Il tribunale blocca il servizio di Uber I tassisti italiani cantano vittoria

26 maggio 2015 | 14:39
Il giudice civile di Milano ha accolto il ricorso dei tassisti contro Uber per il servizio della società UberPop. Il ricorso cautelare urgente contro l'app di Ncc (Noleggio con conducente), e in particolare per l’attività di trasporto passeggeri esercitata da privati cittadini iscritti, era stato presentato dalle organizzazioni sindacali e le associazioni di categoria al Tribunale civile di Milano a metà dello scorso mese per «ottenere l'immediato blocco in Italia del servizio UberPop».



Questo l’epilogo di una vicenda che ha fatto discutere soprattutto lo scorso anno, quando i tassisti milanesi hanno protestato insieme ai rappresentanti sindacali contro le pratiche alternative di condivisione dell’automobile. Le organizzazioni sindacali e di categoria, locali e nazionali, dei tassisti e dei radiotaxi, assistite dai legali Marco Giustiniani, Nico Moravia, Giovanni Gigliotti e Alessandro Fabbi, avevano presentato un ricorso cautelare e urgente per chiedere l'oscuramento della app UberPop, un servizio messo a disposizione della multinazionale americana Uber che consente a chiunque abbia un'auto e una patente da almeno tre anni di “trasformarsi” in un tassista.

Secondo la categoria dei tassiti, il servizio offerto da Uber configurerebbe una «concorrenza sleale» e una «violazione della disciplina amministrativa che regola il settore taxi e il trasporto pubblico non di linea». A quanto si apprende, dunque, il giudice civile di Milano ha accolto il ricorso e si profila quindi il blocco del servizio UberPop. Il giudice della sezione specializzata imprese del Tribunale di Milano, Claudio Marangoni, ha accolto il ricorso, disponendo con un provvedimento cautelare il blocco di Uber Pop e l'inibitoria della prestazione del servizio su tutto il territorio nazionale.

Il Tribunale di Milano, oltre ad aver accertato la concorrenza sleale e inibito sul territorio nazionale l'uso dell'applicazione e del servizio degli autisti Uber, ha anche fissato una multa di 20mila per ogni giorno di ritardo a decorrere dal quindicesimo giorno successivo alla comunicazione della presente ordinanza. In più, ha condannato la società Uber al rimborso delle spese di giudizio.

La decisione arriva dopo solo un mese da quando è stato presentato il ricorso, con una rapidità a cui in Italia non siamo abituati. Pare che ad accelerare i tempi sia stata Expo e tutto ciò che comporta. Ricevere migliaia di visitatori ogni giorno ha reso inevitabile una presa di posizione immediata e inequivocabile.

Codacons: Un danno per i consumatori
Ma se da una parte i tassisti e i sindacati sono soddisfatti, dall’altra c’è chi si dimostra scettico e preoccupato per le sorti dei consumatori. Secondo il Codacons (Coordinamento delle associazioni per la difesa dell'ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori), il blocco è un danno enorme per i consumatori. «La sentenza rappresenta - secondo il Codacons - un danno enorme per gli utenti, perché limita la concorrenza e riduce le possibilità di scelta per i cittadini».

«È impensabile che un Paese moderno possa essere privato di sistemi innovativi come Uber - afferma il presidente di Cosacons, Carlo Rienzi - che rispondono ad esigenze di mercato e sfruttano le nuove possibilità introdotte dalla tecnologia. Così facendo si finisce per produrre un duplice danno al consumatore finale: da un lato una minore scelta sul fronte del servizio, dall'altro tariffe più elevate per effetto della minore concorrenza».

«Ciò che serve, semmai - prosegue Rienzi - è integrare Uber nel mercato italiano rendendolo conforme alle disposizioni vigenti, garantendo legalità e sicurezza senza danneggiare gli altri operatori. Per tale motivo rivolgiamo oggi un appello al ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, affinché studi le misure necessarie a rendere pienamente legale Uber senza limitazioni medievali alla concorrenza».

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Alberto Lupini


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