In Italia il coronavirus ha colpito duro, non solo per il numero di morti e di contagi e per la mazzata a ristorazione, turismo ed economia in generale, ma ha avviato un profondo cambiamento nell’attitudine e negli stati d’animo: gli italiani oggi hanno paura. I dati parlano chiaro.
Da una parte il 79,8% degli italiani che per le feste «chiede di non allentare le restrizioni o di inasprirle» (Censis). Dall’altra 7 italiani su 10 che dichiaravano, già a fine novembre, che non avrebbero fatto viaggi almeno fino alla fine di gennaio, ponendo termine alle aspettative di una seppure minima ripresa.
In pratica, già prima del colpo di grazia a turismo e ristorazione inferto dal nuovo dcpm, per l’88% degli italiani intervistati a novembre per l’indice di fiducia del viaggiatore italiano (calcolato mensilmente da Swg per conto di Confturismo-Confcommercio) la seconda ondata di pandemia rappresentava un “freno” a programmare vacanze.
Gli stranieri torneranno in Italia ma non nelle quantità a cui eravamo abituati in epoca pre-Covid
Nelle feste mancheranno altri 10,3 milioni di turistiOra, con i
trasferimenti tra le
regioni bloccati di fatto fino a gennaio e le feste da passare nei
comuni di
residenza, possiamo dire con certezza che mancheranno, nelle sole
strutture turistico-
ricettive tra fine di
dicembre e
gennaio, altri 10,3 milioni di
turisti – 3,9
stranieri e 6,4
italiani – che avrebbero speso non meno di 8,5 miliardi di euro.
Il 44% attenderà a partire anche finita l’emergenzaFanno ancora più temere però le
valutazioni di
prospettiva e di contesto che gli intervistati esprimono. Salgono al 44% - dal 37% che erano nella rilevazione di ottobre – coloro che
attenderanno a
partire dalla loro residenza anche quando l’emergenza sarà finita, e si riducono parallelamente di 6 punti percentuali – dal 45% al 39% - quelli che invece
desiderano concedersi una
vacanza non appena fuori dal rischio covid.
Niente montagna, gli italiani guardano all’estateLa
propensione a
viaggiare quindi è
ridotta al
minimo storico e progetti di vacanza rinviati praticamente a estate 2021: il valore dell’indicatore – sempre misurato su scala 0-100 – scende di altri 5 punti rispetto a ottobre e si attesta a 39, il peggior risultato di sempre, ben 31 punti in meno rispetto a novembre 2019.
Insomma, si spengono le luci su un settore che, con i suoi 190 miliardi di valore della produzione, gioca un ruolo del tutto strategico per l’economia nazionale.
Prova ne sia che, quando si chiede al campione di immaginare il luogo della prossima vacanza, il 44% risponde una
località di
mare, e solo il 30% menziona la montagna. Insomma, ci si proietta direttamente
all’estate saltando a piè pari l’inverno e addirittura immaginando già qualche viaggio all’estero, ma non nelle mete esotiche tipiche di questo periodo – come il Mar Rosso, i Caraibi o l’Oceano indiano – bensì quelle
dell’Europa estiva, prime fra tutte
Spagna e
Grecia.
In estate gli italiani andranno all’estero e gli stranieri non basterannoUn dato, quest’ultimo, che dovrebbe fare riflettere gli
esperti della
promozione turistica nazionale, che forse non stanno valutando appieno il rischio di trovarsi al centro di due tendenze significative nell’estate 2021: gli
italiani che
tornano a
viaggiare all’estero e gli
stranieri che, attratti dalle “sirene” della concorrenza,
tornano sì in
Italia ma non nelle quantità a cui eravamo abituati in epoca pre-Covid.
Dichiara
Luca Patanè, presidente di
Confturismo Confcommercio: «Il nostro
settore, già
prostrato, riceve l’ennesimo colpo durissimo con la chiusura agli spostamenti tra Regioni - addirittura tra Comuni nelle date clou - dettata dagli ultimi provvedimenti: sono regole che non consentono praticamente alcuna forma di turismo. Il turismo in sostanza è in
lockdown da
10 m
esi. Nel disegno di legge di Bilancio presentato al Parlamento dal Governo non trova spazio una "manovra" ampia e dedicata al settore. Ci aspettiamo interventi celeri, molti dei sostegni annunciati non sono ancora arrivati alle imprese. Serve
un'iniziativa di più ampio respiro. Anche sul
Recovery Fund si sta perdendo tempo prezioso. Non vediamo progettualità, non vediamo azioni concrete per il turismo, non si è aperto nessun tavolo di lavoro al Mibact (Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo): e dire che bastava semplicemente riproporre quello che ci aveva portati, nel 2016, a redigere il
Piano strategico. Siamo al punto di non ritorno».