbe in una riduzione di oltre 3,3 milioni di turisti, che preferirebbero non soggiornare nelle strutture ricettive italiane, sia alberghiere che extra-alberghiere.

Il calo maggiore si osserva nel turismo domestico, con circa 63 milioni di italiani che dovrebbero scegliere mete italiane, generando 208 milioni di pernottamenti, entrambi in calo rispettivamente del 4,5% e del 2,5% rispetto al 2023. D'altra parte, il turismo estero, che rappresenta il 51,8% del totale dei flussi, subirebbe una contrazione più lieve (-0,6%), con 67,5 milioni di arrivi. Curiosamente, però, le presenze straniere potrebbero aumentare dell'1,4%, raggiungendo 237,6 milioni.

Demoskopika, spesa turistica in crescita, ma l'inflazione pesa

Nonostante il calo degli arrivi e delle presenze, la spesa turistica prevista per il 2024 è stimata in oltre 127 miliardi di euro, segnando un incremento del 3,8% rispetto al 2023. Un fattore determinante in questa crescita è l'inflazione turistica, che Demoskopika stima al 4,9% per il 2024, e che potrebbe aggiungere 5,9 miliardi di euro ai costi sostenuti dai vacanzieri. Di fronte a questi dati, il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio, presidente e direttore generale di Demoskopika, ha lanciato un appello al governo Meloni, chiedendo una pianificazione più strategica e consapevole per adeguare l'offerta turistica del Paese alle trasformazioni in atto nei consumi. Rio sottolinea la necessità di contrastare la crescita dei prezzi e di evitare che il "caro-vacanze" renda l'Italia meno competitiva. Secondo il presidente, l'attuale governance del settore è troppo frammentata e richiede un coordinamento più efficace per rispondere alle nuove sfide poste dal mercato.

Prospettive turismo, Federalberghi cauta

Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, ha offerto una visione più cauta. Parlando con Pambianco a margine del TTG, ha dichiarato che il 2024 si concluderà probabilmente in linea con il 2023. Tuttavia, ha sottolineato che l'anno precedente è stato eccezionale, con un aumento sia dei turisti italiani sia di quelli stranieri, superando i livelli pre-pandemia del 2019. «Anche se quest'anno chiuderemo in pareggio - ha affermato Bocca - rimarremo comunque al di sopra dei numeri del 2019». Ha inoltre evidenziato l'impatto delle elezioni statunitensi sul turismo americano: «Gli americani stanno restando in patria. Dal 28 ottobre in poi non ci sono più prenotazioni da parte di turisti americani nelle città d'arte italiane».

Bocca ha poi discusso delle dinamiche di mercato, evidenziando come le catene internazionali e le società finanziarie continuino a puntare sull'Italia, spingendo i prezzi delle proprietà e delle gestioni alberghiere a livelli che solo i grandi gruppi stranieri possono sostenere. «È fondamentale proteggere l'italianità del nostro settore. Alitalia - ha aggiunto -, ormai, è diventata più tedesca che italiana, e dobbiamo fare in modo che proprietà e gestione degli hotel rimangano nel Paese». Tuttavia, Bocca ha suggerito che per restare competitivi, i gruppi italiani potrebbero stringere accordi commerciali con brand internazionali, poiché queste catene dispongono di una grande forza distributiva.

Demoskopika, le sfide del turismo: sostenibilità e mete alternative

Il turismo sta cambiando rapidamente, influenzato da nuovi trend come la sostenibilità, le esperienze personalizzate e la domanda di destinazioni meno note e più economiche, le cosiddette “dupe destinations”. Secondo Rio, non è più sufficiente affidarsi all'offerta turistica tradizionale: «Occorre una visione lungimirante, capace di anticipare e rispondere alle nuove aspettative dei viaggiatori». Investimenti in infrastrutture, nuove tecnologie e formazione del personale sono essenziali per mantenere alta la qualità dell'offerta, senza sacrificare l'accessibilità economica. Rio conclude sottolineando l'importanza di una governance meno frammentata e più coordinata. Solo attraverso una pianificazione ben strutturata e politiche mirate sarà possibile mantenere la competitività del turismo italiano sul mercato globale, salvaguardando la qualità e l'accessibilità delle destinazioni turistiche del Belpaese.

Futuro del turismo, la sfida del personale

Tra le sfide del futuro c'è anche la ricerca di personale. Il settore alberghiero ha finalmente registrato una ripresa nel 2023, con una media di 224.026 dipendenti impiegati, e un picco di 313.506 lavoratori nel mese di luglio. Nella sola Napoli, oltre 11.000 persone sono state impiegate, seppure con contratti a termine. «È un valore record. Il precedente picco di 210.132 lavoratori risale al 2019, l'anno prima della pandemia - afferma Bocca -. La maggioranza dei dipendenti è costituita da giovani e donne, con un contributo essenziale dei lavoratori stranieri». Il 2019, considerato un anno eccezionale per il turismo, rappresenta il punto di riferimento per la ripresa in corso.

La presenza significativa di manodopera straniera, che rappresenta il 30,8% della forza lavoro e arriva al 41% nelle regioni del Nord-Est, sottolinea l'importanza del settore turistico nell'integrazione sociale ed economica. «I dati confermano che il comparto sta andando nella direzione giusta - continua Bocca -. L'auspicio è che questa tendenza si consolidi, portando ulteriori sviluppi con il sostegno della nostra categoria». Il Trentino Alto Adige si distingue come la regione con il maggior numero di lavoratori nel settore alberghiero, con 33.440 dipendenti, seguita dalla Lombardia con 27.560. Più di un terzo dei dipendenti (36,4%) è impiegato nel Nord-Est, mentre le isole registrano la percentuale più bassa, con il 9,2%. A livello provinciale, Bolzano guida la classifica con 23.406 lavoratori nel settore alberghiero, seguita da Roma (13.366), Milano (12.739), Venezia (11.571) e Napoli (11.122).

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Alberto Lupini


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